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Le pitture antiche d'Ercolano e contorni (Band 7) — Neapel, 1779 [Cicognara, 2645-8]

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https://doi.org/10.11588/diglit.9170#0324
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3i4 TAVOLA LXX.

ra W in una mano9 e plettro nell'altra e fotto la pri~

ma , che ha il -pileo frigio in tefìa , è legata una fiacco-
la e fotto la feconda, che anche ha in tefìa un velo
con altri ornamenti, è un pedo ^.

fio, Noti/fimo^ è poi , che le colonne vappr e fintanti fi- Per quejla indicazione dunque della face , e della li-

gure virili diceanfi Atlanti , e Telamoni ( Vitru* ra, potrebbe in quejla figura fupporfi rapprefentato il

vio VI. io. e7 j§fl#9 Lex. Vitruv. ) . Sole, o altra deità corrifpondente al mede/imo ; e

(3) Sebbene la lira appartenga propriamente ad forfè lo JleJJb Bacco (Macrobio I. Sat. 18.) al quale

apollo , era perà anche tra gl' (frumenti Bacchici per ejfere Jlato nutrita in Frigia conviene anche quel

{Buonarroti Med. p. 437, App. al Demft, Tav. 1.2. pileo* ( Buonarroti Med. p. 304, ), confondendo/! con

17, 19. <? altrove); onde in una gemma (Th.Br. To. Attide ( Caperò Harp. p. 89. e Pignorio Mag. Matr.

I. p. 199. ) yòw due Satiri 0 Pani s uno colla fi- Ini.c, ); /ebbene a quefto fieno per lo più dati il pedo,

ringa, e l'altro colla lira; e l'una, e l'altra fi ve- e la firingà. Si veda la nota feg.

dono dedicati a Bacco ( Anthol. I. 11. Ep. 4. ); (6) Il pedo è propriamente il bafione pqjlorale

anzi Prajfftele rapprefentà lo fieffo Bacco colla lira ( Virgilio V, Ecl. 83. ove Servio; Efichio in KCtMu-

( Callifirato Star, 8. ) ; e generalmente tutti gl'ifiru- poffcc), e perciò dato a Pan , dio de' pajlori ( Servio

menti mvfici fono attribuiti alle fejls Bacchiche da Ecl. IL 31. ) , e per la fiejfa ragione può convenire

Stratone ( XIV, p, 417. ), ad Apollo Nomio, 0 sfiorale ( Teocrito XXV. 21.

(4.} Tifila •d4m*-«m/'m f»,->„* DUttxi j? ^ già par- Pindaro V. Nem. 45. ow lo Scoliajle , e Callimaco

iato altrove : qui fi volle avvertire, che tibicines H. in Ap. 47. ove Spanemio), e anche a Diana, dea

diceanfi negli edificii , principalmente di campagna, anche effe de* pajlori, 0 fia alla Luna ( fi veda Spane-

ifoflegm 0 di legno , & di fabbrica (dm da' Greci mio a Callimaco H. in Dian. 164. Burniamo a Valerio

(tvTfipiàss : Efichio in tal voce ; e le Glojji dvTTtjpiàbt,, rti*u,o v. e e wm<;»*u»u,f ** .r^. «,«•>, ~u.^. x «>©.).

Tibicines in berrò, SoTioì ) ; onde Giovenale ( III. Longo parlando di Dafni, [che lafciava la vita pqfto-

193,) urbem tenui tibiche fultam ; e Ovidio ( Faft. rale dice ( Paftor, IV. p. m. 343.) : t<3 àtomo/ [lèi/

IV. 695. ) fìantem tibicine villam : anzi Arnobio dvéBwe. rìp 7rii$M, mi to' àìpfjta' t&5 Ilari iw Wpiy-

( II. 76. p. 92, ) chiama Atlante tibicinem, ac de- yoc , mi tci> nKiyw ctÙTiòy • tw xccActùpoTrct TMQ

ftinam caeli, Fejlo dice effer così detti , a fimilitu- 'Èó(x(pcctg , '- ititi tbq yavPioug : a Bacco dedicò la

dine tibiis canentium , qui ut calientes luftinent > bifaccia , e il pelliccione ; a Pan la fampogna,

ita illi aedificia. Ragione per altro troppo debole , e e il piffero obliquo ; alle Ninfe il pedo , e le

ricercata. Forfè potrebbe dirfi con più verifimiglianza, fecchie . S' intendono qui le Ninfe Perimelidi ( Ser-

che da princìpio sì fatti appoggi di rullici edifica fi vio Ecl. X. 62. ) 0 Epimelidi ( Scoliajle di Ome-

facefierq di legno rozzamente figurati in forma di ro p. v. 8, Paufania VIIL 4. Antonino Liberale cap.

Satiri, che fonavan de' pifferi, onde prefero il nome. 31-') così dette dalle pecore , di cui avean cura.

(5) ^.fiaccola, oltre ad Amore, Imeneo, Bacco Potrebbe dunque in queft' altra figura fupporfi ;rap-
( ne' di cui Orgiì , e negli Eleufinii , e in tutti gli prefentata la Luna, 0 Diana paftorale , quando nella
altri, <&Ve% tanto ufo, ficcopie ancora ne'giochi Lam- prima fi voglia Apollo, 0 il Sole. Plutarco ( de An.
padani in onor di Vulcano , di Prometeo, di Cerere, procr. ex Tim. p. xo^o.) dice generalmente , che gli
e di altri % di cui fi Vó^a ja £otta differtazione di antichi rapprefentavano gli dei con gli frumenti mu-
Giufeppe Aver ani ) Conviene propriamente ad Apollo, fici in mano, sxJ'SféM ^8 ^ aùxóv , à?.M èoSU
e a Diana. ( Anthol. IV. n. Ep. 64, ) 0 al Sole, epyov dìofism Bèfo 7ÌTS dppioriM SiMt mi <?U[JlQoó-
e alla Luna , 0 fia al Giorno $ e alla Notte , detti victv , non perchè credeffero che gli dei fonaffero la
con altro nome Fosforo, 0 Lucifero,^ Efpero ( Sui- lira , o la tibia , ma perchè neflSna cofa riputava-
da in QmQópoi. Plinio II. 8. Cupsro Harp. p, 125.}, no più propria degli dei:, quanto l'armonia , e la
mde fieli' antro di Mitra eran figurati due Giovanet- concordia : e fendo infatti la lira il fimbolo della con-
ti , col pileo Frigio m tejta-, de' quali uno tenea la cordia, come anche altrove fi è notato ; che ben con-
face alzata per dinotare il Sòl nafcente, l'altro te- verrebbe al Sole, e alla Luna, per la gran corrifpon-
ma la face all'ingiù per efprimere il Sol , che tra- denza 'tra quejìi due pianeti. Specialmente,poi Omero
«nonta ( Begero Spicil. p. 99. )S quindi anche il dio ( H. in Ven. v. 19. ) dice , che a Diana piacciono
Luno , e il dio Nottulio fi vedono colla tiara Perfi- -CpópfiuyysQ ts yopot rs le cetre , e i balli. Comunque
ca, 0 pileo Frigio, e colla fiaccola (Begero Th. Br. fia, Virgilio ( Ecl. X. 64. ) tosi defcrhe un pedo ,
To. III. p. 293. ); e la Notte fieffa è rapprefentato, fimile al qui dipinto :

colla face in mano ( Petronio cap. 89. v. 55, ove i Formofum pari"bus nodis, atque aere recurvum.
Cementatori i e Begero Th? Br, To- III. p. 228. )t

i

TAVOLA LXXI.
 
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