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Le pitture antiche d'Ercolano e contorni (Band 3) — Neapel, 1762 [Cicognara, 2645-4]

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https://doi.org/10.11588/diglit.3734#0072
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Ili

II

52 T A V O L A X.

coverto il capo da una cuffia di color giallo ^, ed è ve-
fìita di bianco^ \ {ottenendo colhjimjìra mano umjpa-
da (ó) chiufa nel fodero M, e alzando colla defira al pari
del petto reflremità della gialla Jòpravvefte W , mentre ri-
volge

e che j'incontrano sulle medaglie , rapprefentino i cen-
nati due attributi della divina provvidenza . Si ve-
da anche V Aver ani nella citata difiertaz. e 'l Rodi-
gino lib. VI. 41. Efiodo anche ri cono/ce due Nemefi,
la prima compagna dell'onefta Vergogna, 0 Jìa del Pu-
dore , che impedifce colla fua prefenza il peccare : la,
feconda fdegnofa , feroce , e inefor abile, che punifce ì de-
litti commefji ; e quefla è detta dal poeta Qsoy. v. 223,
Tl/ifiiz Omtolai ppOTÓÌai, danno ai mortali : ed ofjerva
il Clerc. , che quefla potrebbe chiamarfì òlyrng ccyysTiog,
e che, allora quando la prima Nemefi lafciò gli uomi-
ni , refò la feconda in terra a punirne i delitti . Efio«
do infatti ipy. 200. defcrivendo il fecolo di ferro di~
Ce , che in quell' età piena di Jceleraggini, il Pudore,
e la Ne-melì lanciarono gli uomini, e ritornarono al
Cielo.

A'Oavdruy /jìstcc Qua' i'rov , jrpo/WjroV di/dpnjnHg

At'Sàg , V.OLÌ NéfASGie.
Euflazio così definifce il Pudore , e la Nemefi : AlSùg
ij Sid Tiìv Us'uew yivopf/n èmsgoQi) , Nsfisatg Ss v\
[ity^ig sk ii'jog , oj ai'Szfisdcc, ytvousv/i : La vergo-
gna ( cioè il pudore virtwfo ( è [' attenzione die na-
fce per la Nemefi ; e la Nemefi è la dilapprovazio-
ne di alcuno , di cui noi abbiamo riverenza: Ovi-
dio Faft. I. 251. defcrivendo l'età dell'oro dice:

Proque metu populos fine vi pudor ipfe regebat.
Si diffe dunque, che il noflro pittore con bella fantafia
ave a forfè qui voluto efpnmere in una fola figura l'urta f
e l'altra Nemefi, 0 per dir meglio V orror della colpa,
e 'l timor del cafligo : pudorem, e metum di Ovidio,
che corrifpondono alla prima, e alla feconda Nemefi di
Efiodo . Per altro V atto di tirare il velo, e di rivol-
ger la tefìa dalla parte oppojla fpiega affli bene il pri-
mo , eh'è l'orror del male: e la fpada nel fodero di-
nota apertamente il fecondo , eh'è la minaccia della pe-
na: come fi anderà dichiarando nelle note feguenti.

(4) La tejla coverta può dinotare la profondità de'
Configli di Dio , e V imperfcrutabilità de' fegreti della
Provvidenza divina . In fatti Jlmmia.no Marcellino
tfb. T4- così deferive Nemefi : Ultrix facinorum im-
piorum , bonorumque praemiatrix.... traditur ex
abdita quadam aeternitate omnia defpe&are. E in
una medaglia de' Samii prejfo il Buonarroti Med. p-
309. fi vede Nemefi colla tejla velata ; dove il dotto
efpqfitore fpiega ejferfi ciò fatto per fignificare , come
dice Dante ( parlando della Fortuna , miniftra del Fa-
to , e che anche con Nemefi fi fcambia ) Inf. C. VII.
. . , lo giudizio di cofìei,
Che fta occulto, come in erba l'angue-
Può anche dirfi , che ciò convenga alla prima Nemefi,
per fignif carne il pudore ; come è noto , che per tal
cagione le fife fi covrivano la tejla con un velo.
La fatua fteffa del Pudore deferii t a da? anfani a III.
20. ave» la tejla tutta fjverta.

