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Le pitture antiche d'Ercolano e contorni (Band 6): Statue — Neapel, 1771 [Cicognara, 2645-7]

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https://doi.org/10.11588/diglit.3710#0406
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S9o TAVOLA XCVI.

tetta di ariete W ; e con una coda al di dietro formata

da

fjatride y. chiama Mercurio ròv xzxóteTio» ts u'gsTl-
yssdrd Hiòg, hxì ròv aa&youxvZna, ènì TOÌg [KOi-yi-
x.o~g , cattivo fervkore dell'impudentiliimo Giove,
portato anche lui furiofamente agli adulterii : dove
nota il Gefnero » cbe q-ù fi allude a quel che dice
Omero (Od 9. 335. e fegg. ) dì Mercurio, che deside-
rava di trovarfi con Venere anche a vifla di tuttiglì
dei : e fi allude anche all' impiego di mezzano degli
amorofi intrighi di Giove , come è defcritto grazìofa-
mente dallofiejjd Luciano Deor. D. XXIV.

(3) Semhran frondi di fico, che converrebbero pro-
fri amente a Bacco , come un fimbolo della generazione
( Plutarco de If. ed Of. p. 365. ) , e così anche la
tenia: e Mercurio conveniva talntnte con Bacco, che
Orfeo ( H. in Mercur. Terr. v. 3. ) lo chiama ì$[jji
fìxyjys Mercurio Bacco , e lo dice fig'io dì Bacco , e
dj Venere: come offerva il Begero ( Th. Br. To. 3.
p. 448. (fpiegindo una lucerna cinta di pampani,
in cui fi vede Mercurio coli' ariete, e col gallo.

(4) lZix.7; ( e avm, aux&){JLtx, aùmaig ) da i Gre-
ci , ficus dai Latini , e fico da i Tofcani, chiamali
un' efcrefcenza di carne fimile al fico , che fuol nafce-
re nelle palpebre, mei capo , e nella barbo , nelle farti
pudende , e del federe , 0 in altri luoghi del corpo ,
ove fieno peli : Ippocrate ( III. Epici. 78. p. 725. ) Pao-
lo Egineta (Ili. 3. ; Aezio( VII. 45. ) c*!f° ( VI S-)*al~
tri medici prejfo Foefio ( Oecon. Hipp. v.ffExct , e uu-
yccoig ) e prejò Mercuriale ( de Excrena.I. n.p: 32. )
oltre i Grammatici , i quali dijlinguono tra auKOii ,
proprio delle palpebre ( come dice lo Scoliate di Ari-
stofane Kan. 1278. ed Eficbio in aum);e guy.Ti , pro-
prio del federe ( Polluce IV. 203. benché comunemente
fi confondano : Polluce IV. 200. e Salda in auxx , e
CiyAjJW'X ; perchè così ancht fi chiamano quelle , che dai
Latini fon dette marifcae ( Giovenale II. 13.) anche
forte di fichi così chiamate d,\ Catone c. 8. Columel-
la X. 415. Plinio XV. 18. dove Arduino con Giam-
iattijla Pio offerva , che dogi' Italiani le marilcae
fon dette fichi lardar! . Quindi anche prejò i Greci
GWida.Qò'pGs, e (jiy^TrpmroQ ( Eficbio, e Suida ) ; e
vÙMt^lv , e GiKoQanel» ( fpiegato dall' Etimologico,
da Suida , e da Eficbio, wityiv e'pojTtmg, accendere,
f"lleticare, 0 anche dar martello, 0 gelofia:y£ veda
Stefano nel Teforo III. p. 1124. e fegg. in avM.fi t
ÙVKOV , GUHUfiOt , e OVHOOig ) ; e lo fcherzo nell'An-
to}. IV. 12. 93. sull'equivoco della parola 'iT/zg, che
dinota egualmente il fico, e il ledere . E quindi an-
tbe gii fcherzi di Marziali l. 66.

Dicemus ficus » quas fcimus ab arbore uafci ;
Dicemus ficos, Caeciliane, tuos :
« XII. 33.

Ut pueros emeret Labienus, vendidit hortost
Nil nifi ficetum nunc Labienus habct,
Si veda anche IV. 52. VII. 70. e XIV. 86.

Stragula fuccinéti , Venator , lume veredi ;
Nani foiet a nudo furgere ficus equo:
/olendo venir quello $hale anche dal foverchio Jlrofina-
mento delle parti : onde nella Priapea Carm. 49.

