126 TAVOLA XXVIII.
vvé&acqua (aH mentre dimore, colla jfà^ rivolta ^ a ter-
ra , ne compiange, e deplora la difavventura.
fiuào in atto di gettar a terra la clamide, e tutto (Tzetze Ch. 1. 9. e /'Anonimo de Incred. cap.9.) .
intento a guardare in un fonte ( che in quella del (3) Così anche è defcritta la pittura di Filojlra-
Winkelmann fi vede chiaramente efpreffo , anche con to , e la ftatua di CalUJìrato, La fonte , dove Nar-
yn Amorino) , avanti alla Jlatua di una donna con cifo fi guardava , è detta Liriope da Vibio Sequefiro
(tue fiaccole ( creduta dal Gori Cerere, e dal Win^ ( cap, de Fontib. ) ; onde la favola di effer Narcifo
Jieimann Diana,pelCervo ,che nella fua gemma vi è figlio della Ninfa Liriope,a cui forfè la moltitudine
mito), e con un pileo fofpefo ad un albero ;può dirfi de' fiori Narcifi diede anche V occafione ( Stazio Th.
rapprefentato Narcifo, Il Gori (p. 84.) giudi zi ofamen- VIE. 343.) ; dicendo anche Plinio (XXI, 19.) a narce
te congettura, che il pileo venatorio fia fiato aggiun- narcilTum diór,um,non a fabulofo puero . E Paufania
to dall'artefice per dinotare l'inclinazione di Narcifo ( 1. c. ) avverte anche, che il fiore fu così nominato
alla caccia ; e ne porta gli efempii dì altri antichi molto prima del tempo, in cui fi finge la favola di
pwnumenti e Romani , e Greci , ed Etrufci . Ma il Narcifo, E forfè dal -produrre il Narcifo la gravez-
W n-kelmann ( To. II. p. 29. ) colla folita fua fran- za di teda, e lo fiordimento , come dice Plinio , fu
ckezza fcrivs : All'albero vedeli attaccato il di lui queflo fiore creduto lugubre , e proprio de' fepolcri
Cappello ( prefn dal Gori per iinn Cruda ì . fimi le ( Nnvrno Dion. XV. ) . Comunque Ila , è nota»
ad un cappello di Teffalia, detto Kxvai'ct ( più pro^ bile la fpi egazi one , che dà /'Anonimo (de Incred.
^riamente avrebbe detto di Macedonia : Polluce X. cap.9.) del proverbio prefio Platone ( Phaedon. p.395.)
102. ove i Cementatori , e Sui da in xàyptl} , ove il isSiàs vxvt% ffXtt v, chi teme l'ombra fua, dicen-
Kuftero ) per distintivo della mollizie : attribuendo do, che a queflo allude la favola di Narcifo, il quale
al Gori quel , che non ha detto , e tacendo quel, che per baciar ombra fua folto nell' acqua , e vi morì,
fra detto con penfiero aJJ'ai più verifimile del fuo , con per efprimerfi, che chi va dietro al fenfo, e ai piace-
cui fuppone molle ed effemminato Narcifo , deferìtto ri del corpo , che è V ombra dell' anima , vi perifee .
da tutti per un cacciatore, e per un nemico di amore, (4) Spefio s' incontra quefla immagine di Amore
e detto da Stazio ( Th. VII. 342.) trux puer. Oltra- colla face roverfeiata , 0 efiinta , per efprimere le
che potrebbe anche dirfi, che il cappello vi fia aggiunto pajjioni fventurate, e funefte, 0 la morte fiejfa ( Ovi-
$er togliere il dubbio sulla patria di Narcifo, creduto dio Amor. III. Eleg. IX, 8.). In un ìellifiìmo marmo
ija alcuni non di Tefpi in Teff glia, ma Lacone , co- fepolcrale prefio Qrutero (CCCIV. 9,), e prefio Begero
me lo chiama Luciano ( Char. 24 ), e Tzetze (11. ce). ( SpiciL p. 106. ), fi vede la figura di un giova-
Quel che è notabile ancora j,n quefie gemme , è la netto alato con una face rivolta a terra, e coll'iferi-
tnojfa di Narcilo di gettar la clamide , che potrebbe zione, Somno; e ddl'altra parte una donna con una
alludere all' opinione di coloro , i quali fcrìvono, che ruota a piedi, e all' iferi zione, Fatis, per efprimere
Narcifo per abbracciare la fua immagine, da lui ere- il fonno eterno, come è chiamata in altre ifcrizìoni
duta un ragazzo , fi gettò nell'acqua , e vi morì la morte, e il deftno.
