42 TAVOLA IX.
Diceafi, anche pfìtfere un vafo grande , de non avea vafa minifterii, e affolutamenfe minifterium , onde
il fondo piano, tna fi Jìtuava /opra una bafe in mez- anche i fervi Minifteriani, che erano addetti ad ap-
zo della favola, d'onde ognuno de' convitati fovea per parecchiarli , e fervir la tavola con quei vafi. Ed è
. mezzo dì alcuni tubi , o canaletti , eh' erano fituati rimarchevole ancora al nojlro propqfito quel che egli ofi
ìntorno al pfittere , donde [correa il vino ( Polluce ferva , che neìl' abaco , o delfica , o fìa ripofto , o
VI. 99- e X. 74. , dove l'Emfierufio ). Nella Ifcri- tavola di credenza, vi erano delle fofìette, 0 ìocula-
zione Sigea ( Muratori Infc. To. IV. p. 2114. ) menti, ne* quali fi ficcavano i vafi per tenerli fermi
ivi il Chishull ). E ficcome quejla bafe, che reggeva ( 0 fodero) de* vafi da bere .Anche Plutarco ( Symp.
sì fatti vafi, è detta qui ém'sttTO» , da Paufania IL io. ) trattando la queflione, fe foffe più, lodevole
(X. 26. ) è chiamato ìmùsdTTiQ, e da Polluce (X. 79. il coflume ufato allora di dare a ciafeuno la fua por-
ove il funge rm anno ) vitó^onov. Da "Erodoto (I.26.) zione delle vivande, 0 l'antico di porre in mezzo il
poi è detto ùitQxqoLr/iqihov , ficcome fieli' antica fpie- piatto comune a tutti ; riguardo al bere dice , che
gazione della fieffa Ifcrizioné Sigea V'in-isoliw è tra* metteafi nel mezzo della tavola il cratere , come
dotto per Ù7roxpyirjptoy. Ateneo ( V. p. 210. ) offerva, una fonte perenne della, comune amicizia; e vitupe-
rile sì fatta lafe diceafi comunemente syy^KT}, e da- ra li conviti di Omero , dove a ciafeuno fi mette
gli Alejfandrini dyyoQ"f<x'/} ; e la deferive così, rpl- avanti la fua porzione del cibo, e del fuo bere. Infaf-
ywóg tei, xoLid {jLÉaoy xoi70) , SéyscQa.i $uM[j.svy] sv- ti , che V ufo antichiffimo foffe di bere tutti delloftef-
iiU^mv XSpdfJ.ioy ' è triangolare, concava nel mez- fo cratere in fegno della comunione , fi può anche ri-
vo , atta a ricevere il vafo di creta , che vi levare da quello, che praticò Demofonte con Orefte,
fi ficca fopra . Dal greco enciteca da' Latini fu il quale dopo uccifa la madre , e non ancora efpiato,
detta Incitega . Eefio : Incitega , machinula , in gìunfe in Atene, mentre Demofonte era in un pub-
qua confìituebatur in convivio vini amphora , de llico convito ; e non volendo cacciarlo , vie potendo
qua fubinde deferrentur vina : e nelle Gloffe an- ammetterlo alla partecipazione della menfa comune,
ti che : Enceteria ( 0 Encetegna ) machinula li- fece a ciafeuno porre un vafo feparato , e così anche
gnea, qua amphora fuftìnetur : ( Cafaubono ad Aie- ad Orefie . Del rejlo fon note le difpute degli Erudi-
fieo V. 13. p. 231. e "Du Cange Enceteria ). Nella ti su quello punto, fe nelle cene avea ciafeuno il fuo
L. 100. §. 3. de Leg. llf. fin dette bafes e così vafo feparato da bere con la fua porzione del vino
anche in una ifcvizione preffo Grutero ( p. 48. ): ( come crede il daccanto ( de Trichn. p. 78. ), e'I
Crateram cum bafi fua & hypobafi. Diceanfi anche Cafali ( de Conviv. cap, 2. ) fenza di/finzione. alcu-
Repofaoria ( L. 19. §. 10. de auro, & arg. leg. ) na), 0 fi dava a ciafeuno da bere dai Servi , quan-
Plinio (X Vili, in fin. ) ; Petronio (c. 33. ove i Comen- do lo richiedeva, come oggifi ufa. Ateneo (XI.p.453. )
latori ). Riguardo poi all' ufo degli antichi di porre riferifee i co/lumi diverfi di varie Città ; ma anche
sulla tavola i vafi da berey è noto da Omero ( Od.<5'. fenza dijlinguere, fe nel corfo del convito , 0 nelle fe-
58. ) : napd Sé gQi ti&si ypuGSix xÓ7ìs?i?m : e pofe conde menfe , 0 fìa nelle propinazioni, e libazioni, che
a ciafeuno le auree tazze : e da Virgilio ( Àen. I. allora fi faceano in onor degli dei , e degli amie?
