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cisamente al livello del piano più profondo del cenietero non lungi dalla cripta di
s. Cornelio; ed un ampio pozzo creato per estrarre la pozzolana da quest' are-
naria traversa il cubicolo F della regione ad sanctum Cornelium (vedi in line
del tomo pag. 67). Dal taglio di questo pozzo cominciò la scoperta e la de-
vastazione della regione rimasta inaccesISt agli indagatori de'nostri cemeteri. E
parmi chiaro, che indi venne in luce la lapiduccia del loculo comprato da
Serpenzio ad sanctum Cornelium. Questa lapiduccia non fu tratta fuori delle cata-
combe per opera deJ nostri fossori ; imperocché il Fea commissario delle profane
antichità non aveva sopra di essi giurisdizione, e nelle carte di lui non ho trovato
copie d'iscrizioni provenienti dai loro lavori. Il Fea la vide probabilmente nella
vigna allora Amendola, tra i marmi scavati dal proprietario del suolo e dell' are-
naria, come io nel 1849 vidi in quella vigna medesima il frammento dell' iscri-
zione del martire Cornelio.

Ma i nostri fossori non tardarono a prender possesso del sotterraneo scoperto
col taglio di quel pozzo. Ancora vivono alcuni di quelli, che ivi hanno lavorato;
e il loro lavoro è stato assai felicemente riconosciuto dal mio fratello, che ne ragiona
a pag. 68, 69 del suo testo. L'accesso a questa parte del cemetero di Callisto fu allora
creato nel punto 30; e per lastricare alla meglio i gradini furono cercate grosse
lastre di marmo frugando tra le macerie della cripta medesima di s. Cornelio.
Così ne fu tratta fuori quella parte del titolo primitivo; che serbava le lettere
NELIVS MARTYR. Né io affermo questo per congettura. Il vecchio capo d' una
squadra di fossori Giovanni Zinobili, il cui nome è più volte ricordato nelle pa-
gine del P. Marchi, mi narrò ch'egli disfece quella scala, quando era divenuta
inutile, perchè il sotterraneo era stato posto in communicazione col cemetero di
Callisto ; e che disfattala lasciò giacenti quasi a fior di terra i marmi serviti a
farne i gradini e tra essi quello del titolo di s. Cornelio. Il Molinari proprietario della
vigna li raccolse poi e li ammonticchiò presso il suo casale , dove io li vidi
nel 1849. E che questa narrazione sia verissima, e que' marmi sieno stati tolti
dalla cripta medesima di s. Cornelio due fatti pienamente lo comprovano. Insie-
me al frammento NELIVS MARTYR io vidi anche il quarto pezzo dell'iscrizione
opistografa delineata nella tavola XXIV. Alcuni frammenti di queir iscrizione
sono stati rinvenuti sotto i miei occhi tra le macerie della cripta di s. Corne-
lio. Inoltre sperando io rinvenire nel sito della scala disfatta dal Zinobili qual-
che altro frammento abbandonato dal Molinari, feci ivi cercare e non in vano.
Ivi giaceva un frammento dell' iscrizione di OLYMPIAS anch' essa opistografa
( tav. XIX, 1, 2), il cui principio trovai tuttora affisso al suo loculo nella cripta
di s. Cornelio. Non potevo trovare documento più certo dell'essere stati riuniti in
quel sito marmi estratti dalla cripta predetta. Così ho chiaramente conosciuto
quando, come e donde il frammento NELIVS MARTYR venne fuori dal sotterraneo;
punto di non mediocre importanza , e che molto pungeva la mia curiosità. Da
questo frammento comincia la storia della scoperta del sepolcro di s. Cornelio,
eh' è stato l'argomento del secondo libro. Viene ora, che io tratti di tutto l'ipogeo
di Lucina juxta coemeterium Callisti , ove il libro pontificale ci dice essere stato
quel sepolcro.

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