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Le pitture antiche d'Ercolano e contorni (Band 7) — Neapel, 1779 [Cicognara, 2645-8]

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https://doi.org/10.11588/diglit.9170#0103
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TAVOLA XIX. 87
e vicino ai piedi una teftuggine (4) .

altresì nelle medaglie di Sagunìo , celebre appunto pi /otto nome di Pefcatori , e dì Cacciatori $' intendono
commercio di terra, e di mare (P. Flores Med. To. quelli , che vanno in traccia degli uomini per predar-
li. Tav.XL. eXLL ). Rotabili però /opra tutto fon le li 0 per mare, 0 per terra ; Ecce ego mittam pifca-
9nedaglie di Carteja , in alcune delle quali fi vede il tores multos , dicit Dominus , & pifcabuntur eos.
caduceo alato; in altre un Pefcatore con un ceftino Et poft haec mittam eis multos venatores , & vena-
accanto per riporvi i pefci (FloreZ To.I. Tav.XV.); buntur eos ( Gerem. XVI. 16. ) : dove /ebbene Grò-
e'I Bocbart (G. S. I. 34. p.615.) avverte, che Car- zio , e comunemente gl'Interpreti Sacri intendano per
teja, fondata dall'Ercole Fenicio, ne portava il nome. Pefcatori i Caldei, e per Cacciatori i Perfiani; fiem-
2)el rejlo fi avvertì oltraciò , che Mercurio era anche Ira ad ogni modo più coerente alle tegole della meta-
il dio de' Pefcatori ( Uezio D. Ev. p-75- *feg.), e forale al contrappofio l'intender per Pefcatori un Po-
de'Yìàì; onde meli' Antologia ( VI. 3- Ep. 2. e 3.) fi poio marittimo, come per Cacciatori s' intende un
vedono ^'Pefcatori dedicati a Mercurio gUfirumen- Popolo mediterraneo ( Mazzocchi Spicil. Bibl. To.
ti della pefca ; e in Efichio ( w» e'ndKTiog ) fi legge Uì p. 271. ). Molto più chiaramente fi vede ciò nelle
adorato in Samo Mercurio Epa&io , 0 fia Litorale, parole di Abacuc ( 1 16". ) : Propterea immolabit
Ed è notabile ancora quel, che offerva^ Voffio ( Idol. fagenae fuae, & facrificabit reti fuo , quia in ipfis
IL 32. ) che in Zelanda adoravafi anticamente Mei- incraflfata eft pars ejus, & cibus ejus eie&us . Do-
curio fiotto nome di Walcher , che vuol dire il pa- ve apertamente fi parla di un popolo , che adora la
dron de' lidi, 0 fia il nume protettore de'lìdi . Non nafta , e la rete . Il Doughteo ( Anal. Sacr. Exc.
volle anche tacerfi , che a Mercurio era fpecialmente 1S2,. ), ed altri intendono per nafte, e reti gli firu-
facro il pefce detto da* greci fì&l, , fìcYìt, , e fìòctù, menti da guerra ; e V applicano ai Caldei . Ma la-
( Ateneo VII. p. 286. dove il grammatico Arijlofa- fidando (lare, che febbene fia vero, che abbiano le re-
ne dice , che è un piccolo pefce con gli occhi grandi, ti da pefcare avuto qualche ufo in guerra ( Filone
e che perciò propriamente dee chiamarfi j3ó&^ boope, Poliorc. p. 95. e 99 ) nato dalla jlratagemma di
0 bopa , come comunemente oggi fi chiama , fecondo Pittaco ( Strabone XIII, p. 600. Poìieno Str. I. 25.
Rondelezio de Pifc. Mar. V. 11. ) ; e da' latini box e peJìo in Retiarius ), praticato anche da' Tirii con-
( Plinio XXXII. 11. ) e boca ( Fefo in boca ), tro Alejfandro ( Diodoro XVII. 43. ove il VVeffe-
confufo male a propofito colla foca, 0 vitello marino, Ung. ) ; non fembra ad ogni modo verifimils , che il
dal VoJJio ( Idoi. IV. 21.) . Or da tuttociò, che fino- Profeta avefiè voluto ricorrere ad ima forta d'armi
ra fi è notato , vollero dedurfi due congetture, ha così ricercata, e particolare ; e attribuirla poi ai Cai-
prima fu che la rete co' pefci data qui a Mercurio, fai s i quali certamente non adoravano le loro armi.
può alludere alle frodi , che faceano ì pefciajuoli , e All'incontro non facendo qui il Profeta altro, che un
alla loro avarìzia nei vendere a prezzi eforbitanti i -paragone tra la preda , che fi fa degli uomini , con
pefci ( come fon defrìtte da' poeti Greci prejfo Aie- quella, che fi fa de' pefci : Et facies homi ne s , quali