707. ). 0 amiche affienii. Lo fleffo Ateneo { XI. p. 475. )
Et dapibus menfas onerant , & poetila ponunt. dice anche, che gli antichi aveano il coflume di porre
Dove 8crvi0 : Secundum antiquum loquutus eli mo- i vafi da bere sulle tavole ; e cita Sofocle , e Saffo ;
rem , quia veteribus non in rnanus dabantur pocu- ma il primo dice gitici, ts , noci v.0LpyyiGi(x,, le vivan-
da, fed menfis apporebantur; ut hodie apud piures de, e i bicchieri; la, jewmn» i>u"i<* efjjreffTtmvms aet-
pocula in caniftris argenteis apponuntur , quae ca- le libazioni . Comunque fìa , è certo , che nelle fe-
tiifira ficcarla dicuntur : che farebbero le no/ire fotto- conde menfe fi tnettea in mezzo della tavola il
coppe , e sfrattatavole. E poco dopo lo fleffo Virgi- cratere comune , e da quefio a ciafeuno fi dava a
Ho ( V. 723. ). bere in fegno della comunione , e partecipazione dei
Crateras magnos fìatuunt, & vina coronant. facrificii , effendo la menfa in se fieffa facra , e non
Dove Servio nota : duae menfae erant , una epu- efendo altro i conviti, che facrificii. Anzi in fegno
larum , altera poculorum. Anche il Burmanno dopo appunto di quella comunione le libazioni fi faceano
avere offervato coli'Einfio (a Ovidio I. Art. 251.) collo fi efiò bicchiere ; prendendo colui, che prefedea al
la parola folenne preffi i Latini ponere e fìatuere convito un bicchiere, ed empitolo di vino ne bevea un
pocula, e ponere e fìatuere vinum {ficcome preffo poco , e poi lo dava a quello, che gli era full a mano
i Greci Tiikycci , e WgQcli ) ; avverte , che nelle fe- defira , e queflo bevendolo^ lo dava a chi veniva ap-
conde menfe fi metteano sulla tavola a ciafeuno i preffo in giro '. e perciò diceafi è» kukàoj TTi'vsiy bere
bicchieri . Ma par che s' inganni : altri erano i in* giro, e èymità.oiuxsta,, e $sfyvGi$ , 0 èniSéfyct m'-
licchieri , 0 vafi , che fi metteano avanti a ciafeun ysiy ( Pottero Arch. IV. 20. ). A quejìo coflume al-
convitato per bere nel corfo delle vivande ; altro lude Crizia il quale dice, che i Lacedemoni non l'u-
era il cratere , che fi fituava sulla tavola nella fe- favano a differenza degli altri popoli:
conda portata, 0 fia nel defert , 0 nelle feconde K.txì rò è' stlo; ^ndpTy, fjLS^hyjixctjs xsi[iSi>Q»hh
menfe per le libazioni . Salmafio ( ad Jus Att. Uivsiv t& aùr/ji/ oivoQ&pov WTlixoi.