(5) Efiodo E'py. y. 198. defcrivendo il Pudore ,
e la Nemefi , che fi ritirano in Cielo, le deferive co-
verte il bel corpo di bianche vefti;

Aeuxoìw (papescai xocàu^oiAs'm ^póa xaTiòv.

(6) Si oppofe qui, che la Nemefi non fi vede mai
colla fpada ; ma fempre colla ruota a piedi , e con
una frombola nelle mani ; 0 anche con un cubito ( 0
mifura ) in una mano , e colla briglia nell' altra: co-
me è deferitta nell'Ani. IV. 12. Ep. 72.

H' NèfASGtg npotéysi t$ nriysi , tuts yctTavq
Mi) d[x£Tpov ti noisiv, [KtrT d'yd?rm Ksysiv.
Nemefi avverte colla mifura , e col freno di non
far cofa alcuna fuor di mifura , ne di parlar fenza
freno . Sì u^^ì^nje ancora , che a Nemefi fi danno le
ali; e alla figura qui dipinta ne ali, ne frombolale
altro de' fopracennati fegni fi vedono aggiunti. Ma fi
rifpofe primieramente, che le ali, come dice Paufania,
I. 33. furono date a Nemefi dagli Smimefi , per dino-
tare , che il nume nemico del fajlo appartiene partico-
larmente agli ammti , e vendica i difprezzi , che fi
foffronj dal bel fefifo, come efprej'amente dice anche Ca-
tullo : del reflo foggimge lo fteffo Paufania , che fuor
della Nemefi dì Smirna nejjùrì altra Nemefi aveA
V ali . Per quel che riguarda la ruota , quejlo firn-
lolo fi aggiunge a Nemefi per la fimilitudine che
ha colla Fortuna , e per dinotare le vicende delle
cofe umane : fi veda V A.veranì , e 'l Buonarroti
ne' citati luog. All' incontro Platone nel Fedro con-
fonde l' Adrafiea 0 la Nemefi col Fato, e la chiama
la legge immutabile, e neceffaria, ed eterna: onde ben
può dirfi , che il pittore avendo voluto efprimere la
figlia della Giuflizia, 0 fia la legge eterna, ed immu-
tabile, con ragione le abbia tolto il Jìmbolo della inco-
flanza . Per g li altri dipintivi fi dijfe , che non fono
ejjì coflanti ; incontrando/i talvolta con un femplice ra-
mo , 0 con una verga , 0 baroncino in mano : e che in
vece di quefa fi fia fervi to il pittore della fpada, la
quale , affai bene conviene a Nemefi figlia della Giu-
Jlizia : di cui così Efchilo Choeph. v. 948. Wiys Ss
\xaya.lpx.g sr/jwfiog Atòg Y.ovpx • ùi'hco/ Ss viv itpoaayo-
psùo[j.tv: Prefe la fpada la vera figlia di Giove, che
noi chiamiamo Giuflizia. Sì veda Spanemio a'Cefari
di Giuliano Pr. p. 29. L'effer poi nel fodero fpiegt»
non V atto del cafligo , ma la minaccia: così fi vede la
Nemefi sulle medaglie colla frombola baffa, e ciondo-
lone per dimoftrare d'aver fermato il corfo al cafli-
go , come ofjerva il Buonarroti 1. e. p. 224.

(7) Si vede una fintile fpada col fodero della fieffa
forma nella Tavola XIII. del I. Tomo , dove fi veda
la nota (4) e (5) . Il Begero Th. Br. p. 63. dando,
ragione del perchè i DIofcuri fi vedono co' parazonii,
0 piccole fpide in mani , fimili alla qui dipinta , di"
morirà, che gli Spartani ufavani tali fpade.

(8) Così appunto f tome qui è dipinta , fi vede in

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