Pitture
DICHIARAZIONE DELLE TAVOLE
Proemio
di questi soggetti biblici non può appartenere a colui che gli
ha ritratti nel Codice evangeliario di S. Gregorio Magno,
ma deve di necessità riferirsi ad epoca anteriore. La ragione
di opinar così appar manifesta al solo riflettere che l'ima-
gine di S. Luca non può sola rappresentare i quattro Evan-
geli, al qual uopo sarebbe stato mestieri porre S, Matteo,
che li rappresentasse, come il primo di tutti. Dalla quale
osservazione risulta, che il copista trasse S. Luca dal fron-
tespizio del proprio Vangelo, collocandolo qui fuor di luogo,
o sia che egli copiò un' imagine esistente in altro Codice,
ciò che era a dimostrare. Se dunque questa imagine ap-
partener doveva al Codice evangeliario suo proprio, noi
quindi possiam dedurre che in simil guisa ciascun Evangelo
portar doveva in fronte il suo particolar Evangelista dipinto.
Che se non pertanto noi vediamo che ne mancano i tre
Evangeli di Matteo, di Marco e di Giovanni, sarà più vero
che gli originali ne mancassero, perchè perduti, o liturati,
piuttosto che siano stati omessi. Di che può essere argomento"
il vedere, che il miniatore ha dipinto fra le colonne del
primo capitolo di S. Marco il suo evangelico simbolo, il quale
tutte le ragioni di confronto portano a credere che stesse,
come il vitello di S. Luca, nel timpano dell'abside di S. Marco.
Imperocché dalla composizione del quadro, che rappresenta
S. Luca sedente dentro una nicchia, noi possiamo conghiet-
turare che anche gli altri Evangelisti erano cosi rappresen-
tati, e come il simbolo evangelico del vitello scorgesi nel
timpano del frontone, in simil guisa argomentiamo che do-
vessero essere collocati gli altri simboli nei timpani proprii.
E in questa opinione ci confermano le parole che si leggono
sulle pagine del libro che S. Luca tiene aperto in grembo,
le quali sono trascritte dall' Evangelo di S. Giovanni : Futi
homo missus a do, cui nomen erat Ioh., e avrebbero dovuto
essere invece : futi in diebus Herodis, regis Iudaeae, sacer-
dos, quali si leggevano sul libro tenuto dal vitello di S. Luca
in una scultura di Francia (Rulman, Antiq. des villes de
Nismes et de Bé^iers, ms. Bibl. de Paris, fond lat. 8648,
pag. 70). Il quale scambio sembra abbia avuto luogo per la
somiglianza della imagine di S. Giovanni, dal cui libro per
distrazione il primo calligrafo copiò il testo che scrisse sul
libro di S. Luca. Finalmente ciò che dà tutta l'evidenza a
questo ragionare, è il verso di Sedullio, che leggiamo scritto
sul zoforo dell'architrave sopra l'imagine di S. Luca, lad-
dove il proprio verso di S. Giovanni è soprascritto al testo
evangelico di lui, e cosi dinanzi al testo di S. Matteo leggesi
in grandi e bei caratteri: Mattheus hominem: parole allusive
all'intero verso del citato Sedullio: Hoc Matthaeus agens
hominem generaltier implet.
Il busto di carattere leonino (n. 3), che vedesi prefisso al-
l' Evangelo di S. Marco, fra le due colonne di testo che com-
pongono ciascuna pagina di questo Codice, è quindi un parti-
colare, del quale il novello miniatore non volle si perdesse la
memoria, forse per la singolarità sua ; della quale nel resto
possiamo fondatamente opinare che una volta si avesse
riscontro nel musaico della cappella detta di S. Pier Crisologo
in Ravenna, quando era intero (tav. 223). L'argomento da
me addotto relativamente ai versi di Sedullio, trasse anche il
Westwood ad opinare che ciascun Evangelo doveva avere in
origine il suo particolar Evangelista dipinto nella prima pa-
gina del libro, ed io aggiungo parermi verosimile che dovesse
avere anche i proprii quadri storici. La mia tavola ha posto
al numero 2 questi quadri che nella pergamena stanno al
primo luogo, cioè sul dritto. Io fo considerare, che le scene
dipinte fra gì' intercolunnii dell' absida di S. Luca, quantunque
unite in sei quadri, sono ancor esse dodici : e questo numero
uguale è forse argomento nelle une o nelle altre di una
primitiva distribuzione diversa. Le rappresentanze unite in-
sieme nei dodici quadri della pergamena non appartengono
tutte all'Evangelo di S. Matteo, ma ve ne sono quattro
narrate dal solo S. Giovanni, la risurrezione di Lazaro, la
lavanda dei piedi, gli sgherri rovesciati al suolo nell'orto,
e Gesù che porta in collo la croce. Per contrario al riverso
della pergamena attorno a S. Luca, sono figurati solo quadri,
cavati dal ,suo Evangelo: ma qui pertanto mancano altre
rappresentanze di avvenimenti da lui narrati, che non do-
vevano evidentemente essere omesse. Sicché per tutte queste
considerazioni parmi dimostrato a bastanza, che le pitture di
questo Codice evangeliario attribuito a S. Gregorio Magno
non sono originali, ma copie messe insieme da colui che ne
diresse la scelta ad ornamento del Codice, e per conseguenza,
che esse debbano riferirsi ad un'epoca anteriore.