Ficcfijìma me puella iudit,
che altrove Carm. 63. chiamafi prurigìnofa . Sì veda
Becbart Hieroz. P. II. 6. p. 827. # Voffio Etym. fa

Ficus . E* noto poi , che a Mercurio fi offerivano ì
,primi fichi , e quefli era permeffn ad ognuno di pren-
derli : onde il proverbio , aSxov è($ spfxfi , il fico l'o-
pra Mercurio , per dire una cofa efpofla all'ufo di
tutti ; e quindi anche la caricatura del noflro Mercu-
rio ficofo .

(5) Ecco uri altra caricatura del noflro Mercurio,
Era a lui facro il montone, perchè , come nota Pau-
fania II. 3. cuflodifce quefto dio , e accrefce le pe-
core , fecondo Omero I!. £. 490. e fecondo Efio-
do 0. 444. che unifce Ecate con Mercurio alla cura
del gregge : onde fi vede poflo per unico diflintivt
vicino a Mercurio il montone prejfo Paufinia \. c.
e altrove fi vede egli col montone fiotto il bracci»
prejfo lo fleffo P anfani a V. 27. e IX. 22. sulle fpalle.
Così anche nel fregio della Tav. XXVI. del IV. To-
mo delie noftre Pitture, vi è il carro colle infegne di
Mercurio tirato degli arieti, e il fimile fi vede ne' Me-
daglioni del Buonarroti in un avorio p. 1. e fpiegitopoi
nel bronzo p. 41. e negli altri accennati p. 28. L'altra
ragione di ejfer fiero a Mercuria queflo animale In
ricava Paufania II. 2. dall' arcano racconto dei mifle-
ri della gran Madre intorno a Mercurio , e al monto-
ne : dove il Kubnio fofpetta aver ciò rapporto all'ar-
calo de' mifleri Eleix^nlì , ne' quali s'infognava > eh»
Giove avendo per forpnfiì violata la madre, le gettò
poi in fieno per placarla , i tglicoli di un ariete : Cle-
mente Alefifxndrino ir poi. p. ii. e Armbio V. 21.
E certamente a quel che dice Paufania , allude il
marmo prejò Buonarroti Med. p. 375. dove fi ved$
Ati cavalcare u*> «ritto All' incontro è noto quanto
queflo animale fi a falace , come lo chiama Uvidio
Faftor. IV. 771. e del quale è notabile , che efercita
la fua libidine prima colle pecore più vecchie, e poi
colle ugnelle, come nota Plinio VIII. 47. dopo Arino-
tele H. A. V. 13. 0 T)idimo Geop. XVIII. 3. poiché
oltre ad effere l'ecceffo della lujfuria il non diflingue-
re nè feffo, nè età, nè fatiezza ( Orazio I. Sat. II.
116. Antologia IV. 12. 95.); è toccato da Marzia-
le IV. 5. e altrove , il traffico folito a farfi di quefln
mtreanzia colle vecchie : e nella Priap. Carm- 03.
farlandofi di una vecchia libìdinofa :

Quid fi nunc voget , ut pueìla fiat %
Si nummos tamen haec habet, puella eft.
iSV vede anche a queflo propofito il graziofo Epigram-
ma Ant. VII. 124. di una Madre , che avendo colta
la fglìa in letto coli' amante, altro non di fife, fe noa
ipfirjg ytoivòg , Mercurio è comune , come folea dirfi
nel chieder la parte dì una cofa ritrovata a cafo. A
tutto ciò , che riguarda il rapporto dell' ariete con-
Mercurio , e V ofeenita dell'uno* e dell' altro; fi ag-
giunge V altra caricatura prefa dalla fimilitudine de-
l'ariete colla machina militare dello fleffo nome , e di
quejìa colla parte virile. L'ariete, come è noto, era
una macchina militare per urtare, e romper le mura,
compofla da un gran trave con una tejla di ferro a
modo di ariete, che 0 portavafi a mano , 0 era fofpe-
fa da due altri travi, che formavano , come due gam-
be ( Vitruvio X. 19. Giufeppe Ebreo III. 9. Végezia
IV. 14. Gelilo I. 13. Properzio IV- 10. 33. Servio
Aen. IX. 505. e altri prejfo Lfipfio Voi. III. 1.): in-
ventata
 
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