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Pitture

DICHIARAZIONE DELLE TAVOLE

Tav. i 56.

idea mi è stata suggerita dall'esame di altro canone, scritto
egualmente sopra le due tavolette conosciute sotto il nome
di dittico di Flavio dementino, console dell'anno 5 i3 (Gori,
Thes. Vet. diptych. I, tabb. IX, X). Il Pulszki, che ha pub-
blicato di nuovo la iscrizione del canone ( Catal. pf the
Fejérvdry Ivories, Liverpool, i856, pag. 4i) ottimamente
osserva, che il Patriarca Adriano, del quale si fa memoria
in esso, è il Sommo Pontefice, primo di questo nome, che
sedette dai 9 di febbraio 772 ai 26 decembre del 795. Inoltre
che l'uso della lingua greca in quest'epoca e il monastero
detto di S. Agata, nel quale era prete quel Giovanni, che
scrisse o fece scrivere su queste due tavolette parte del
canone liturgico, dimostrano che il dittico dovette una volta
appartenere alla Sicilia. Pertanto noteremo, che la comme-
morazione del Papa, il qual dicesi regnante, rà hi, fu ag-
giunta dopo, scrivendosene il nome in minuto carattere
sopra la formola MNHC0HTI KG etc; inoltre nel basso
della pagina di nuovo se ne fa menzione coli'aggiunta di
pastor nostro, nYMNOC IMON. Il Pulszki afferma, che

la liturgia greca, donde fu estratto e trascritto il canone,
è del secolo Vili: ma egli si sbaglia; che se avesse dato a
questo monumento un po' più d'importanza, e cercato nelle
vecchie liturgie, non poteva fare che non vi riconoscesse la
liturgia detta di S. Giacomo, tanto diffusa per le Chiese di
Oriente, e come si vede per la prima volta, adoperata anche
nelle Chiese di Occidente. Dico per la prima volta, perocché
panni non abbia alcun valore a provarne l'uso il Codice
liturgico di Messina, pubblicato da Giuseppe Assemani (Cod.
lìturg. Eccl. unìv., lib. IV, pars II, pag. 68 seqq.), il quale
anzi, com' egli osserva, dimostra aver servito ad una chiesa
soggetta al Patriarca di Gerusalemme (Vedine la prefazione
pag. XLIII seqq.). Avremo adunque noi una dimostrazione
dell' uso introdotto nel monastero di S. Agata in Sicilia
della liturgia gerosolimitana, e ciò che non avremmo spe-
rato, potremo osservare alcune varietà tra questa liturgia e
la comune edita dall' Assemani. Il qual confronto perchè
si possa fare comodamente, metterò in due liste l'uno e
l'altro canone.

CANONE DEL MONASTERO DI S. AGATA
IN SICILIA

CANONE DELLA CHIESA DI GERUSALEMME
COME È NELL'ASSEMANI, pag. 3l.

83 CTOMGN KKAOC

83 CTOMCN «SYAKBOC

83 CTOHGN MeTXCpOROY

nrocxoMeN n^riKANXcpopx
eNipiNH tcjo eco npoccpereiN
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àyi'ov nvivp.az<y$ zi-/} fisrà ttkvtov

xpoa'/^utxzv vt)

Nel Codice dell'Assemani manca in principio l'esorta-
zione: cr-(à/j.£v xKAcóg: ma trovasi dipoi a pagina 19, ove il
Diacono, come qui, invita il popolo colle parole medesime:
gxc\>[J.zv x«Xwg' ffTsò[j.sv sù).a/3cò$' <7T<aftsv /j.st« yofiov Ozoù xai
y.cacejvZi'jq' h sì/3v)vvj tov Kvpt'cv 3&i3àtiej ; e il sacerdote ag-
giugne: ozi 9zòg sìpvjuvjg, zXzovg, àyàirog ov/.-zip^iav. x. X.

Volgiamoci alle rappresentanze, la prima delle quali è la
risurrezione di Lazaro, che è trattata secondo la classica
scuola in questo modo. Vedesi a destra l'edicola sepolcrale,
che suole sostituirsi alla spelonca, e in essa la mummia di
Lazaro già sorto in piedi, quantunque involto nelle fasce e
nel sudario, sulla soglia del monumento, ma nel sarcofago,
che è figurato a metà fuori della porta. Ivi accanto sta
dritto il coperchio sopra il minor lato, e uno degli astanti
che l'avevano levato vi si appoggia, sorreggendo la guancia

colla destra, mentre fissamente guarda Marta, che volta di
spalla al monumento sta prostesa sul terreno davanti a
Cristo. Al lato sinistro della edicola sepolcrale figurano due
Farisei ; uno di essi, che sta dinanzi, veste penula distinta
da una fascia di color nero cucitavi sopra, e tunica podére
ornata nel basso di due pezzuole rotonde : l'altro, che è oc-
cultato dietro, sembra che indossi la foggia medesima di abiti.
Ambedue poi guardano il Signore con occhio livido, e sem-
brano dire col gesto ciò che si legge nel capo XI, versicolo 37
di S. Giovanni: Se è vero che costui ha aperto gli occhi
al cieco nato, come poi non ha potuto fare che Lazaro non
morisse? Non poterai hic qui aperuìt oculos caeci nati fa-
cere ut hic non moreretur? Uno degli Apostoli, appressando
la mano alla bocca con gesto che dinota attenta rifles-
sione, sembra che ascolti. Gesù, levata la destra, comanda
a Lazaro che esca fuori del sepolcro. Questa è tutta la

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