Volume II.
DICHIARAZIONE DELLE TAVOLE
Tav. 106.
due furono le Sindoni adoperate nella sepoltura di Cristo, la
prima, nella quale il sacro cadavere fu tutto nudo involto
com'era sulla croce e portato a lavare sul vestibolo del
sepolcro, e la seconda disse esser quella, della quale fu co-
perto, quando lo cinsero intorno delle solite fasce che il
Vangelo nel racconto di Lazaro chiama institele, e nel parlare
della sepoltura di Cristo dice linteamina. Della Sindone di
Besanzone abbiamo una pittura, dalla quale ho fatto cavare
la fotografia che qui rappresento al numero 5, ed è quale
Chifflet ce F ha disegnata nel libro De linteis sepulchralibus.
Avrei volentieri interposto il parer mio, se mi fosse stato
concesso di vedere coi miei occhi la Sindone torinese e di
farmene trarre una fotografia. Ma poiché tutte le speranze
sono svanite, mi gioverò del disegno e delle affermazioni di un
testimonio di veduta, qual è il Piano, il quale nell' opera che
sopra quest'argomento scrisse e divulgò nel i833, col titolo di
Contentarli critico-archeologici sopra la SS. Sindone da me
citata di sopra, nel tomo II, pagina 118, dice: u Vi si vede,
io dico, e lo dico quale testimonio di vista, vi si vede un
doppio distintissimo ritratto di un colore bruno rossastro, rap-
presentante la parte anteriore e posteriore dell' intiero corpo
di Gesù Cristo, con tutte quelle particolarità che lo carat-
terizzano e nello stato a cui lo ridusse la sua passione e
morte: » e a pagina 157 u tutta piagata scorgesi .la testa «: e
parlando della ferita a pagina 161 afferma, che quantunque
la ferita del costato u non più a questi giorni apparisca assai
grande, tale fuori di dubbio scorgevasi nelle età passate «: e a
pagina 162: u le piaghe delle mani sono vicinissime al corpo
cioè alla giuntura della mano col braccio e quelle de'piedi si
trovano nel tarso o vogliam dire vicino al collo del piede. 11
Finalmente riguardo al perizoma cosi si esprime a pagina 167:
« i ritratti di Gesù Cristo nella nostra Sindone pare che portino
ai fianchi una specie di fascia, essendo ivi una macchia rossa
e certe linee più regolari che nel resto del corpo e il lembo
tondeggiante a guisa di un C. n II pittore del Borromeo espresse
per tutto il corpo in tante strisce serpeggianti i colpi dei
flagelli, e parimente li rappresentò colui che trasse la copia
salernitana: ma lo Chifflet e il P. Piano ne hanno invece
fatto figurare le ombre svanite. Solo è poi il suddetto pittore
del Borromeo che ha segnate qua è là piccole macchie sul
lenzuolo fuori dei contorni del corpo: egli uni i capelli alle
spalle come un panno che dal capo scendesse e accennò
solo il luogo degli occhi, del naso, della bocca, esprimendo
la barba un po' bipartita, dove nel lenzuolo salernitano è
manifestamente divisa in due corte liste. V è dunque un con-
senso generale d'interpretazione della imagine svanita e solo
differiscono i pittori in varii tempi adoperati nella maggiore
o minore forza e precisione artistica. Può quindi seriamente
conchiudersi che nella Sindone non vi deve essere soltanto
una macchia esprimente l'ombra della persona di Cristo,
ma i particolari altresì vi debbono essere in qualche modo
figurati, onde non si stimerebbe rettamente, che manchino
del tutto gì' interni lineamenti. La quale imagine, poiché Iddio
poteva imprimerla nella Sindone senza la mano dell' uomo
e a noi non consta il contrario, la venereremo colla scorta
della Chiesa. Quanto agi' indizii del perizoma, poiché le ima-
gini del Paleotto e dello Chifflet non son d'accordo e neanche
gli scrittori che ne trattano di veduta, la Sindone di Besan-
zone escludendolo del tutto, noi potremo, cred' io, esser liberi
ad opinare, come ci parrà, avvertendo che il pittore del
Borromeo, sebbene lasciò di segnare i contorni del lembo,
nondimeno rappresentò a destra del Salvatore una mac-
chia oblonga fuori dei contorni, la quale molto si assomiglia
alla cascata del perizoma, da quella parte congiunto e an-
nodato.
Volendo ragionare sopra di ciò che era naturalmente
possibile ad imprimersi sulla Sindone di Chambery, mette-
remo da parte i pittori che la copiarono e richiameremo il
racconto evangelico, illustrandolo e supplendolo con ciò che
sappiamo della maniera di seppellire usata dagli Ebrei.