Quell' epoca che ho dimostrata anteriore può determinarsi
con verosomiglianza, se consideriamo che, eccetto Gesù,
niun'altra persona è fregiata di nimbo, non la Vergine, non gli
Angeli, non alcun personaggio più distinto, come per esempio
S. Pietro, e qui in Roma S. Agnese, la quale di buon' ora
nelle patene di vetro ornate di oro si vede insignita dell'au-
reola predetta. Ma si dirà, che il nimbo di Cristo è crocigero,
e questo distintivo caratteristico cominciò ad usarsi agli esor-
dii del secol V. Ciò è verissimo, io rispondo, ma poiché non si
vede ancor adottata l'usanza di ornare del semplice nimbo le
imagini della Vergine e degli Angeli, parmi si possa non senza
ragione porre, che la croce nel nimbo di Cristo siasi potuta
aggiungere dal miniatore originale in quella età appunto, che
ho detto essersi cominciata ad introdurre una tale usanza, e
anche alcuni anni prima; sapendosi, che altra cosa è l'intro-
durre, altra il servirsi di un costume già volgare e diffuso.
Al secol IV non fu certamente solenne 1' uso del nimbo
nelle imagini della Vergine e dei Santi : ma pur vi si vede
introdotto di guisa, che questa particolarità non basterebbe
ad escluder da quel secolo le imagini, che se ne vedessero
ornate, nel mentre che la costante omissione di tal distin-
tivo in tutta una serie d'imagini può aver quasi valore, per
quanto il permette la materia di argomento positivo.
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DICHIARAZIONE DELLE TAVOLE
Proemio
di questi soggetti biblici non può appartenere a colui che gli
ha ritratti nel Codice evangeliario di S. Gregorio Magno,
ma deve di necessità riferirsi ad epoca anteriore. La ragione
di opinar così appar manifesta al solo riflettere che l'ima-
gine di S. Luca non può sola rappresentare i quattro Evan-
geli, al qual uopo sarebbe stato mestieri porre S, Matteo,
che li rappresentasse, come il primo di tutti. Dalla quale
osservazione risulta, che il copista trasse S. Luca dal fron-
tespizio del proprio Vangelo, collocandolo qui fuor di luogo,
o sia che egli copiò un' imagine esistente in altro Codice,
ciò che era a dimostrare. Se dunque questa imagine ap-
partener doveva al Codice evangeliario suo proprio, noi
quindi possiam dedurre che in simil guisa ciascun Evangelo
portar doveva in fronte il suo particolar Evangelista dipinto.
Che se non pertanto noi vediamo che ne mancano i tre
Evangeli di Matteo, di Marco e di Giovanni, sarà più vero
che gli originali ne mancassero, perchè perduti, o liturati,
piuttosto che siano stati omessi. Di che può essere argomento"
il vedere, che il miniatore ha dipinto fra le colonne del
primo capitolo di S. Marco il suo evangelico simbolo, il quale
tutte le ragioni di confronto portano a credere che stesse,
come il vitello di S. Luca, nel timpano dell'abside di S. Marco.
Imperocché dalla composizione del quadro, che rappresenta
S. Luca sedente dentro una nicchia, noi possiamo conghiet-
turare che anche gli altri Evangelisti erano cosi rappresen-
tati, e come il simbolo evangelico del vitello scorgesi nel
timpano del frontone, in simil guisa argomentiamo che do-
vessero essere collocati gli altri simboli nei timpani proprii.
