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Volume III.

STORIA DELL'ARTE CRISTIANA

MONUM. II.

composizione, nella quale Gesù è coronato di nimbo in oro,
veste tunica bianca e pallio di color castagno; l'Apostolo
invece è tutto vestito di bianco. Marta ha tunica paonazza e
pallio, nel quale si avvolge il capo, del medesimo colore.

5. La pittura della seconda pagina di questo dittico è
oltremodo preziosa per noi, ai quali essa conserva i ritratti
desjderatissimi di tre dei più grandi Padri e Dottori della
Chiesa latina. E cominciando da S. Girolamo, egli ci si rap-
presenta con modica barba e col vertice raso in corona:
il suo abito è la tunica sacerdotale a lunghe e strette ma-
niche, e sopra di essa veste la penula: egli si reca in mano
il sacro codice della Scrittura. Quantunque non si sapesse
che Girolamo nutrì la barba, nondimeno poteva presumersi,
perchè era questo il costume del clero ; egli inoltre professò
in Palestina vita monastica. La medesima foggia di vesti e
il costume medesimo di una modica barba caratterizza il
S. Dottore d'Ippona : egli ha di particolare la fronte calva.
L'imagine antica di S. Gregorio Magno, da lui fatta dipin-
gere nel suo monastero e veduta da Giovanni Diacono
scrittore della sua vita, era già perduta, allorché Angelo Rocca
fé' delineare e incidere la tavola, che il rappresenta a norma
della descrizione del suo biografo. In sua vece vedevasi una
pittura non antica sul Celio, che il Cardinale Federico
Borromeo die alle stampe (De pictura sacra, ed. Gori,
pagg. 76, 77) da un disegno che se ne trovava, quando
l'originale era già perito, perchè gli parve similissima a
quella descritta dal predetto Giovanni. Il dittico di Brescia è
adunque l'unico monumento antico che si abbia, nel quale
il pallio sacro in forma di fascia è per l'appunto quale l'usò
il santo Papa, e non ha le croci sul mezzo, come cel rap-
presenta l'imagine del Cardinal Borromeo. Questa circo-
stanza conferma la verità del nostro ritratto.

Pittura in Roma, nei sotterranei della chiesa dei
SS. Cosma e Damiano. — Bernardino Mezzadri (Disquis.
hist. de SS. Mart. Cosma et Damiano, Romae, 1747, pag. 77)
scrive che di sotto alla chiesa dei SS. Cosma e Damiano,
presso un pozzo detto di S. Felice, al quale si discende per
alcuni gradini, si vedono per una finestra in una stanza

pitture antiche : ma non dice quali : Ad puteolum quemdam
qui S. Felicis appellatili- per quosdam gradus descenditur:

* ibi exilit aqua quae prò aegrotis exposcitur : ad laevam
in superiore parte parietis media inter gradus et fornicem

fenestra non modica apparet, per quam cubile quoddam
inspicitur picturis veiustioribus ornatum. Sospetto voglia
intendere la SS. Vergine col Bambino in seno, simile alla
Nicopea, in mezzo a due Santi, com'essa e il Bambino co-
ronati di nimbo. Di questa pittura l'Agincourt fece ritrarre
un disegno, che si conserva tra le sue schede vaticane.

Pitture nel Codice della Biblioteca Vallicelliana in
Roma (Se. B, n. 25, 2). — Da un codice della Vallicelliana,
creduto del secolo VII dal Mabillon (Mus. Ital. pag. 66)
estrasse il Gori la pittura, che fu stampata nel Thesaurus
Vet. Diptych. t. III, App. tav. X, e dichiarata dal Passeri.
Essa rappresenta lo scrittore di quel libro, il Suddiacono
Gioviniano, che ginocchioni l'offre a S. Lorenzo. Sulla ima-
gine del Santo, che siede, si legge: f SCS LAVRENTIVS
LEVITA ET MARTYR, e sopra quella del Suddiacono:
flVVENIANVS HVM~SVBDIAC: indi: OFFERO TIBI
BEATISSIME S"CE LAV LEVITA ET MARTYR, e sotto
la sedia di S. Lorenzo: SCE LAVRENTI PROPITIVS
ESTO MIHI MISERRIMO PECCATORI. Vanta il Pas-
seri di avere scoperto il primo un segno di croce sulle
scarpe di Gioviniano : ma ciò non è probabile, dacché si è
dimostrato che neanche i Papi ebbero mai segni di croce
sulle scarpe innanzi al secolo XIV. Questo Suddiacono porta
un manipolo in dextro pollice, e sarebbe un nuovo esempio
nella Chiesa romana, dove è prescritto dall' Ordo Romanus
che i Suddiaconi portino le mappulae in sinistra marni.

Al riverso della pagina, ove è dipinto Gioviniano a'pie
di S. Lorenzo, è dipinto Gesù in trono fra due Arcangeli,
Michele, MIHAEL, e Gabriele, GABRIHEL. Ne dà notizia
il Bianchini (Evangel. quadr. Romae, 1749, volume II,
pag. DXCIX versa), ma non ne pubblica il disegno, il quale
insieme col precedente di S. Lorenzo potrà prender luogo
neh' Appendice che si dovrà dare nel Volume VII di
quest' Opera se i possessori di quel tempo il permetteranno.

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