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Le Gallerie nazionali italiane: notizie e documenti — 4.1896-1897

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Le gallerie italiane
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Venturi, Adolfo: Basilica di Sant' Ambrogio in Milano: Stoffa del Pallio ambrosiano
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https://doi.org/10.11588/diglit.17329#0356
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296 LE GALLERIE ITALIANE

e che si tiene diritto ». Abbiamo anche notato come le stoffe imperiali
o consolari abbiano ne' loro contorni ornamenti similissimi ai nostri tes-
suti, e quasi l'impronta d'una stessa fabbrica; e così dicasi dei sagit-
tari ne'frammenti del South Kensington Museum. Non si può dire che
tutte queste simili stoffe scutulatae sieno derivate dalla Persia, e conviene
anzi riconoscere che esse furono eseguite in luogo meno lontano da
Costantinopoli. La stoffa già nel tesoro di Aix-la-Chapelle, ora al Museo
del Louvre, si fa rimontare al regno di Costantino, e a quel periodo
apparterrebbe pure la nostra. Certo i motivi classici predominano nella
stoffa, e anche questi c'inducono a trasportare dalla Persia verso Costanti-
nopoli il luogo di fabbricazione del tessuto. In un vaso di Cere antica,
nel Museo gregoriano,1 e nell'opus sedile della basilica di Giunio Basso2
si vede il gruppo del leone che s'avventa furioso contro un altro ani-
male, cavallo ne'tempi più antichi, toro in tempi più moderni. Nel tap-
peto scolpito sul coperchio del sarcofago capitolino (n. i), i cani inse-
guono lepri e cervi. E il disegno stesso della testa del cavallo, del dorso
del leone, degli animali in genere, attesta una grande padronanza della
forma, la sua capacità di rendere il movimento e il carattere delle cose
anche tra i fili d'un tessuto. Potrebbe supporsi quindi che verso la fine
del secolo IV, quando Sant'Ambrogio pietosamente raccolse le spoglie
dei due martiri Gervaso e Protaso, le involgesse con quella stoffa pre-
ziosa ; e che Angilberto II, raccogliendo in un' urna i corpi santi, volesse
serbare come sacro il tessuto, unendolo alle antine della confessione, nella
faccia posteriore del paliotto. E sembra che, senza una ragione di rive-
renza per il serico tessuto, non si spieghi come accanto all' urna de' mar-
tiri, nel [secolo ix, l'arcivescovo Angilberto II mettesse la stoffa della
fine del iv secolo, come nel nuovo ricchissimo paliotto d'oro, d'argento
e di gemme, uscito dalle mani di Wolvinius Magister Phaber, si met-
tessero i resti d'una vecchia stoffa. Ma può supporsi con maggiore veri-
simiglianza che, al tempo di Teodorico, quando il vescovo San Lorenzo
adornò la sacra tomba, si mettesse colà il prezioso parato, che ricorda
quello del vi secolo veduto dal Bock nell'arca di San Servazio a Maes-
tricht, « pallia holoscerica rotata cum figuris hominum et quadrupedum ».3
Tali stoffe sono chiamate ragionevolmente dal Bock orientali-bizantine,
del vi secolo e non di più tardi, come può argomentarsi dalla loro simi-

1 Griffi, Mon. di Cere antica. Museum gregorianum, tomo I, tav. 66.

2 V. De Rossi, La basilica di Giunio Basso. {Boll, d'arch. cristiana).

3 Fr. Bock, Geschichte der lìturgischen Gewànder de s Miti et alter s. Bonn, III Band,
1871. Il disegno del tessuto citato dal Bock si vede al South Kensington Museum,
n. 875-'93-
 
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