Il sacro evangelista Giovanni (al e. XIX, 39) assai chia-
ramente ci fa intendere che Nicodemo portò seco una Sindone
e una composizione di mirra e di aloe, del peso di circa
cento libbre, e che togliendo il corpo di Gesù, egli e Giuseppe
di Arimatea, l'invilupparono nella tela di lino e il deposero
cogli aromi alla maniera usata dagli Ebrei. Non v'ha dubbio
che altre cerimonie vi furono praticate, delle quali il sacro
testo si passa, come di cose che ciascuno poteva intendere
e supplire. Tra questa è principale la lozione del cadavere
prima di conciarlo cogli aromi, la quale, se fu sempre tenuta
per un debito di pietà, rendevasi in questo caso ancor neces-
saria, per essere il corpo del Redentore tutto cosperso di
grumi di sangue. Il lavarono adunque e l'unsero con quella
mestica che avevano seco portata e poi l'involsero nella
Sindone che principalmente velava il capo, scendendo innanzi
e dietro le spalle fino ai piedi, e fasciarono il cadavere con
lunga striscia di panno dai piedi fino al collo. La Scrittura,
quando ci parla di questa Sindone, due volte la chiama su-
dario (Ioh. XI, 44) : allorché Lazaro venne fuori del sepolcro
dice che il volto di lui era velato dal sudario: xaì ij ót{/<?
aù-mù aovSccpia lapdfcro (Ioh. XX, 7), e quando i santi apostoli
Pietro e Giovanni videro nella camera sepolcrale la Sindone
piegata e posta da parte dice: il sudario, che copriva la
testa di lui: xò «uSapiov, ó w ini r/j; xspaXij; aùrou. I Siri chia-
mano sudario K"nìD, quello che finSDD dicono gli Ebrei, che
vuol dire velo, manto, e così anche i Caldei pongono TT1D
per un velo qualunque o panno di lino. Questa voce passò ai
Latini, presso i quali prese il significato speciale di fazzoletto
per tergere il sudore. Ond'è che la prima idea che si affaccia
alla nostra mente si è quella di un breve panno di lino
che involgesse il capo soltanto, e non coprisse tutto il corpo.
Fatto ciò i due discepoli fecero porre sulla bocca della
spelonca una grossa lastra di pietra e partirono. Così noi ci
I I —
DICHIARAZIONE DELLE TAVOLE
Tav. 106.
due furono le Sindoni adoperate nella sepoltura di Cristo, la
prima, nella quale il sacro cadavere fu tutto nudo involto
com'era sulla croce e portato a lavare sul vestibolo del
sepolcro, e la seconda disse esser quella, della quale fu co-
perto, quando lo cinsero intorno delle solite fasce che il
Vangelo nel racconto di Lazaro chiama institele, e nel parlare
della sepoltura di Cristo dice linteamina. Della Sindone di
Besanzone abbiamo una pittura, dalla quale ho fatto cavare
la fotografia che qui rappresento al numero 5, ed è quale
Chifflet ce F ha disegnata nel libro De linteis sepulchralibus.
Avrei volentieri interposto il parer mio, se mi fosse stato
concesso di vedere coi miei occhi la Sindone torinese e di
farmene trarre una fotografia. Ma poiché tutte le speranze
sono svanite, mi gioverò del disegno e delle affermazioni di un
testimonio di veduta, qual è il Piano, il quale nell' opera che
sopra quest'argomento scrisse e divulgò nel i833, col titolo di
Contentarli critico-archeologici sopra la SS. Sindone da me
citata di sopra, nel tomo II, pagina 118, dice: u Vi si vede,
io dico, e lo dico quale testimonio di vista, vi si vede un
doppio distintissimo ritratto di un colore bruno rossastro, rap-
presentante la parte anteriore e posteriore dell' intiero corpo
di Gesù Cristo, con tutte quelle particolarità che lo carat-
terizzano e nello stato a cui lo ridusse la sua passione e
morte: » e a pagina 157 u tutta piagata scorgesi .la testa «: e
parlando della ferita a pagina 161 afferma, che quantunque
la ferita del costato u non più a questi giorni apparisca assai
grande, tale fuori di dubbio scorgevasi nelle età passate «: e a
pagina 162: u le piaghe delle mani sono vicinissime al corpo
cioè alla giuntura della mano col braccio e quelle de'piedi si
trovano nel tarso o vogliam dire vicino al collo del piede. 11
Finalmente riguardo al perizoma cosi si esprime a pagina 167:
« i ritratti di Gesù Cristo nella nostra Sindone pare che portino
ai fianchi una specie di fascia, essendo ivi una macchia rossa
e certe linee più regolari che nel resto del corpo e il lembo
