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— 275 —

Quest' esame m' ha persuaso, che le cripte di Lucina sono assai più antiche del
sepolcro di s. Cornelio, cioè assai più antiche del mezzo secolo terzo. A quanto
alta età ne risalgano le origini, mi studierò d'indagarlo interrogandone e classi-
ficandone i monumenti. I quali in breve area racchiusi tanto sono varii e nume-
rosi, di pregio sì raro, tanto ricchi di istoriche memorie, che, a mio giudizio, per
alcuni rispetti vincono in valore perfino quelli delle cripte papali ad s. Xystum
e ad s. Caeciliam. Ne comincierò lo studio ed il commento dal sepolcro medesimo
di s. Cornelio, che è la chiave storica dell'ipogeo e la sua più famosa memoria.

Dove fosse il sepolcro del pontefice e martire s. Cornelio, che morì sotto Vo-
lusiano e Gallo imperatori nell'anno 252 dell'era nostra (1), già i topografi sopra
allegati ce lo hanno esattamente indicato. Esso era in una cripta, più che quella
di s. Eusebio lontana da s. Sisto e da s. Cecilia. Era però dentro il cemetero di
Callisto : l'epitomatore del libro de locis sanctis martyrwn, che non suole dare sif-
fatte notizie, in questo caso fuor del suo costume scrive così : in coemeterio Callisti
Cornelius et Cypriamis in ecclesia dormiunt. Quale sia il valore delle parole in ec-
clesia , e com'esse non contradicano agli altri testimoni, che pongono il sepolcro
di s. Cornelio sotterra in una cripta, già è stato da me dichiarato. E lo ha di-
chiarato anche l'antico postillatore di quel libro, che quivi ha aggiunto le se-
guenti parole: et in altera spelunca sanctus Calocerus diaconus, dalle quali inten-
diamo , che le voci in ecclesia ed in spelunca sono qui poco men che sinonime.
Alla testimonianza del libro citato fanno bellissimo e luminoso commento i più
vetusti martirologii e libri liturgici della chiesa romana ; e m'accingo a dimostrarlo.

Il feriale antichissimo (v. pag. 116) tace di s. Cornelio; ma è chiaro, che
l'ommissione viene da difetto del codice non dal primo scrittore. Tutti i romani
pontefici da Ponziano a Giulio sono in quel catalogo diligentemente ed ai debiti
luoghi ricordati, tranne il solo Cornelio. Nel dì della sua festa ivi si legge : Cy-
priani Africae, Romae celebratur in Calisti. Alcuni hanno opinato, che la voce ce-
lebratur sia corrotta, e che dapprima in luogo di essa fosse scritto Corneli, cioè:
Cypriani Africae, Romae Corneli in Calisti. Ma poiché nei più antichi libri litur-
gici romani Cipriano e Cornelio hanno una messa commune, e vedremo, che il
natale d'ambedue si celebrava in Calisti, temo che sia troppo ardire il cancellare
le parole Cypriani Romae celebratur in Calisti, mentre questa notizia troviamo es-
sere vera. Sarà piutosto da supplire quello, che ivi manca per difetto del codice :
Corneli in Calisti; Cypriani Africae, Romae celebratur in Calisti. Ma qualunque sia
il valore di questa restituzione, è però certo, che il natale di s. Cornelio era ce-
lebrato nel cemetero di Callisto, insieme a quello di s. Cipriano vescovo di Car-
tagine. Adone coi seguaci suoi al dì 14 settembre segna: Romae vìe Appia in coe-
meterio Callisti natale s. Cornelii episcopi. Le quali parole Adone tolse da un do-
cumento autorevolissimo; dal martirologio cioè chiamato geronimiano, come il
confronto de' varii codici di esso m'insegna. Stabilito, che veramente la memoria di
s. Cornelio era venerata nel cemetero di Callisto, rimane a provare, che insieme
ad essa era festeggiata quella di s. Cipriano. Il documento chiaro e lampante è nel
codice liturgico dell' età di s. Leone il grande : ivi la messa e tutte le preci li-
turgiche sono communi ai santi Cornelio e Cipriano (2). Che se ivi è perita o è
stata negligentemente taciuta l'indicazione, che quella solennità si celebrava nel
cemetero di Callisto, suppliscono a questo difetto altri codici liturgici romani. Ne'
quali il Tornasi ha letto: natale ss. Cornelii et Cypriani via Appia in Callisti (3).

Ciò posto chi non intende, che le parole del libro citato in coemeterio Callisti
Cornelius et Cyprianus in ecclesia dormiunt sono un errore , al quale è stato ca-
li) V. Ada Sanctor. Sept. J. IV p. 177.

(2) V. t. Leonis, Opp. edit. BalUrin. T. Il p. 96.

(3) Tbomasi, Opp. T. II p. 512.
 
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