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PITTURE DELLA GENESI

NELLE PERGAMENE DI VIENNA

PROEMIO

A,

k.ngelo Busbeckio acquistò in Costantinopoli per la biblio-
teca Cesarea ventisei fogli di pergamena in color violaceo
scritti con lettere d'oro, e contenenti parte della Genesi in
greca lingua. A questi fogli era aggiunta una pergamena,
la quale era scritta a due colonne e conteneva una parte
del capo XXIV di S. Luca, ma senza miniature. Il Lambecio
diede la prima notizia di questi fogli, e pubblicò un saggio
delle miniature, le quali furono poi stampate tutte da Da-
niello De Nessel nel Catalogus sive recensio specialis om-
nium codiami manuscriptorum Graecorum etc.Vindob. 1690,
dalla pagina 55 a 102, premesse alcune avvertenze: fra le
quali è notevole che egli dica essere il codice del secol sesto
e che queste pitture possono rivaleggiar con quelle della
Roma sotterranea, e non riescono meno di quelle care, né
meno utili agli studiosi (p. 4o) : nec minus iucundae nec minus
utiles erunt, quam Mae aeque rudes quarum vetustate glo-
riatiti- Roma subterranea. Nei 180 anni corsi dopo la pub-
blicazione del De Nessel non vi è stata altra edizione di
queste insigni pitture, di che è molto a maravigliare. Né il
Seroux d'Agincourt nella Storia della pittura, ove ne diede
un saggio, altro fece che riprodurre le stampe del De Nessel.
Sarà dunque ora la prima volta che le miniature costanti-
nopolitane veggono la luce con tutta verità ed esattezza,
mercé delle fotografie dalle quali ho cavato i lucidi per l'in-
cisione delle tavole. Avverto che, per averne quattro in ogni
tavola, mi è stato d'uopo ridurre la loro grandezza a più
piccola forma, cioè a due terzi in circa. Non era espediente
dar due pitture per ogni tavola, con che avrebbero sommato

a 24 tavole, numero troppo grande per una collezione che
ha dovuto restringersi a sole tavole cinquecento. Or vediamo
qual è la natura dei fogli superstiti.

Non dirò cosa nuova se affermo che altra fu spesso la
mano del calligrafo, altra quella del pittore, e che il calligrafo
nel trascrivere alcun codice, che doveva essere ornato di
pitture, lasciava il campo al pittore. Colui che die a trascri-
vere questo libro della Genesi sembra abbia destinato alle
pitture l'inferior parte di ciascuna pagina ; ond' è che queste
vedonsi per metà scritte, per metà miniate. Ciò che sorprende,
e che non vedo osservato finora da veruno, quantunque sia
di molta importanza, si è che sembra il calligrafo non abbia
precorso nel lavoro al pittore, perocché in alcun luogo lo
scritto tocca troppo da presso le linee estreme della pittura.
E probabile che 1' originale, donde il calligrafo traeva la
copia, non ebbe pitture, le quali se avesse avute sarebbero
ben da lui stati misurati gli spazii e le aree pel testo, che
doveva copiare. Parmi ancor vero, che il pittore a cui fu
affidato il lavoro non compose egli tutti i dipinti, o almeno
non li compose per questo codice. E potrebbe ben essere,
che gli originali delle pitture siano di epoca anteriore. Certo
è poi, se io non m'inganno, che il pittore di questo codice
non copiò sempre da un solo esemplare, _ma che ne ebbe
talvolta dinanzi più di uno: di che è manifesta prova il
veder due volte rappresentata la benedizione data a Giacobbe
dal personaggio che lottò con lui, ripetendosi il medesimo
soggetto in due tavole consecutive.

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