tondeggiante a guisa di un C. n II pittore del Borromeo espresse
per tutto il corpo in tante strisce serpeggianti i colpi dei
flagelli, e parimente li rappresentò colui che trasse la copia
salernitana: ma lo Chifflet e il P. Piano ne hanno invece
fatto figurare le ombre svanite. Solo è poi il suddetto pittore
del Borromeo che ha segnate qua è là piccole macchie sul
lenzuolo fuori dei contorni del corpo: egli uni i capelli alle
spalle come un panno che dal capo scendesse e accennò
solo il luogo degli occhi, del naso, della bocca, esprimendo
la barba un po' bipartita, dove nel lenzuolo salernitano è
manifestamente divisa in due corte liste. V è dunque un con-
senso generale d'interpretazione della imagine svanita e solo
differiscono i pittori in varii tempi adoperati nella maggiore
o minore forza e precisione artistica. Può quindi seriamente
conchiudersi che nella Sindone non vi deve essere soltanto
una macchia esprimente l'ombra della persona di Cristo,
ma i particolari altresì vi debbono essere in qualche modo
figurati, onde non si stimerebbe rettamente, che manchino
del tutto gì' interni lineamenti. La quale imagine, poiché Iddio
poteva imprimerla nella Sindone senza la mano dell' uomo
e a noi non consta il contrario, la venereremo colla scorta
della Chiesa. Quanto agi' indizii del perizoma, poiché le ima-
gini del Paleotto e dello Chifflet non son d'accordo e neanche
gli scrittori che ne trattano di veduta, la Sindone di Besan-
zone escludendolo del tutto, noi potremo, cred' io, esser liberi
ad opinare, come ci parrà, avvertendo che il pittore del
Borromeo, sebbene lasciò di segnare i contorni del lembo,
nondimeno rappresentò a destra del Salvatore una mac-
chia oblonga fuori dei contorni, la quale molto si assomiglia
alla cascata del perizoma, da quella parte congiunto e an-
nodato.
Volendo ragionare sopra di ciò che era naturalmente
possibile ad imprimersi sulla Sindone di Chambery, mette-
remo da parte i pittori che la copiarono e richiameremo il
racconto evangelico, illustrandolo e supplendolo con ciò che
sappiamo della maniera di seppellire usata dagli Ebrei.
Il sacro evangelista Giovanni (al e. XIX, 39) assai chia-
ramente ci fa intendere che Nicodemo portò seco una Sindone
e una composizione di mirra e di aloe, del peso di circa
cento libbre, e che togliendo il corpo di Gesù, egli e Giuseppe
di Arimatea, l'invilupparono nella tela di lino e il deposero
cogli aromi alla maniera usata dagli Ebrei. Non v'ha dubbio
che altre cerimonie vi furono praticate, delle quali il sacro
testo si passa, come di cose che ciascuno poteva intendere
e supplire. Tra questa è principale la lozione del cadavere
prima di conciarlo cogli aromi, la quale, se fu sempre tenuta
per un debito di pietà, rendevasi in questo caso ancor neces-
saria, per essere il corpo del Redentore tutto cosperso di
grumi di sangue. Il lavarono adunque e l'unsero con quella
mestica che avevano seco portata e poi l'involsero nella
Sindone che principalmente velava il capo, scendendo innanzi
e dietro le spalle fino ai piedi, e fasciarono il cadavere con
lunga striscia di panno dai piedi fino al collo. La Scrittura,
quando ci parla di questa Sindone, due volte la chiama su-
dario (Ioh. XI, 44) : allorché Lazaro venne fuori del sepolcro
dice che il volto di lui era velato dal sudario: xaì ij ót{/<?
aù-mù aovSccpia lapdfcro (Ioh. XX, 7), e quando i santi apostoli
Pietro e Giovanni videro nella camera sepolcrale la Sindone
piegata e posta da parte dice: il sudario, che copriva la
testa di lui: xò «uSapiov, ó w ini r/j; xspaXij; aùrou. I Siri chia-
mano sudario K"nìD, quello che finSDD dicono gli Ebrei, che
vuol dire velo, manto, e così anche i Caldei pongono TT1D
per un velo qualunque o panno di lino. Questa voce passò ai
Latini, presso i quali prese il significato speciale di fazzoletto
per tergere il sudore. Ond'è che la prima idea che si affaccia
alla nostra mente si è quella di un breve panno di lino
che involgesse il capo soltanto, e non coprisse tutto il corpo.
Fatto ciò i due discepoli fecero porre sulla bocca della
spelonca una grossa lastra di pietra e partirono. Così noi ci
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