E in questa opinione ci confermano le parole che si leggono
sulle pagine del libro che S. Luca tiene aperto in grembo,
le quali sono trascritte dall' Evangelo di S. Giovanni : Futi
homo missus a do, cui nomen erat Ioh., e avrebbero dovuto
essere invece : futi in diebus Herodis, regis Iudaeae, sacer-
dos, quali si leggevano sul libro tenuto dal vitello di S. Luca
in una scultura di Francia (Rulman, Antiq. des villes de
Nismes et de Bé^iers, ms. Bibl. de Paris, fond lat. 8648,
pag. 70). Il quale scambio sembra abbia avuto luogo per la
somiglianza della imagine di S. Giovanni, dal cui libro per
distrazione il primo calligrafo copiò il testo che scrisse sul
libro di S. Luca. Finalmente ciò che dà tutta l'evidenza a
questo ragionare, è il verso di Sedullio, che leggiamo scritto
sul zoforo dell'architrave sopra l'imagine di S. Luca, lad-
dove il proprio verso di S. Giovanni è soprascritto al testo
evangelico di lui, e cosi dinanzi al testo di S. Matteo leggesi
in grandi e bei caratteri: Mattheus hominem: parole allusive
all'intero verso del citato Sedullio: Hoc Matthaeus agens
hominem generaltier implet.
Il busto di carattere leonino (n. 3), che vedesi prefisso al-
l' Evangelo di S. Marco, fra le due colonne di testo che com-
pongono ciascuna pagina di questo Codice, è quindi un parti-
colare, del quale il novello miniatore non volle si perdesse la
memoria, forse per la singolarità sua ; della quale nel resto
possiamo fondatamente opinare che una volta si avesse
riscontro nel musaico della cappella detta di S. Pier Crisologo
in Ravenna, quando era intero (tav. 223). L'argomento da
me addotto relativamente ai versi di Sedullio, trasse anche il
Westwood ad opinare che ciascun Evangelo doveva avere in
origine il suo particolar Evangelista dipinto nella prima pa-
gina del libro, ed io aggiungo parermi verosimile che dovesse
avere anche i proprii quadri storici. La mia tavola ha posto
al numero 2 questi quadri che nella pergamena stanno al
primo luogo, cioè sul dritto. Io fo considerare, che le scene
dipinte fra gì' intercolunnii dell' absida di S. Luca, quantunque
unite in sei quadri, sono ancor esse dodici : e questo numero
uguale è forse argomento nelle une o nelle altre di una
primitiva distribuzione diversa. Le rappresentanze unite in-
sieme nei dodici quadri della pergamena non appartengono
tutte all'Evangelo di S. Matteo, ma ve ne sono quattro
narrate dal solo S. Giovanni, la risurrezione di Lazaro, la
lavanda dei piedi, gli sgherri rovesciati al suolo nell'orto,
e Gesù che porta in collo la croce. Per contrario al riverso
della pergamena attorno a S. Luca, sono figurati solo quadri,
cavati dal ,suo Evangelo: ma qui pertanto mancano altre
rappresentanze di avvenimenti da lui narrati, che non do-
vevano evidentemente essere omesse. Sicché per tutte queste
considerazioni parmi dimostrato a bastanza, che le pitture di
questo Codice evangeliario attribuito a S. Gregorio Magno
non sono originali, ma copie messe insieme da colui che ne
diresse la scelta ad ornamento del Codice, e per conseguenza,
che esse debbano riferirsi ad un'epoca anteriore.
Quell' epoca che ho dimostrata anteriore può determinarsi
con verosomiglianza, se consideriamo che, eccetto Gesù,
niun'altra persona è fregiata di nimbo, non la Vergine, non gli
Angeli, non alcun personaggio più distinto, come per esempio
S. Pietro, e qui in Roma S. Agnese, la quale di buon' ora
nelle patene di vetro ornate di oro si vede insignita dell'au-
reola predetta. Ma si dirà, che il nimbo di Cristo è crocigero,
e questo distintivo caratteristico cominciò ad usarsi agli esor-
dii del secol V. Ciò è verissimo, io rispondo, ma poiché non si
vede ancor adottata l'usanza di ornare del semplice nimbo le
imagini della Vergine e degli Angeli, parmi si possa non senza
ragione porre, che la croce nel nimbo di Cristo siasi potuta
aggiungere dal miniatore originale in quella età appunto, che
ho detto essersi cominciata ad introdurre una tale usanza, e
anche alcuni anni prima; sapendosi, che altra cosa è l'intro-
durre, altra il servirsi di un costume già volgare e diffuso.
Al secol IV non fu certamente solenne 1' uso del nimbo
nelle imagini della Vergine e dei Santi : ma pur vi si vede
introdotto di guisa, che questa particolarità non basterebbe
ad escluder da quel secolo le imagini, che se ne vedessero
ornate, nel mentre che la costante omissione di tal distin-
tivo in tutta una serie d'imagini può aver quasi valore, per
quanto il permette la materia di argomento positivo.
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