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Le pitture antiche d'Ercolano e contorni (Band 7) — Neapel, 1779 [Cicognara, 2645-8]

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https://doi.org/10.11588/diglit.9170#0064
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TAVOLA X.

e fegg. Cudwort Syft. Int. p. 317. Brucherò H. Ph. beatìfica dì Dio ; non già dell'empia ed affùrda opi-
To. I. il Marchefe d'Argens a Timeo p.397. e fegg. nione dsl ritomo all' anima univerfale del Mondo,
Bayle D. H. art. Spinoza, Rem. A. B. ). Sembra in nello jiejfo fenfo, che V intendea famelico* Plotino , e
fatti, che su quejia opinione quanto affurda, altrettan- gli altri Platonici , qual era Giuliano. Comunque fia,
io univerfale , dell' anima del Mondo , fi formaffè il è da notarfi , che gli Egizii rapprefentavano il gran ;
jìjletna de* Genii. Poiché in quefto fiftema, ficcarne il Genio , da ejjì detto Cnef,.o Cnufi , 0 (ia l'animai
gran Genio ( lo jiejfo che Giove : Varrone, e Valerio del Mondo, in figura di Serpente; e perciò prejfo gli
Sorano prejfo S. Agoftino C. D. VII. 6. e 13. Fornuto altri popoli , a quali dagli Egizii puf so quejia dot-
ti. D. 2. ) era /'anima del Mondo, che informava, trina, erano i Serpenti l'immagine de' Genii ( Eu-
e vivificava l'univerfo ; così le felle, i Pianeti, la febio P. E. I. 10. Macrobio Sat. I. 9. Virgilio V.
Terra ( Platone in Cratylo ; Macrobio Somn. Scip. I. Aen. 95., ove Servio ; Per fio Li 3. IJìdoro XII. 4.).
14. e IL 16. S. Agoftino C. D. IV, n. e altri prejfo I Greci chiamavano i Genii ayys?&g, angeli, 0 mef-
#0^/0 Idol. II- 30-) e tutte le fue parti , fiumi , fonti, faggieri ( Platone IV. de LL. Orfeo prejfo Clemente
laghi, £o&zi (Porfirio de Antro ìslymph. Artemìdoro Alejfandrino Strom. V. p. 608. Ojlane prejfo S.Cipriano
II. 22.) i monti , 2' bofchi , i prati, le piante ( Ser~ de Idol. Van. p. 14. Labeone ancora prejfo S.Agojlino
vio Ecl. X. 62. Ifidoro VIII. il. lo Scoliqfte di Apol- CD. IX. 19., come notano Vandale de Or. Se Pr. Idol.
Ionio IV. 1412. lo Scoli afte di Omero II. u. 8., e al- p- 30". e Fabricio Bibl. Ant. p. 380. ) ; perchè non
tri prejfo i Commentatori di Albrico I. D. c. VII. ) ; comunicando gli dei con gli uomini, diceano, che pr-
egni luogo in fomma della Terra ( onde nelle ificrizio- tana i Genii le preghiere , / voti , le offerte degli
ri: Genio loci, Genio hujus loci, Genio hujus loci uomini agli dei, e le grazie , le rijpofte, gli ajuti di
montis; Grutero Vili. 4« 6. 7. IX. 1. le noflre Pittu- queftì agli uomini (Platone in Conv. Apulejo de deo
re Tom. I. Tav. XXXVIII.) ogni uomo, ogni animale Socr. Plutarco de Or. Def. & de If. & Olir, ferocie
( Porfirio de Abfi. IV. p. 372. Jablonski 1. c. f. 2.), però dice in Aur. Carm. Pyth. p. 41. e 42., che fon
e cgni cofa finalmente ( Servio G. I. 302. ) avea il detti Angeli , perchè ci annunciano le regole del ben
fio Genio particolare , dipendente , e fubordinato al vivere ) . Gli chiamarono anche dcu'fJLOi/xs , quafi SctY]-
Genio univerfale ( famblico de Myft. Se&. fX. 9. ) . /jlomq , da deci a feio , perchè fanno tutte le cofe
Or tutto quefto altro non fignificava , fe non che le (Platone nel Cratilo; e dopo lui ferocie 1. c. , e tutti
forze interne, V attività, la potenza di ciafeuna par- i Grammatici greci ) , 0 da Seti a divido ( Eficbio,
te dell'univerfo erano una emanazione, una parte del- l' Etimologico , lo Scoliqfte di Omero II. oc. 222 ) ;
la Natura operante colle jue forze ; e perciò fsbordi- forje perchè dividono gli uomini dagli dei , ejpndo
nate, e dipendenti da quefta, come le parti dipendono, fituati tra gli uni , e gli altri ( Apulejo de deo
