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PlTTUR

DICHIARAZIONE DELLE TAVOLE

Tavv. i36, l'i-], 13S.

a corte maniche. Nel basso vedesi un cornucopia, dal quale
pendono festoni, e v'è anche figurato un uccello che becca.
Sulla volta stanno due galli, un' oca, ed altro uccello che
batte le ali e sembra volare, tenendo coi piedi un fiore
campaniforme.

2. (Biscioni, tav. XXII). A destra vedesi un uomo imberbe
in tunica biancastra e clamide rosso-chiaro affibbiata sul-
l'omero, il quale siede sopra piumaccio color di giacinto
ed ha davanti una tavola o mensa quadrata coperta di
panno bianco orlato di azzurro e di altri colori; ed è nel-
l'atto di parlare al Redentore che gli sta in piedi davanti.
Presso alla mensa vedesi un servo in tunica cerulea, il quale
nella prima edizione delI'Assemani, e nella seconda che è

quella del Biscioni, vedesi stendere il dito della sinistra verso
il Salvatore. Sull' originale invece ha in mano una patera con
manico e nella destra un orciuolo. L'Assemani seguito dal Bi-
scioni dice che qui è rappresentato Cristo che chiama Matteo
dal telonio all' apostolato. Il che se fosse, dovrebbe dirsi che
questa scena erroneamente sta fuori del suo posto, giacché
dopo la cattura all'orto Cristo sceglierebbe i suoi Apostoli: il
che avvenne nei primordii di sua predicazione. Ma non è cosi:
e noi invece vi riconosciamo Gesù Cristo davanti a Pilato,
e facilmente spieghiamo il servo che ha recato l'orciuolo e
la patera, perchè Pilato si lavi le mani davanti al popolo.

Sulla volta vedonsi quattro uccelli, e nel basso due steli
fioriti.

TAVOLA CXXXIX.

(B.

i. (Uiscioni, tav. XXIII). Il soggetto espresso in questa ta-
vola è assai celebre, perchè solito citarsi da quanti hanno
trattato della Crocifissione e del Crocifisso, come il più an-
tico esempio che si sapesse di pittura esprimente questo
mistero, e per alcune particolarità che vi si vedono osser-
vate. Fra queste è certamente l'uso introdottosi di rappre-
sentare Gesù non cinto, come oggi usiamo, di un panno ai
fianchi, ma vestito di colobio, cioè di una veste lunga e
senza maniche. Oggi però che ve ne è un esempio di tanto
più antico nel Crocifisso graffito del Palatino, da me sco-
perto e dato alla luce, appartenente ai primi anni del secolo
terzo, avremo imparato che in Occidente al pari che in
Oriente fu praticato di vestir Cristo confitto in croce di una
tunica interiore, o sia di un colobio che in Oriente usavasi
senza maniche, nel che solo differiva dalle odierne nostre
camicie, in cui vece vesti vasi; e però le glosse greco-latine
il fanno corrispondere al latino vocabolo subucula : xsXó^wv,
colobium, subucula. Un utilissimo confronto al colobio del
Crocifisso ce l'ha dato il colobio dell'indemoniato che abbiam
veduto avanti (tav. 137). Ma ciò si vede essersi fatto per
rispetto alla persona del Redentore, e non perchè si credesse
che in tal modo fosse levato in croce; perocché, dove non
si attennero a questa pia usanza, o il fecero nudo, ovvero
il cinsero al pari dei due ladroni di stretta banda ai fianchi :
di che abbiamo un esempio di certo anteriore al secol VI in

uno degli avorii del Museo Britannico. L'intera composizione
rappresenta il Signor nostro crocifisso sul Calvario. La testa è
cinta da un nimbo d'oro con orlo ceruleo, ed egli è, come i
due ladroni, inchiodato sulla croce con quattro chiodi : questi
nella originai pittura vedevansi conficcati sul dorso del piede
sì di Cristo e sì dei due ladroni: oggi ne rimangono le ve-
stigia, che ho fatto accuratamente esprimere; ma quando
la pittura fu ritoccata, furono essi invece figurati sulla ca-
viglia del piede, al qual luogo corrisponde l'astragalo. Nella
stampa delI'Assemani è omessa la parte prominente della
croce; nella edizione del Biscioni manca egualmente. Le pa-
role : Questi è il Re dei Giudei: anth malha diudaìa ( 1 ), sono
in parte scritte sul legno della croce, in parte sul campo del
quadro, omessa la tavoletta del titolo. Appiè della croce,
che è di legno riquadrato, tre manigoldi seduti a terra met-
tono la tunica inconsutile alla sorte. Il primo di essi, che
sta a sinistra, veste tunica color di giacinto fosco, il secondo
di color bruno, il terzo di ceruleo, ed hanno spade a tracolla.
Uno di costoro è espresso nella stampa delI'Assemani di
guisa che sembra avere in seno i globetti delle sorti. Ma il
Biscioni (pag. 195) crede che i soldati facciano al tocco, e
che i loro calzoni gialli siano punteggiati di nero, i quali
punti siano stati presi per dadi. A lui dà piena ragione la
pittura sottoposta, dove questa guardia rovesciata al suolo
veste i calzoni medesimi. Un uomo in tunica bianca discinta,

(1) In questa epigrafe devonsi notare due sbagli, il primo è di aver
posto un th in luogo di un a nella prima voce, il secondo di aver ado-

perato il ha'in invece del capii nella seconda. Questo è il parere del
P. Giov. Eollig, a cui ne ho fatto dimanda.

— ÓI —
 
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