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Volume II.

DICHIARAZIONE DELLE TAVOLE

Proemio

Volendo ora trattare dell' epoca, è d' uopo che incomin-
ciamo dal Bianchini, la cui opinione è che la serie australe
sia dell'epoca di papa Leone I (Prolegg. ad AnastasA. II,
e. IV, p, LXXVIII), e le ragioni da lui addotte sono: la somi-
glianza dello stile di queste colle imagini del musaico, le quali
si sa di certo che furono poste da S. Leone papa : la testimo-
nianza di papa Adriano I, quantunque il Libro pontificale
sembri che ne dichiari autore, almeno in parte, papa Sim-
maco, del quale si legge: in basilica renovavit absidem et
post confessionem pictura ornavit. Il Bianchini dice, che
resta incerto, se le parole post confessionem si debbano in-
tendere verso l'abside, ovvero verso la nave. Dietro il Bian-
chini tenne il Marangoni e dimostrò ancor egli, col testimonio
di papa Adriano I, che S. Leone ne fu autore (Chron. Sum.
Pont. p. V) : ma inoltre aggiunse, che essendo costume dei
Papi del secol quinto di vestire il pallio filosofico, tutte le
imagini che in tal guisa vestivano dovessero credersi di quel
secolo. Essendo questa la sentenza del Bianchini e del Ma-
rangoni, dobbiam dire che il Paciaudi a torto attribuisce
loro l'opinione, secondo la quale papa Innocenzo ne sarebbe
stato autore, e che i papi Leone e Simmaco ne avessero di
poi accresciuto il numero {De sacris balneis, p. 76): Hanc
sane penicillo depictam dum pontificatimi gereret Innocen-
tius I, auctamque deinde a Leone Magno et Symmacho pp.,
nempe volvente saeculo V, indiciis omnibus notis atque ar-
gumentìs Blanchinius {Prolegg. ad Anastas.II, Rom. 1724),
eoque facem praeferente, Marangonius, proleg. ad Chronol.
basii, ostiens, demonstravit.

Il terzo che abbia allegate ragioni è il P. Zaccaria, al quale
invero e non -al Bianchini, né al Marangoni, come afferma
il Paciaudi, parve, e dice di averlo dimostrato nella Storia
letteraria, che le prime pitture dei Papi non a S. Leone si
dovessero attribuire, ma che fossero fino a S. Zosimo del-
l' epoca di Teodosio, quando fu rifabbricata la basilica, o
piuttosto di Onorio che la compì. Perocché i° Papa Zosimo
è il primo che porti nella epigrafe l'appellativo di Sanctus,
e il nimbo, la cui maniera anche varia nel successore di lui.
2° Innocenzo I, che è 1' ultimo senza titolo di Santo, mori
nel 417, e potè terminarsi in quel.tempo la chiesa ed es-
servi messe le pitture. 3° Fino a Zosimo non si legge mai Si-
xtus II, Felix II, ma da Zosimo in giù Sixtus III, Felix III.
Quanto alle pitture seguenti, die' egli, « non crederei che
siano fatte sotto Simmaco, ma non dopo Ormisda: perchè
Simmaco vi è col titolo di Sanctus, manca poi il ritratto di
Ormisda, e le pitture fino ad Ormisda hanno il pallio filo-
sofico, non il pontificale, il che è segno di remota antichità. «
Noi passeremo per buone le allegate ragioni dell'appellativo
di Sanctus, del nimbo, del numero aggiunto ai nomi che
nelle pitture anteriori è omesso, per le quali egli assegna
ad altra epoca le dieci pitture da Zosimo a Simmaco, ma
non in quanto egli ne vuol fare autore papa Ormisda:
perocché papa Zosimo porta il pallio pontificale insignito

di tre croci, laddove al tempo di Ormisda e fino almeno al
secolo nono non se ne portava dai Papi più di una. La rozza
maniera notata da chi vide queste dieci pitture, il nimbo che
le incorona, il titolo di S(anctus) dato loro, se ne eccettui
Bonifazio e Simplicio, la tonsura episcopale, e finalmente
l'abito detto filosofico, ma che noi diremo apostolico, sono
indizii probabili del secol quinto, ma possono convenire
anche al secol sesto e settimo e seguenti, e, trattone l'abito
apostolico, a miglior ragione. Potrebbe del resto ben essere,
che questa serie si debba al papa Simmaco, che sedette
dal 4g8 al 5i4, siccome mi par certo che la intera serie
del lato australe sia da ascrivere a papa Zosimo, che go-
vernò la Chiesa dal 417 al 4i8. Egli è per converso poco
probabile farne autore papa Leone, il quale niuno saprebbe
dire per qual motivo, arrestatosi ad Innocenzo I, non avesse
continuato fino al suo predecessore Sisto III di santa me-
moria. Ma dirassi, che v' è I' autorità di papa Adriano I, il
quale attesta che S. Leone ornò le basiliche d'imagini ; fecit
ecclesias, quas in musivo et diversis historiis seu imaginibus
pingens decoravit. Ciò io non nego, ma fo riflettere che papa
Adriano, là dove poi memora la basilica di S. Paolo ornata
da S. Leone, altre pitture non nomina che quelle del musaico;
Magis autem in basilica S. Pauli apostoli arcum ibidem
maiorem facieus et musivo depingens: il che ci è del pari
confermato dalla iscrizione, nella quale si legge anche il
nome di Galla Placidia figlia di Teodosio, che forse vi
prestò mano :

PLACIDIAE PIA MENS OPERIS DECVS OMNE PATERNI
GAVDET PONTIFICIS STVDIO SPLENDERE LEONIS.

Or avendo stabilito che le imagini dipinte sul lato australe
si debbono verosimilmente attribuire piuttosto a papa Zosimo
che a S. Leone, debbo anche trattare la questione del nome
che loro si deve dare, cioè, se debbano chiamarsi imagini
ideali, ovvero ritratti di storici personaggi. La questione
potrebbe risolversi, quando noi avessimo altri ritratti da
mettere a confronto coi nostri, e vedere se vi sono osser-
vate le medesime note individuali, che in queste l'uno
dall' altro Papa si bene distinguono. Quei pochi ritratti an-
teriori alle nostre pitture, che pur ci rimangono, cominciando
dal principe degli Apostoli, di certo si assomigliano ; ma chi
potrà dire altrettanto di tutti? Che se fosse possibile ciò,
chi non vede, che per questo mezzo potrebbesi troncare
ogni ulteriore controversia intorno a Cleto e Anacleto, a
Marcellino e Marcello, dei quali si avrebbe una testimo-
nianza di fatto ineluttabile, che furono quattro e non due
Papi, a cui non si potrebbe opporre, come si fa alle testi-
monianze scritte, ove sempre si può presumere un errore
di alcuni cronologi.

La cosa intanto resta tuttavia dubbia, perchè siccome è
di tutta probabilità il supporre che ove si fossero avuti

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