neo VI. p. 224. e fegg. ) tenuti in fommo pregio da- pìfces maris.....Totum in hamo fublevavit :

gli antichi, e comprati a qualunque collo ( Nonno de traxit illud in lagena fua , & congregavi in rete
Re Cib. III. 4. e 6. ) , e detti perciò graziofamente fuum : e foggi ungendo: Propterea immolabit fagenae
da Antìfane andropofagi , perchè divoravano le fo- fuae, & lacrificabit reti fuo: quando fi voglia fup-
fianze di chi gli comprava {Euflazio Od. fi. p.1720. porre un'allusone corrifpondente al paragone ,dee in-
I.50.); onde anche Marziale ( X. 13. ) di uno, che tenderfi di un popolo , che adori le reti , come ifiru-
avea venduto un fervo per comprare una triglia,dice : menti della fua ricchezza; E quefto potrebbe benìjfimo
Exel amare Hbet, non eft hoc, improbe, non eft intender fi de' Fenicii , che metteano in mano de' loro
Pifcis; homo eft; hominem, Calliodore, voras. dei , non le borie , ma le reti , (imbolo della preda,
Sopraffina era poi l'arte de' Pefcivendolì, onde il poe- non meno de' pefci,per alludere al commercio, che an-
ta Biflo {prejfo Ateneo 1. e p. 225. ) dice, che la cfje degli uomini per riguardo alla pirateria , cb'ern-
razza de' pefcivendoli è per natura fua ingannatrice m i due fonti delle loro ricchezze.
in ogni'luogo émfiszdìi èst tq Quasi , vm mna.y^ v (4) fton è mova certamente la Teftuggine unita
e 7 poeta Senarco ( Ateneo ibid. ) che non vi è raz- a Mercurio . Molti efempii ne rapporta il Monfaucon
za più attuta , nè più cattiva de' pefcivendoli , tm» ( Ant. Expl. To. I. Tab. XXI. ) tratti da fatue ,
iy$vo7tu7m> QiPioaoQckspoy ysvog Oùk 'kiv iSsv , éSs da medaglie, e da altri monumenti antichi; e bellif-
lucl&o» dvÓG-iov . Or per eff rimere appunto la fommct fima è , oltre a quefli efempii , la ftatuetta di Mer-
impudenza nel vender con frode,e con guadagno gran- cm\0 cojia fcorfa ne^a delira, e colla teftuggine den-
àijfimo , fi volle che foffe qui rapprefentato Mercurio iro um patera mna finiftra - la quale appartenea al
pelcivendolo. D altra congettura , forfè più plaufibì- jy[arcjjej-e dell' O/pital, e fu illujlrata eruditamente dal
le , e più verifimile , fu, che la boria , U qu^e fi P. Paciaudi, con dìffertazione fiampata in Napoli nel
dice pofla da'Fenicii in mano ai loro dei, &ltra' n°n 1747. Comunemente fi vuole , che alluda all'inven-
fu, che la rete da pefcare , come un /imbolo fempli- zione dell'iftrumento mufico , detto Teftudo , che at~
cijfimo, ed efprefiìvo del commercio infieme , e della, tribuivafi a Mercurio , come dice Omero nell'Inno a
preda, 0 fia della pirateria , ch'erano le due cqfe da Mercurio ( v. 25. ):

ejfi efercitate , e dalle quali riconofceano la loro rie- E'^W roì npdrrisct tsxtjjW dotìòy,

ebezza . Infatti dice Artemidoro ( Onirocr. H- pa oì ccvT£fió?:/]GS» gV aù?isi'nai Bupnai,

e IV. 6. ) , che le reti fono il figno </<?//'inganno, Bomofism 7rpo7rotpoi9s Sófwv èptdyiXèa itoiw'.

delle frodi , e della preda. E quindi nella Scrittura Mercurio la teftuggine canora

II

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