TAVOLA XXIX.
vvé&acqua (aH mentre dimore, colla jfà^ rivolta ^ a ter-
ra , ne compiange, e deplora la difavventura.
fiuào in atto di gettar a terra la clamide, e tutto (Tzetze Ch. 1. 9. e /'Anonimo de Incred. cap.9.) .
intento a guardare in un fonte ( che in quella del (3) Così anche è defcritta la pittura di Filojlra-
Winkelmann fi vede chiaramente efpreffo , anche con to , e la ftatua di CalUJìrato, La fonte , dove Nar-
yn Amorino) , avanti alla Jlatua di una donna con cifo fi guardava , è detta Liriope da Vibio Sequefiro
(tue fiaccole ( creduta dal Gori Cerere, e dal Win^ ( cap, de Fontib. ) ; onde la favola di effer Narcifo
Jieimann Diana,pelCervo ,che nella fua gemma vi è figlio della Ninfa Liriope,a cui forfè la moltitudine
mito), e con un pileo fofpefo ad un albero ;può dirfi de' fiori Narcifi diede anche V occafione ( Stazio Th.
rapprefentato Narcifo, Il Gori (p. 84.) giudi zi ofamen- VIE. 343.) ; dicendo anche Plinio (XXI, 19.) a narce
te congettura, che il pileo venatorio fia fiato aggiun- narcilTum diór,um,non a fabulofo puero . E Paufania
to dall'artefice per dinotare l'inclinazione di Narcifo ( 1. c. ) avverte anche, che il fiore fu così nominato
alla caccia ; e ne porta gli efempii dì altri antichi molto prima del tempo, in cui fi finge la favola di
pwnumenti e Romani , e Greci , ed Etrufci . Ma il Narcifo, E forfè dal -produrre il Narcifo la gravez-
W n-kelmann ( To. II. p. 29. ) colla folita fua fran- za di teda, e lo fiordimento , come dice Plinio , fu
ckezza fcrivs : All'albero vedeli attaccato il di lui queflo fiore creduto lugubre , e proprio de' fepolcri
Cappello ( prefn dal Gori per iinn Cruda ì . fimi le ( Nnvrno Dion. XV. ) . Comunque Ila , è nota»
ad un cappello di Teffalia, detto Kxvai'ct ( più pro^ bile la fpi egazi one , che dà /'Anonimo (de Incred.
^riamente avrebbe detto di Macedonia : Polluce X. cap.9.) del proverbio prefio Platone ( Phaedon. p.395.)
102. ove i Cementatori , e Sui da in xàyptl} , ove il isSiàs vxvt% ffXtt v, chi teme l'ombra fua, dicen-
Kuftero ) per distintivo della mollizie : attribuendo do, che a queflo allude la favola di Narcifo, il quale
al Gori quel , che non ha detto , e tacendo quel, che per baciar ombra fua folto nell' acqua , e vi morì,
fra detto con penfiero aJJ'ai più verifimile del fuo , con per efprimerfi, che chi va dietro al fenfo, e ai piace-
cui fuppone molle ed effemminato Narcifo , deferìtto ri del corpo , che è V ombra dell' anima , vi perifee .
da tutti per un cacciatore, e per un nemico di amore, (4) Spefio s' incontra quefla immagine di Amore
e detto da Stazio ( Th. VII. 342.) trux puer. Oltra- colla face roverfeiata , 0 efiinta , per efprimere le
che potrebbe anche dirfi, che il cappello vi fia aggiunto pajjioni fventurate, e funefte, 0 la morte fiejfa ( Ovi-
$er togliere il dubbio sulla patria di Narcifo, creduto dio Amor. III. Eleg. IX, 8.). In un ìellifiìmo marmo
ija alcuni non di Tefpi in Teff glia, ma Lacone , co- fepolcrale prefio Qrutero (CCCIV. 9,), e prefio Begero
me lo chiama Luciano ( Char. 24 ), e Tzetze (11. ce). ( SpiciL p. 106. ), fi vede la figura di un giova-
Quel che è notabile ancora j,n quefie gemme , è la netto alato con una face rivolta a terra, e coll'iferi-
tnojfa di Narcilo di gettar la clamide , che potrebbe zione, Somno; e ddl'altra parte una donna con una
alludere all' opinione di coloro , i quali fcrìvono, che ruota a piedi, e all' iferi zione, Fatis, per efprimere
Narcifo per abbracciare la fua immagine, da lui ere- il fonno eterno, come è chiamata in altre ifcrizìoni
duta un ragazzo , fi gettò nell'acqua , e vi morì la morte, e il deftno.
TAVOLA XXIX.