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Volume III.
STORIA DELL'ARTE CRISTIANA
MoNUM. II.
terza. Ancor qui vi è lacuna, mancando certamente la co-
struzione della torre di Babele riferita al capo X, e la chia-
mata di Abramo e il sacrifizio fatto in Betel e la sua prima
peregrinazione in Egitto, e l'avvenimento di Sara che è
narrato nel capo XII: le quali cose fanno conghietturare
che manchino forse quattro tavole, o sia due fogli di per-
gamena. Perduto ancora mi sembra il quadro della sepa-
razione di Abramo da Lot, il quale ci è rappresentato nel
musàico di S. Maria Maggiore, e quello delle promesse fatte
da Dio ad Abramo che gli darebbe in possesso per sé e i
figli suoi tutta la terra di Canaan; inoltre la disfatta dei
cinque regoli, e la liberazione della famiglia di Lot, che
menavano seco dal sacco di Sodoma. Il soggetto che ve-
diamo rappresentato sopra questa tavola è quando Abramo
torna vincitore dalla disfatta di Cadaorlaomor e dei re al-
leati e riconduce seco Lot, le donne e la famiglia (V. il v. 16),
dove gli si fa incontro il re di Sodoma che offre ad Abramo
tutto il bottino, eccettuate soltanto le persone. Ma Abramo
rifiuta quella proposta, solo accettando che ai tre suoi com-
pagni della spedizione si dia la parte della preda che loro
tocca; il che pare che egli stia dicendo al re di Sodoma.
Nel piano inferiore Melchisedec, re di Salem, va incontro
ad Abramo con un orciuolo di vino nella sinistra e un pane
nella destra, o piuttosto nel seno del pallio. Il suo costume
è simile a quello del re di Sodoma, se ne eccettui il pallio,
in cui vece il re predetto porta una clamide affibbiata sul-
l'omero destro, laddove il pallio di Melchisedec è sacer-
dotale, cioè si affibbia sul petto ; ed è stato si male inteso
nella stampa, che ci rappresenta una fascia incrociata a
guisa della odierna stola sacerdotale. Abramo gli si inchina
colle mani velate dal manto e sta in atto di accogliere il pane
e il vino santificato. Che qui si tratti di pane e di vino, già
offerto a Dio in sacrifizio, il mette fuor di dubbio l'ara col
suo baldacchino o ciborio sostenuto da quattro colonne,
dinanzi al quale pende il velo fregiato di stelle. Quest'ara
vi sta per indizio della sacra cerimonia ivi compita da Mel-
chisedecco. I due re di Sodoma e di Salem hanno calzari
alti e ornati da una filza di perle alla imboccatura, al cal-
cagno, al malleolo e sul collo del piede per lungo. Vestono
anassiridi e tuniche corte, e portano la tiara con corona
ornata di due filze di perle e sulla fronte hanno un trifoglio.
4. (De Nessel, tav. VIII; Gen. cap. XV, i-5). La pittura
esprime una nobile casa per mezzo di due colonne corinzie,
sulle quali in luogo dell'architrave è tragittata una avvolta
cortina; e l'artista, a fin di significare che la scena si svolge
nell'interno di una camera, vi ha figurata da un lato la
porta d'ingresso. È la casa di Abramo, il quale vi si vede
in atto di dormire sul letto, mentre Iddio gli parla dall'alto:
in segno di che v'è la mano che sporge dalle nuvole. Ciò
che Iddio gli dice è in sogno, e ciò che sogna è per ipotiposi
messo sott' occhio nella scena seguente. Poiché Abramo
dolevasi con Dio di non aver figli e che l'erede delle sue
sostanze sarebbe il damasceno Eliezer, natogli da Masec
serva, il quale era tuttavia suo ministro: onde vi é figurato
nel piano inferiore a guardia degli armenti che riposano
all'ombra della quercia di Mambre. In quella visione adunque
Iddio disse ad Abramo che levasse gli occhi al cielo e vedesse
se poteva contare il numero delle stelle. Abramo sta in piedi
colle mani velate e guarda le stelle che gli sono mostrate
dalla mano parlante, col dito medio unito al pollice: veste
una tunica listata podére, e il pallio ; la lettiera ha la sponda
da capo, ed è lateralmente decorata da un delfino d'intaglio.