P- 499. ) dijlingue i vafi della credenza, che fi met- MyS' à7ro$aps~GÌhi npOTCÓGSiQ òyofiocgì Kéyona ,
team sull' abaco per femplice campar fa ,e quelli, che fi ìAd$ èm SsfyTspxit yti^ xwttSv QudGZ ,
metteano sulla tavola fieffa, dove erano le vivande, e Kai 7r§07rÓGSis ópsysiv èniMfyoL, mi n-poxaMEÌ'gQm
fervivano per f ufo de' convitati, detti propriamente 'E%0ì/o^otx?in^ & li^omu» èQ&si :
Diceafi, anche pfìtfere un vafo grande , de non avea vafa minifterii, e affolutamenfe minifterium , onde
il fondo piano, tna fi Jìtuava /opra una bafe in mez- anche i fervi Minifteriani, che erano addetti ad ap-
zo della favola, d'onde ognuno de' convitati fovea per parecchiarli , e fervir la tavola con quei vafi. Ed è
. mezzo dì alcuni tubi , o canaletti , eh' erano fituati rimarchevole ancora al nojlro propqfito quel che egli ofi
ìntorno al pfittere , donde [correa il vino ( Polluce ferva , che neìl' abaco , o delfica , o fìa ripofto , o
VI. 99- e X. 74. , dove l'Emfierufio ). Nella Ifcri- tavola di credenza, vi erano delle fofìette, 0 ìocula-
zione Sigea ( Muratori Infc. To. IV. p. 2114. ) menti, ne* quali fi ficcavano i vafi per tenerli fermi
ivi il Chishull ). E ficcome quejla bafe, che reggeva ( 0 fodero) de* vafi da bere .Anche Plutarco ( Symp.
sì fatti vafi, è detta qui ém'sttTO» , da Paufania IL io. ) trattando la queflione, fe foffe più, lodevole
(X. 26. ) è chiamato ìmùsdTTiQ, e da Polluce (X. 79. il coflume ufato allora di dare a ciafeuno la fua por-
ove il funge rm anno ) vitó^onov. Da "Erodoto (I.26.) zione delle vivande, 0 l'antico di porre in mezzo il
poi è detto ùitQxqoLr/iqihov , ficcome fieli' antica fpie- piatto comune a tutti ; riguardo al bere dice , che
gazione della fieffa Ifcrizioné Sigea V'in-isoliw è tra* metteafi nel mezzo della tavola il cratere , come
dotto per Ù7roxpyirjptoy. Ateneo ( V. p. 210. ) offerva, una fonte perenne della, comune amicizia; e vitupe-
rile sì fatta lafe diceafi comunemente syy^KT}, e da- ra li conviti di Omero , dove a ciafeuno fi mette
gli Alejfandrini dyyoQ"f<x'/} ; e la deferive così, rpl- avanti la fua porzione del cibo, e del fuo bere. Infaf-
ywóg tei, xoLid {jLÉaoy xoi70) , SéyscQa.i $uM[j.svy] sv- ti , che V ufo antichiffimo foffe di bere tutti delloftef-
iiU^mv XSpdfJ.ioy ' è triangolare, concava nel mez- fo cratere in fegno della comunione , fi può anche ri-
vo , atta a ricevere il vafo di creta , che vi levare da quello, che praticò Demofonte con Orefte,
fi ficca fopra . Dal greco enciteca da' Latini fu il quale dopo uccifa la madre , e non ancora efpiato,
detta Incitega . Eefio : Incitega , machinula , in gìunfe in Atene, mentre Demofonte era in un pub-
qua confìituebatur in convivio vini amphora , de llico convito ; e non volendo cacciarlo , vie potendo
qua fubinde deferrentur vina : e nelle Gloffe an- ammetterlo alla partecipazione della menfa comune,
ti che : Enceteria ( 0 Encetegna ) machinula li- fece a ciafeuno porre un vafo feparato , e così anche
gnea, qua amphora fuftìnetur : ( Cafaubono ad Aie- ad Orefie . Del rejlo fon note le difpute degli Erudi-
fieo V. 13. p. 231. e "Du Cange Enceteria ). Nella ti su quello punto, fe nelle cene avea ciafeuno il fuo
L. 100. §. 3. de Leg. llf. fin dette bafes e così vafo feparato da bere con la fua porzione del vino
anche in una ifcvizione preffo Grutero ( p. 48. ): ( come crede il daccanto ( de Trichn. p. 78. ), e'I
Crateram cum bafi fua & hypobafi. Diceanfi anche Cafali ( de Conviv. cap, 2. ) fenza di/finzione. alcu-
Repofaoria ( L. 19. §. 10. de auro, & arg. leg. ) na), 0 fi dava a ciafeuno da bere dai Servi , quan-
Plinio (X Vili, in fin. ) ; Petronio (c. 33. ove i Comen- do lo richiedeva, come oggifi ufa. Ateneo (XI.p.453. )
latori ). Riguardo poi all' ufo degli antichi di porre riferifee i co/lumi diverfi di varie Città ; ma anche
sulla tavola i vafi da berey è noto da Omero ( Od.<5'. fenza dijlinguere, fe nel corfo del convito , 0 nelle fe-
58. ) : napd Sé gQi ti&si ypuGSix xÓ7ìs?i?m : e pofe conde menfe , 0 fìa nelle propinazioni, e libazioni, che
a ciafeuno le auree tazze : e da Virgilio ( Àen. I. allora fi faceano in onor degli dei , e degli amie?
