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LE GALLERIE DI FIRENZE 69

Per contrario Lorenzo di Credi dava alla giovinetta di cui si valse
per quello studio, e che era probabilmente la sua modella abituale, ritro-
vandosene i lineamenti identici neli'Annunziata che di lui vedesi agli Uf-
fizi (n. 1314), una attitudine ispirata pure dall'antico marmo, ma che però
alquanto se ne discosta. La sua Venere graziosamente fiancheggia, e cer-
cando riparare la nudità con un sottil velo che raccoglie sul seno e sul
fianco, volge in giro, quasi mirando la terra che allora le appare e che
sarà suo dominio, la vezzosa testolina dalla bionda chioma ondulata, e
sulle rosee labbra le aleggia un sorriso di ingenua compiacenza.

Il confronto dei due studi darebbe indubbiamente a Lorenzo il vanto
della più fedele interpetrazione del vero, nè è minore la grazia della figura
sua; ma forse quella del Botticelli riuscì più grata a chi quelli studi com-
metteva, o appunto perchè l'attitudine più strettamente l'avvicinava alla
Venere greca, o perchè quella movenza apparisse più consentanea al sog-
getto che si voleva rappresentato, cui anche quel velo, sebbene così gra-
ziosamente adoperato da Lorenzo di Credi, potè parere meno dicevole.

Fatto è che lo studio del Botticelli lo troviamo riprodotto nel quadro
la Nascita di Venere commesso per fermo a lui dal Magnifico, mentre
non si verifica altrettanto per quello di Lorenzo di Credi, ritrovato in una
delle ville medicee. Anzi, se questa gentile figura (la quale non lascia
pei suoi caratteri ombra di dubbio che sia di lui) non fosse dopo molti
secoli riapparsa alla luce, non sapremmo dalle memorie riguardanti Lorenzo
che il suo pennello abbia mai trattato soggetti profani.

Il dipinto è eseguito a tempera su finissima tela; il colorito giallo-
gnolo con ombre leggere, com'è sistema di Lorenzo, ha pochissime va-
rietà quasi come un cartone colorato, ma riesce nondimeno a verità grande.
Lo strato del colore è leggerissimo, e lungo tutti i contorni si vedono i
puntolini neri dello spolvero.

Fu tratto dalla Villa Reale (già villa Medicea) di Cafaggiolo nel 1869,
e la Direzione del demanio l'inviava il 30 luglio di quell'anno insieme
con altri quadri alla Direzione delle Gallerie. Nel verbale di consegna fu
notato come tela di scuola fiorentina del secolo xv, e pel cattivo stato
in che si trovava venne depositato nei magazzini.

TIZIANO? Ritratto del pontefice Sisto IV — Dipinto su tavola,
alt. m. 1.10, largh. m. 0.90.

Questo ritratto, del taglio medesimo di quello del Giulio II di Raf-
faello, fece un tempo parte della Galleria Palatina, e venne anche inciso
sotto nome del Tiziano nell'illustrazione di quella Galleria pubblicata in
Pirenze fra il 1837 e n 1842; ma avendo molto sofferto per antichi re-
stauri, come è anche detto in quell' illustrazione, ed essendo andato dipoi
 
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