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dentro la cripta e quivi a colpi di sassi finita (1). La prima di queste notizie non è
conforme al racconto del libro pontificale, e forse è un equivoco con Sisto II. Ma
egli è indubitato, che tutte le memorie e le tradizioni de'fedeli perseguitati nei ce-
meteri medesimi e nelle arenarie ci richiamano alla seconda metà del secolo III;
quando la storia più autentica ci insegna, che veramente il possesso dei cemeteri fu
più volte disturbato e il loro uso ai fedeli vietato. Laonde questa è certamente l'epoca,,
nella quale dovettero i Cristiani studiare di aprirsi qualche adito sicuro ed oc-
culto pel caso di nuove persecuzioni, e all' avvicinarsi della tempesta dovettero
ostruire alcuni ambulacri, forse chiudere alcune scale, e provvedere alla invio-
labilità de' sepolcri de' martiri , e per quanto era possibile all' asilo de' viventi.
Dico all' asilo ; imperocché i sotterranei cemeteri certamente non furono stanza
abituale de' fedeli perseguitati ; che il vivere a lungo in quegli ipogei parmi
fisicamente impossibile. Ma dalle abitazioni poste nei poderi e negli orti dei Cri-
stiani bene poterono talvolta i fuggiaschi scendere sotterra e intanarsi dentro le
cripte. Ciò poterono fare in ogni tempo ; e forse più quando meno i ceme-
teri erano dai pagani osservati. Ma di Cajo, pontefice dal 283 al 296, espres-
samente si legge, che fugiens persecutionem Diocletianì in cryptis habitavit (2). Ve-
ramente nel pontificato di lui la grande persecuzione di Diocleziano non era
ancor cominciata : ma se l'esattezza della notizia può essere messa in dubbio ri-
spetto alla data, è però certo, che una tradizione rimaneva di alcun pontefice nasco-
sto dentro le cripte medesime circa i tempi di Diocleziano. Tutto adunque cospira a
persuadermi, che la seconda metà del secolo III dee essere l'epoca, nella quale
cadono alcuni periodi di nascondimento e delle maggiori cautele adoperate nei sot-
terranei cemeteri; e che a quell' epoca debbono spettare i caratteri fino ad ora cre-
duti proprii e normali di tutti i lavori fatti durante i tre primi secoli e innanzi alla
pace data alla chiesa da Costantino.

Da Gallieno a Diocleziano non trovo menzione di nuovi editti contro i cri-
stiani , eccetto quelli di Aureliano promulgati poco prima della sua morte, dei
quali non conosciamo il tenore. Gli editti di questo principe contro la chiesa,
dopo eh' egli medesimo l'aveva legalmente riconosciuta con giudicato più esplicito
di quello d'Alessandro Severo, e n'aveva sanzionato i possessi (3), mostrano
quanto precario, infido e pericoloso per l'inviolabilità de' cemeteri era quel legale
riconoscimento. Laonde mi confermo nel pensiero, che in questi tempi i fedeli nei
loro monumenti debbono essere stati più guardinghi e sospettosi, che pel passato.
Ciò nondimeno negli ultimi anni del secolo III la pace, che durava da più lustri,
e il favore di Diocleziano verso i cultori dell'evangelo, come dettero loro fiducia
di demolire le vecchie chiese e di rifabbricarle più ampie (4), così debbono averli
costretti ad ampliare assai i cemeteri ; e ciò forse fu fatto senza timori e senza so-
verchie cautele. Certo è, che il cubicolo doppio ordinato appunto in quegli anni
nel cemetero di Callisto da Severo diacono di papa Marcellino era illuminato da un

(1) V. Mazzocchi, Kal. ìVeap. T. II p. 493. Ivi in luogo di liminare cryptae =i dee leggere luminare, vedi Bosio, B. S. p. 116.

(2) Lib. pont. in Cajo §. II.

(3) V. sopra pag. 104.

(4) Euseb. flirt. eccJ. Vili, 1.
 
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