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Pitture

DICHIARAZIONE DELLE TAVOLE

Tavv. 126, 127.

quattro Evangelisti cinti di nimbo, a pie nudi, e vestiti di
tunica e pallio, e recano un libro in mano. Ciascun d'essi ha
da presso uno dei quattro misteriosi animali che lo simbo-
leggia. Son tutti barbati, eccetto S. Giovanni che ha i capelli
discriminati e lisci. L'uomo alato, che caratterizza S. Matteo,
stringe nella destra un volume, l'aquila è presso S. Giovanni,
il leone alato presso S. Marco, e il toro parimente alato dal
lato di S. Luca. Il più antico esempio dei quattro simboli
evangelici noto al Bandini (p. 722), era nel musaico di
S. Sabina, non avendosene alcun riscontro, dice, nei vetri e
nei sarcofagi. Non tenne adunque conto del musaico dei
tempi di Papa Siricio in S. Pudenziana, probabilmente perché
a'suoi tempi non si credeva molto antico. Quanto alla inter-
pretazione, il Bandini mal si appose, giudicando a pagina 721
che Cristo stesse creando le sfere celesti cosparse di stelle:
caelestes sphaeras stellis conspersas creare videtur Dominus
opifex in maiestate sedens in cathedra. Una composizione
simile alla pittura del codice Amiatino parrai sia la cesel-
latura della coperta messa dal Re Berengario al codice
evangeliario di Vercelli, stampata dal Bianchini (Evangel.
qitadrupl. tom. II, p. 644), e in niuna di queste due com-
posizioni ravvisar possiamo se non la gloria di Cristo se-
dente nel trono sui cieli e adorato dagli Angeli, qual ci è
descritto e narrato nelle visioni dei Profeti.

2. La pittura a pagina 6 (v. la tav. n. 2) ci pone innanzi il
Testamento vecchio e nuovo, diviso in settanta libri secondo
S. Ilaro Papa e S. Epifanio di Cipro: i titoli sono scritti
non in latercoli, ma si in due croci, che chiamar si sogliono
greche, e sopra le quali si legge: SCRIPTVRA DIVINA
DIVIDITVR IN TEST AMENTA DVO IDEST IN VETVS
ET IN NOVVM. In un cerchio di color nero a fondo rosso
è dipinto in oro un busto che si è creduto virile finora e
avente il capo coperto dal cappuccio. Il Bandini (pag. 714)
intende dimostrare che sia l'imagine di S. Gregorio Papa
(Vedi anche la pag. 727, ove ne dà il disegno che dice es-
sere sub aureis lineamentis in area rubra). Ma come ciò
può essere, se il Bandini medesimo tiene che il codice an-
tecede di un mezzo secolo l'epoca di S. Gregorio? Sappiamo
inoltre che S. Gregorio, nella imagine da sé fatta dipingere
nel chiostro di S. Andrea, si fé'rappresentare con poca
barba, come ci attesta Paolo Diacono che ne descrisse la
pittura, il qual particolare poi ci è confermato dal prezioso
dipinto del dittico di Brescia (vedi tav. 156). Ma escluso
Papa Gregorio, se, a riguardo del preteso cappuccio, volesse
alcuno che fosse questo il ritratto di alcun monaco o abate,
noi non gliel potremmo concedere : in prima perchè non si
saprebbe intendere a che fare si fosse dato a un tal perso-
naggio questa specie di presidenza sul Testamento vecchio e
nuovo : e poi chi non sa che i monaci in questa età nutrivano

la barba? Tal soggetto resterà dunque inesplicabile, finché
si vorrà persistere a tenere che questo personaggio porti il
capo coperto di cappuccio. Ma ciò per ventura non sussiste,
ed io non so come si è voluto denominar cappuccio quella
che è capigliatura manifestamente divisa nel mezzo della
fronte. Perocché né il cappuccio ebbe mai tal forma, né si
potrebbe spiegare in tale arnese la divisione predetta, la quale
è contro la natura stessa di copertura siffatta. Tutte le quali
difficoltà svaniranno, se mi si vorrà concedere che questa
figura non è virile, ma si di donna, e che il creduto cappuccio
non v'è rappresentato per nulla, ma sono in quella vece i
capelli che mostransi naturalmente discriminati sulla fronte,
e se non sono ben distinti dal soggolo, il quale le vela il
collo, ben s'intende però dalle particolarità notate, che il
pittore debba aver avuto questa idea di certo. Ragion poi
volea che qui un'imagine di donna si rappresentasse, ri-
chiedendo l'argomento, che vi è trattato, la personificazione
della sacra Scrittura, a cui si dà il soggolo, insegna di
castità, non altrimenti che alla Chiesa personificata nel mu-
saico di S. Sabina.

3. La pittura messa a pagina 8, dimostra la divisione della
Scrittura secondo S. Agostino in Testamento vecchio che
comprende i libri storici e profetici, e in Testamento nuovo
che si divide in quattro parti : cioè Evangelii, Epistole, Atti,
Apocalisse, e fanno insieme libri settantuno. In alto è scritto
un distico ritoccato posteriormente, come osserva il Bandini,
perchè molto scolorito:

* ELOQVIVM DOMINI QVAECVMQVE VOLVMINA PANDVNT.
SPIRITVS HOC SANCTO FV.DIT AB ORE DEVS.

Di sotto è una tavoletta e nel mezzo un cerchio, in cui ve-
desi una colomba, simbolo dello Spirito Santo, cinta intorno
di fiammelle, che tiene col rostro due fettucce, le quali so-
stengono sei latercoli contenenti le sei divisioni predette, e
v'è da notare che ciascun titolo ha in principio e in fine
una croce +.

4. La pittura a pagina 5 (v. la tav. n.4) è memorabile solo,
perchè vi è dipinto l'agnello, simbolo di Cristo, sopra i sette
latercoli contenenti i quarantanove libri della Scrittura, di-
visi secondo S. Girolamo in sette parti, delle quali tre appar-
tengono al vecchio e quattro al nuovo Testamento. Davanti
al titolo del primo latercolo, che è IN LEGE, vedesi il segno
di croce monogrammatica, $, la quale dal Bandini, o piut-
tosto dal tipografo, nella stampa (Catalogo, voi. I, pag. 725)
è cambiata in monogramma 'X. Il secondo è assegnato ai
Profeti; il terzo agli Agiografi; il quarto agli Evangelii; il
quinto alle Epistole; il sesto agli Atti; il settimo all'Apocalissi.

)I
 
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