Il materasso ha quattro pezze rotonde con una filza di perle
ai quattro cantoni, e v' è lo sgabello a pie del letto. Il servo
Eliezer veste una tunica cinta e senza maniche, propria dei
pastori nelle pitture di questo codice, e porta alti calzari
stretti alla gamba con una cordicella ad ingraticolato. Egli
sembra discorrere tenendo nelle mani il breve pallio che si
è tolto di dosso.
TAVOLA CXIV.
(De
I. (LJe Nessel, tav. IX; Gen. cap. XIX, 12, 26). La quinta
pergamena rappresenta dal lato dritto Lot salvato dagli angeli
e l'incendio di Sodoma. Sono quindi perite le scene raccon-
tate nei capi XVI, XVII, XVIII, e nei primi undici versicoli
del capo XIX. Il musaico di S. Maria Maggiore vi supplisce
in qualche modo, dipingendo il racconto del capo XVIII, cioè
l'apparizione dei tre personaggi celesti e l'ospitalità loro fatta
da Abramo, e come ne ebbe promessa di un figlio. La scena
medesima trovasi fra le miniature del codice di Filippi, e nel
musaico di S. Vitale in Ravenna. Vengo al nostro soggetto.
La pittura è divisa in due piani. Nel superiore vedesì la
città di Sodoma munita di mura e di torri con alberi al
ridosso: dentro di essa i due angeli fan premura a Lot, perchè
esca: indi fuori di città si rivede Lot, ma con la moglie e
la famiglia composta di sei persone, tre maschi e tre femine,
e vi si vedono guidati dai due angeli che sono alati, hanno
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Volume III.
STORIA DELL'ARTE CRISTIANA
MoNUM. II.
terza. Ancor qui vi è lacuna, mancando certamente la co-
struzione della torre di Babele riferita al capo X, e la chia-
mata di Abramo e il sacrifizio fatto in Betel e la sua prima
peregrinazione in Egitto, e l'avvenimento di Sara che è
narrato nel capo XII: le quali cose fanno conghietturare
che manchino forse quattro tavole, o sia due fogli di per-
gamena. Perduto ancora mi sembra il quadro della sepa-
razione di Abramo da Lot, il quale ci è rappresentato nel
musàico di S. Maria Maggiore, e quello delle promesse fatte
da Dio ad Abramo che gli darebbe in possesso per sé e i
figli suoi tutta la terra di Canaan; inoltre la disfatta dei
cinque regoli, e la liberazione della famiglia di Lot, che
menavano seco dal sacco di Sodoma. Il soggetto che ve-
diamo rappresentato sopra questa tavola è quando Abramo
torna vincitore dalla disfatta di Cadaorlaomor e dei re al-
leati e riconduce seco Lot, le donne e la famiglia (V. il v. 16),
dove gli si fa incontro il re di Sodoma che offre ad Abramo
tutto il bottino, eccettuate soltanto le persone. Ma Abramo
rifiuta quella proposta, solo accettando che ai tre suoi com-
pagni della spedizione si dia la parte della preda che loro
tocca; il che pare che egli stia dicendo al re di Sodoma.
