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Volume III.

STORIA DELL'ARTE CRISTIANA

MONUM. II.

TAVOLA CXII.

I. ( L/e Nessel, tav. I). II testo che serve d'argomento al
quadro è tolto dal capo III della Genesi, e comincia dal
versicolo 4 terminando poi al versicolo i3. In questo tratto
in primo luogo si narra al versicolo 5, che Eva colse il pomo
e lo diede a mangiare a suo marito: ed è questa la prima
rappresentanza. Eva ha in mano un pomo e un altro ne ha
dato al marito. Lo stile del nudo è imitato dalla natura, né
vi è sceltezza di forme. L'acconciatura dei capelli, che in
ambedue si elevano come nelle maschere tragiche degli
antichi, pare sia una moda del tempo. Ambedue son nudi,
né vi è alla nudità alcuna foglia sovrapposta, come nella
stampa del De Nessel: sulla pergamena vedonsi coperti da
mano moderna con una pennellata informe, a cui ho sosti-
tuito la solita fogliuccia.

Nella scena seconda vediamo rappresentato ciò che si legge
al versicolo 7. Vanno ambedue i protoparenti alquanto curvi
della persona, sostenendo la foglia di fico colle due mani e
sono tristi. E scritto che Adamo e la moglie, avendo udito
la voce del Signore, temettero e si nascosero tra le piante
del Paradiso. Il pittore ha espresso questo racconto in terzo
luogo, ponendo la mano parlante che sporge dalle nuvole,
il che dinota la voce di Dio. I due coniugi sono nascosti
tra le piante fino al collo, ed Adamo che dal suo nascon-
diglio leva la destra e guarda in alto, esprime eh' egli ha
udita la chiamata del Signore. Le piante pomifere che si
veggono prescelte dall'artista sono il melo e il pero; mail
pomo che Eva tiene in mano e che porge al marito è il
frutto del melo, il che si vede anche nella nostra tavola al
numero 2, ove il serpe è attortigliato attorno all' albero di
melo; 11 che del suo pomo gli angeli fa ghiotti ».

2. (De Nessel,tav. II). Di sopra alla pittura si legge trascritto
il capo III della Genesi dal versicolo i4, ma è omesso dal
De Nessel il termine del testo. Nel primo luogo a sinistra
vedesi il serpente avviticchiato all' albero, che è di melo.
Adamo ed Eva sono in tunica di pelle senza maniche, dal-
l'alto appare la mano parlante di mezzo alle nuvole. Nei
versicoli i4-ig si legge la sentenza di condanna pronunziata
da Dio, in primo luogo contro il serpente, poi contro Eva
ed Adamo. Quindi al versicolo 20 si narra che Iddio fece
ad Adamo e ad Eva le tuniche di pelle e li vestì. La se-
conda scena rappresenta il cherubo collocato all'ingresso del

/O

Paradiso, dinotato dalla porta, accanto al quale è una doppia
ruota, tutta fiammante, qual si mostrò in visione ad Eze-
chiele. Il testo greco dice che Iddio pose a guardia della via,
che menava al legno della vita, i cherubini e una spada
fiammante che velocemente girava: IxoSg. t<z /£pou/3(,a y.cà
t^m ^Xcyt'yvjv ps/i^ac'av tvjv UTpsyc/xsvijv tyiAdcGztv pjv oSòy toù
?uAsu -nj; gfflij;. Il pittore ha omessa questa spada ed invece
ha dipinto accanto ad un angelo e presso la porta dell' Eden
una ruota dentro altra ruota intorno divampanti di fiamme,
come si figura la ruota del carro che, come ho detto avanti,
accompagna i cherubini nella visione di Ezechiele, e in
quella guisa medesima che si rappresenta nelle pitture di
Cosma (V. tav. i48, 2). Nel testo della Genesi non si legge
che i cherubini avessero in mano la spada di fuoco, ma si
nominano separatamente e spada, po[up«ia, e cherubini, di-
cendosi che Iddio pose i cherubini e la posala. È però
proprio idiotismo dell' ebraica lingua significare con due
sostantivi insieme uniti dalla congiunzione et, l'aggettivo,
dicendosi cherubino e spada, per cherubino armato di spada,
toro e corona, per toro fregiato di corona, carro e ruote,
cioè carro con le ruote. L'originai testo ebraico dice fiamma
di spada rotante rOSnnon 3"inn B!"l/, le quali parole possono
spiegarsi secondo la notata indole della lingua per spada
fiammante e rotante. Il greco testo traduce la voce 3*in per
quell' arma barbarica che chiamavasi polipaio:, la cui forma
e natura non è determinata, come dimostra il prendersi
talvolta in senso di lancia e tal altra in senso di spada. Or
sembra che l'idea di fiamma, di strumento rotante, abbia
suggerito al pittore di servirsi della simbolica ruota fiam-
mante; tanto più, che le ruote accompagnano i cherubini
nella visione di Ezechiele, e si legge che Iddio le chiamò
volubiles, 7J7J, che i Settanta lasciano come nome proprio
senza interpretazione, ma si sarebbero dette xpo/oi Gxptqi-
(j.ivol, come la pofifocla si appella arp£<po[iani- La seconda scena
esprime Adamo ed Eva già fuori del Paradiso e guidati da
un'augusta matrona di taglia più alta, in abito cilestro e
porporino. La qual donna parve al Lambecio degnissima di
considerazione, perchè accompagna i due condannati per dar
loro sollievo, tamquam solatìi causa (Bibl. Caesar. Comm.
t. Ili, ed. Kollar, 1776, pag. 7). Ma tu vi devi riconoscere la
divina Sapienza, della quale è scritto che custodì Adamo e
il trasse fuora dal suo peccato e gli die virtù per sostenere
ogni cosa (Sap. e. IX, 19; X, 1).
 
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