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al Pozzo Pantaleo; ma tracce senza dubbio de'secoli dell' impero. I notissimi sepolcri
sotterranei di Yibia, di Vincenzo sacerdote del nume Sabazio e d'altri cultori di
Mitra sono adorni di pitture e d'iscrizioni del secolo terzo, se non anche del quar-
to (1). In due celle scavate nella pietra nel monte Albano, una sotto la villa Altieri,
una presso la chiesa della Stella, ho letto io medesimo iscrizioni romane del secolo
terzo dell'era nostra (2). Questi ed altri argomenti, che per brevità io taccio, dimo-
strano l'uso di cotesta foggia di sotterranei sepolcri avere in Roma ripreso vigore
nel tempo medesimo, in che i Cristiani scavavano i loro maravigliosi cemeteri. Ed
in fatti, benché il Bianchini ed il Gori abbiano affermato, che nel colombaio decervi
e deliberti di Livia i sarcofagi racchiudenti interi corpi erano de'tempi de'primi
Cesari (3), pure gli archeologi oggi sanno, che l'uso de'sarcofagi invalse massima-
mente sotto gli Antonini; e che i roghi si vennero a poco a poco spegnendo, finche
nel secolo quinto Macrobio potè dire: urendi corporei defunctoriim nsus nostro saeculo
nidlus est (4). Prima che l'uso di bruciare i cadaveri cominciasse a venir meno,
rare e poverissime, cioè senza ornato veruno e senza iscrizioni, furono le sepolture
scavate sotterra in forma simile a quella, che chiamiamo cemeteriale; erano per
lo più brevi ed anguste vie chiuse dentro le aree de'colombarii e de'monumenti.
Nella vigna Codini presso la porta di s. Sebastiano e nel tratto di via Latina in
questi ultimi anni scoperto se ne veggono gli esempi manifesti. Il grandioso ipogeo
degli Scipioni non era della foggia cemeteriale, né aveva loculi incavati nel tufa,
ma arche, e sarcofagi.

Ognuno intende, ch'egli è impossibile confondere i giganteschi sotterranei ceme-
teri della chiesa romana popolati di tombe a migliaia e ricchi d'affreschi, d'iscrizioni
e di svariati segni di cristianità con gli angusti e rozzi ipogei dei colombari con-
tenenti pochi e numerabili loculi anonimi, o con le celle isolate scavate nei fianchi
delle colline secondo il rito etrusco e semitico, o con qualche cemeteriolo di cultori
de'misteri orientali. Ciò soltanto, che è possibile, ed è avvenuto nei citati sepolcri
di Vibia e di Vincenzo, è, che gli antichi od i moderni fossori prolungando le loro
escavazioni si sieno talvolta imbattuti in alcuno di cotesti pagani ipogei aprendo
involontariamente alcuna irregolare communicazione tra essi ed i cemeteri cristiani.
Laonde si dee porre molto studio nell' indagare e segnare tutt' attorno i limiti di
ciascun cemetero, e lungo que'limiti cercare se vi sono contigui ipogei pagani, e
notare come sono separati dalla necropoli cristiana. Imperocché gli antichi fossori
con ogni diligenza attesero e ad evitare quegli incontri, ed imbattutisi in essi a chiu-
dere l'indebita communicazione coi sepolcri profani (5). Le piante accuratissime
dei cemeteri, coi loro rapporti verso i circostanti e verso i sovrastanti monumenti,
proveranno l'esattezza di questa verità. Intorno alla quale posso dopo undici anni
ripetere le parole medesime, che scrissi nel 1853 (6), che cioè d'incontri de'ce-

(1) V. Garrucci, Les mystéres du syncrétisme Phrygien Paris 1855.

(2) V. Giorni, Storia d'Albano p. 91, 110, 111.

(3) Bianchini, Sepolcro de'servi dei liberti di Livia p. 14; Gori, Columb. serv. et libert. Liviae p. 41.

(4) Saturn. VII, 7: cf. Gotofred. ad Cod. Theod. IX, 17, 6; Fabretti, Inscr. domesl. p. 18; Morisani, Inter. Rheginae p. 431 e segg;
Cochet, La Xormandie souterraine p. 107.

(5) V. Marchi, Monum. primitivi p. 5.

(6) V. Bull. dell'Ut. 1853 p. 92.
 
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