707. ). 0 amiche affienii. Lo fleffo Ateneo { XI. p. 475. )
Et dapibus menfas onerant , & poetila ponunt. dice anche, che gli antichi aveano il coflume di porre
Dove 8crvi0 : Secundum antiquum loquutus eli mo- i vafi da bere sulle tavole ; e cita Sofocle , e Saffo ;
rem , quia veteribus non in rnanus dabantur pocu- ma il primo dice gitici, ts , noci v.0LpyyiGi(x,, le vivan-
da, fed menfis apporebantur; ut hodie apud piures de, e i bicchieri; la, jewmn» i>u"i<* efjjreffTtmvms aet-
pocula in caniftris argenteis apponuntur , quae ca- le libazioni . Comunque fìa , è certo , che nelle fe-
tiifira ficcarla dicuntur : che farebbero le no/ire fotto- conde menfe fi tnettea in mezzo della tavola il
coppe , e sfrattatavole. E poco dopo lo fleffo Virgi- cratere comune , e da quefio a ciafeuno fi dava a
Ho ( V. 723. ). bere in fegno della comunione , e partecipazione dei
Crateras magnos fìatuunt, & vina coronant. facrificii , effendo la menfa in se fieffa facra , e non
Dove Servio nota : duae menfae erant , una epu- efendo altro i conviti, che facrificii. Anzi in fegno
larum , altera poculorum. Anche il Burmanno dopo appunto di quella comunione le libazioni fi faceano
avere offervato coli'Einfio (a Ovidio I. Art. 251.) collo fi efiò bicchiere ; prendendo colui, che prefedea al
la parola folenne preffi i Latini ponere e fìatuere convito un bicchiere, ed empitolo di vino ne bevea un
pocula, e ponere e fìatuere vinum {ficcome preffo poco , e poi lo dava a quello, che gli era full a mano
i Greci Tiikycci , e WgQcli ) ; avverte , che nelle fe- defira , e queflo bevendolo^ lo dava a chi veniva ap-
conde menfe fi metteano sulla tavola a ciafeuno i preffo in giro '. e perciò diceafi è» kukàoj TTi'vsiy bere
bicchieri . Ma par che s' inganni : altri erano i in* giro, e èymità.oiuxsta,, e $sfyvGi$ , 0 èniSéfyct m'-
licchieri , 0 vafi , che fi metteano avanti a ciafeun ysiy ( Pottero Arch. IV. 20. ). A quejìo coflume al-
convitato per bere nel corfo delle vivande ; altro lude Crizia il quale dice, che i Lacedemoni non l'u-
era il cratere , che fi fituava sulla tavola nella fe- favano a differenza degli altri popoli:
conda portata, 0 fia nel defert , 0 nelle feconde K.txì rò è' stlo; ^ndpTy, fjLS^hyjixctjs xsi[iSi>Q»hh
menfe per le libazioni . Salmafio ( ad Jus Att. Uivsiv t& aùr/ji/ oivoQ&pov WTlixoi.
P- 499. ) dijlingue i vafi della credenza, che fi met- MyS' à7ro$aps~GÌhi npOTCÓGSiQ òyofiocgì Kéyona ,
team sull' abaco per femplice campar fa ,e quelli, che fi ìAd$ èm SsfyTspxit yti^ xwttSv QudGZ ,
metteano sulla tavola fieffa, dove erano le vivande, e Kai 7r§07rÓGSis ópsysiv èniMfyoL, mi n-poxaMEÌ'gQm
fervivano per f ufo de' convitati, detti propriamente 'E%0ì/o^otx?in^ & li^omu» èQ&si :