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Le pitture antiche d'Ercolano e contorni (Band 7) — Neapel, 1779 [Cicognara, 2645-8]

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https://doi.org/10.11588/diglit.9170#0046
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TAVOLA VI.

che voglia colfaltra mano feltrarla alla violenza di Mar-
te i il di cui parazonio intanto è portato da un altro
Amorino ^ sulla fpalla, quafi in trionfo (8).

(6) Par che il pittore alila così graziosamente
Doluto e fariniere quella finta mo defila , e ripugnanza,
così /piegata da Ovidio ( I. Amor. El. V. 15. ).
Quumque ita pugnaret, tamquam quae vincere nollet:
e altrove ( Art. I. 666. ).

Pugnando vinci fe tamen Illa volet:
Vim lìcet appelles, grata eft vis ifta puellis:
i poco dopo ( i. C 6y$. ).

Quod juvat • invitae faepe dedifle volunt :
0 anche per dinotare quella ripulfa, che più innamo-
ra , e quel ritardo , cbe più inveglia : Ovidio ( Art.
III. 473. ) . . . mora femper amaotes Incitat : e al-
trove ( 1. c. 752. )

Grata mvr* *£l Veneri, maxima Jena mora eft.

(7) Due amori fon dati a Venere da Bfiodo ( Qsoy.
zoo. ) , e da Ovidio ( Faft. IV. 1. ) è detta gemi-
norum mater amorum . Si vedano ivi i Comenta-
tori.

(8) Uonno ( XXXIV. 331. ) parlando della for-
za di Amore , che indebolifce i più valor ofi, dice ;

Ku7rpi$og iscciASWQ &yi?d)vsTCii aypiOQ K'pyjg :
La prefenza di Venere ha tal forza,
Che il fiero Marte effemmina, e avvilifce.
Si veda anche Lucrezio I. 34- e fegg- e fi vedano le
note 22. e 23. della Tav. 29. del I. To. Pitt. dove
anche fi parla della Venere vincitrice, e fi dà ragio-
ne del perchè le donne fon portate molto ad amare

i militari.

■ Pjppi

yi>f<*z.-z,o J?o*uc

TAVOLA VII.
 
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