e jon coerenti al tutto : onde Cicerone ( II. de N. D. ) Socr. e gli altri ) ; 0 perchè a ciajcun demone è
col fentimento degli Stoici conchiude : effe deos folem, ajfegnata la fia particolare incumbenza ( famblico
& funai» , & vagas ftellas, & inerrantes , & cae- de Myft Seér. IV. 1. e 6. ) ; 0 perchè fono Six'Qopx
lum, & mundum ipfum, & earum rerum vim, quae f*spV èw fyfyà toj c'àco èpccycÒ , diverfe* parti di un
ineflent in omni mundo, cura magno ufu , & utili- animale, che è tutto il Cielo (ferocie l.c. p. 18.
tate generis fiumani : e jpiega , che cofa fia quejia e 1° Scoliqfte di Omero 11. 222 ). Ed è da notarfi,
forza operante fieli'univerfo : calori s naturam vim in che [ebbene il luogo ajfgnato «'demoni, così pr opria-
te habere vitalem per orr.nem Mundum permean- ****** detti, fia /'aria ( Ocello c. 3. Plafone in Epi-
tem .... quoniam ex Mundi ardore motus omnis nom- S.Agoftino CD. Vili 14. Apulejo de deo Socr.
oritur , is autem ardor non alieno impulju , fed fua Filone de Gig., e gli altri); onde i demoni diceanfi
fponte movetur , animus fit neceffe eft ( fi veda il anche dei aerei, a .differenza degli dei celefti, olim-
ìoftìo Idol. VII. e ) . E quefla appunto era la dot- » empirei ( Plutarco de ir. Se Ut. Jamblico de
trina deaìi Eoizii , alla quale dovea anche la fua VW- 2. Apulejo de deo Socr. S.Agoflino C. D.
erigine preffo i medefimi la meteraficofi, 0 fa il paj- X- 27- ferocie p. 46. J ; Omero nondimeno^ (il l 222.)
faggio dell'anima di corpo in corpo, fino a che ritor- chiama indiftirtamente demoni tutti gli dei ; e ai
mjfe al juo principio, vaie a dire all'anima del Mon- ejemp'10 jw Ejcbilo ( Prom.85. e altrove), e così gli
do , 0 fia all'etere, di cui era parte : Servio ( Aen. a^trt Tragici ; e Licojrone (v. 537. ) chiama demone
III. 67. ) Romani corpora comburebant , ut fratini 1° fieff° Giove; Apollonio (I. Il 19. e II44-) R-eaJ
anima in generali tatem, id eft, in fuam rediret na- Dionijìo Alejfandrino (v. 604.) Venere. Nèfolamen-
turam. Nè le preghiere , e V efpr e filoni degli Egizii , ie * Poeti, ma anche gli Oratori , gli Storici, ì Fi-
e a loro imitazione de' Pitagorici , e Platonici , di ^°f°fi chiamano dei i demoni. Polluce (I. 1. ) : Koct
ritornar /'anima al Sole, e agli altri deì,per abitar HMtw Ss toì> rS muTÒg Xvfis?l>yTW , fu'yiw» Soci-
perpetuamente con elfi , altro dinotavano, che queflo ^ovoc ù'JÓ[masv : Platone ( in Polii. ) chiamò il ^0-
vi torno all' etere , al fuoco , all' anima univerfale rematore dell'univerfo, il demone maffimo. Si vedano
(fi veda Jablonski P. Aeg. 1.2. §.3., e'I Marchefe ivi i Commentatori. Demoni anche diceanfi i Mani
d'Argens a Timeo p.401. ) • Onde par che fìa fuor ( Anthol. I.C 70. Ep. 23,, e prejfo Grutero MXV.6.
di propofiio la rifleffone di Spanemio ( ai Cefali di ^oig dx![JLCCTi ), detti comunemente Ssoì MtaySovlot
Giuliano Rem. 935. e Pr. p. 120. e 146". ) julla ne^e ifcrizioni . Demone ancora diceafi il fato, la
preghiera dell'Imperator Giuliano di ritornare al Sole, f°rte ( Efchilo Sept. ad Th. v. 751. , e altri prejfo
juo dio protettore , per refìarvi eternamente , 0 il più Spanemio ad Ariftofane PI. 81. )j, e la morte ftefifa
gran tempo, che fojfe pojfibile, e goder dell'affetto di (Ornerò II tì'. 166. toi Sai'[iovx $<foat ti darò la mor-
Giove ; quafi che Giuliano intendere della vera im- le) • -E* da notarfi ancora, che i demoni poteano, ef-
rnort alità'de ir anima immateriale, e della vi/ione fado virtuefi, divenir dei (Plutarco de Orac.p.415^ •

J Poiché

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