Nel piano inferiore Melchisedec, re di Salem, va incontro
ad Abramo con un orciuolo di vino nella sinistra e un pane
nella destra, o piuttosto nel seno del pallio. Il suo costume
è simile a quello del re di Sodoma, se ne eccettui il pallio,
in cui vece il re predetto porta una clamide affibbiata sul-
l'omero destro, laddove il pallio di Melchisedec è sacer-
dotale, cioè si affibbia sul petto ; ed è stato si male inteso
nella stampa, che ci rappresenta una fascia incrociata a
guisa della odierna stola sacerdotale. Abramo gli si inchina
colle mani velate dal manto e sta in atto di accogliere il pane
e il vino santificato. Che qui si tratti di pane e di vino, già
offerto a Dio in sacrifizio, il mette fuor di dubbio l'ara col
suo baldacchino o ciborio sostenuto da quattro colonne,
dinanzi al quale pende il velo fregiato di stelle. Quest'ara
vi sta per indizio della sacra cerimonia ivi compita da Mel-
chisedecco. I due re di Sodoma e di Salem hanno calzari
alti e ornati da una filza di perle alla imboccatura, al cal-
cagno, al malleolo e sul collo del piede per lungo. Vestono
anassiridi e tuniche corte, e portano la tiara con corona
ornata di due filze di perle e sulla fronte hanno un trifoglio.
4. (De Nessel, tav. VIII; Gen. cap. XV, i-5). La pittura
esprime una nobile casa per mezzo di due colonne corinzie,
sulle quali in luogo dell'architrave è tragittata una avvolta
cortina; e l'artista, a fin di significare che la scena si svolge
nell'interno di una camera, vi ha figurata da un lato la
porta d'ingresso. È la casa di Abramo, il quale vi si vede
in atto di dormire sul letto, mentre Iddio gli parla dall'alto:
in segno di che v'è la mano che sporge dalle nuvole. Ciò
che Iddio gli dice è in sogno, e ciò che sogna è per ipotiposi
messo sott' occhio nella scena seguente. Poiché Abramo
dolevasi con Dio di non aver figli e che l'erede delle sue
sostanze sarebbe il damasceno Eliezer, natogli da Masec
serva, il quale era tuttavia suo ministro: onde vi é figurato
nel piano inferiore a guardia degli armenti che riposano
all'ombra della quercia di Mambre. In quella visione adunque
Iddio disse ad Abramo che levasse gli occhi al cielo e vedesse
se poteva contare il numero delle stelle. Abramo sta in piedi
colle mani velate e guarda le stelle che gli sono mostrate
dalla mano parlante, col dito medio unito al pollice: veste
una tunica listata podére, e il pallio ; la lettiera ha la sponda
da capo, ed è lateralmente decorata da un delfino d'intaglio.
Il materasso ha quattro pezze rotonde con una filza di perle
ai quattro cantoni, e v' è lo sgabello a pie del letto. Il servo
Eliezer veste una tunica cinta e senza maniche, propria dei
pastori nelle pitture di questo codice, e porta alti calzari
stretti alla gamba con una cordicella ad ingraticolato. Egli
sembra discorrere tenendo nelle mani il breve pallio che si
è tolto di dosso.
TAVOLA CXIV.
(De
I. (LJe Nessel, tav. IX; Gen. cap. XIX, 12, 26). La quinta
pergamena rappresenta dal lato dritto Lot salvato dagli angeli
e l'incendio di Sodoma. Sono quindi perite le scene raccon-
tate nei capi XVI, XVII, XVIII, e nei primi undici versicoli
del capo XIX. Il musaico di S. Maria Maggiore vi supplisce
in qualche modo, dipingendo il racconto del capo XVIII, cioè
l'apparizione dei tre personaggi celesti e l'ospitalità loro fatta
da Abramo, e come ne ebbe promessa di un figlio. La scena
medesima trovasi fra le miniature del codice di Filippi, e nel
musaico di S. Vitale in Ravenna. Vengo al nostro soggetto.
La pittura è divisa in due piani. Nel superiore vedesì la
città di Sodoma munita di mura e di torri con alberi al
ridosso: dentro di essa i due angeli fan premura a Lot, perchè
esca: indi fuori di città si rivede Lot, ma con la moglie e
la famiglia composta di sei persone, tre maschi e tre femine,
e vi si vedono guidati dai due angeli che sono alati, hanno
— Ì2