CE LLINT. 449
cheto, e che tal cosa io non fussi sentito
dire, perchè molto mi nuocerebbe (i); o
che quella fidanza, eh' io avevo in Dio, do-
vessi aspettare la grazia sua , standomi che-
to: a lui dicevo , che le virtù di Dio non
hanno aver paura della malignità dell' ingiu-
stizia . Così passando pochi giorni innanzi ,
comparse a Roma il Cardinal di Ferrara ;
il quale andando a far riverenza al Papa,
il Papa lo trattenne fintanto che venne l'ora
della cena, e perchè il Papa era valentis-
simo uomo , volse avere assai agio a ragio-
nare col Cardinale di quelle francioserie , e
perchè nel pasteggiare (2) vien detto di quelle
cose, che fuora di tale atto forse non si
direbbono. Per modo che, essendo quel
gran Re Francesco in ogni cosa sua libe-
ralissimo, e il Cardinale, che sapeva be-
ne il gusto del Re , ancor egli appieno
(1) Così pensavano i veri amici del Cellini, come
ben si vede da una lettera del Caro a Luca Martini
in data dei 22. Novembre i53g. ; nella quale dice: Ben-
venuto si sta ancora in Castello; e con tutto che sollecita-
mente e con buona speranza si negozj per lui, non mi posso
assicurare affatto dell' ira e della durezza di questo vecchio
(Paolo 1I1. ). Tuttavolta il favore è grande e°l fallo non
è tanto , che di già non sia stata maggior la pena. Per
questo ne spero bene , se non gli nuoce la sua natura , che
certo è strana . E da che sta in prigione non si é mai po-
tuto contenere di dir certe sue cose , a suo modo , le quali,
secondo me , turbano la mente del Principe più col sospetto
di quel che possa fare o dire per l'avvenire , che la colpa
di quel che s'abbia fatto o detto per lo passato . Passi die-
tro a trovar modo Rassicurarlo di questo: e di quanto ss-&
gue sarete avvisato.
(2) Tutti i testi a me noti leggono passeggiare .
Beiiv. Cellini /. 29
cheto, e che tal cosa io non fussi sentito
dire, perchè molto mi nuocerebbe (i); o
che quella fidanza, eh' io avevo in Dio, do-
vessi aspettare la grazia sua , standomi che-
to: a lui dicevo , che le virtù di Dio non
hanno aver paura della malignità dell' ingiu-
stizia . Così passando pochi giorni innanzi ,
comparse a Roma il Cardinal di Ferrara ;
il quale andando a far riverenza al Papa,
il Papa lo trattenne fintanto che venne l'ora
della cena, e perchè il Papa era valentis-
simo uomo , volse avere assai agio a ragio-
nare col Cardinale di quelle francioserie , e
perchè nel pasteggiare (2) vien detto di quelle
cose, che fuora di tale atto forse non si
direbbono. Per modo che, essendo quel
gran Re Francesco in ogni cosa sua libe-
ralissimo, e il Cardinale, che sapeva be-
ne il gusto del Re , ancor egli appieno
(1) Così pensavano i veri amici del Cellini, come
ben si vede da una lettera del Caro a Luca Martini
in data dei 22. Novembre i53g. ; nella quale dice: Ben-
venuto si sta ancora in Castello; e con tutto che sollecita-
mente e con buona speranza si negozj per lui, non mi posso
assicurare affatto dell' ira e della durezza di questo vecchio
(Paolo 1I1. ). Tuttavolta il favore è grande e°l fallo non
è tanto , che di già non sia stata maggior la pena. Per
questo ne spero bene , se non gli nuoce la sua natura , che
certo è strana . E da che sta in prigione non si é mai po-
tuto contenere di dir certe sue cose , a suo modo , le quali,
secondo me , turbano la mente del Principe più col sospetto
di quel che possa fare o dire per l'avvenire , che la colpa
di quel che s'abbia fatto o detto per lo passato . Passi die-
tro a trovar modo Rassicurarlo di questo: e di quanto ss-&
gue sarete avvisato.
(2) Tutti i testi a me noti leggono passeggiare .
Beiiv. Cellini /. 29