6
VENERE
IV.
IT quello Greco marmo è figu-
rata Venere , la quale, perchè
Tempre dagli antichi fu avuta
per Dea della bellezza, c della
lascivia, parve, che neH'effi-
giarla concorresscro concordi gli scuhori a
non farla altrimenti,che nuda; quasì che non
credelsero poter sar congiunta la bellezza
del corpo a quella dell’ animo . lo so molto
bene, e di sopra Io notai, affidato alla tcsti-
monianza di Plinio , che tali nudità di corpo
nelle fiatue furono d’ordinario costume degli
Scultori Greci, i quali in fìmil lavoro prete-
sero di far maggiormente spiccarc Feccellen-
za dell’artifizio, e dell’opera, e può esiere an-
cora , che più precisamente in Venere ilpra-
ticassero, per indicarla Dea della disonefià,
* Marnai, secondo che si deduce da Marziale3, che ac-
‘[■epiX.io; n .
*d Ljcarim. cenna aver ella avuto in tutela le meretrici,
b d....ohl6 e dal nofiro Arnobio, il quale vuole, che tut-
ta nuda si facesie b, acfi dica? illampublica-
re, &1 divendere meritorii corporisformami
Se pure non piacesse di ridur ciò a quel sirn-
bolo rappresentato da Fulgenzio, per cui, di-
*Fuigent. i. cc 9 Così figurarlic, qnod?iudos fibì affettato-
res dimittat ^Jìve qnod libidinis crimen nun-
quam celatum fit, fi ve quod nunquam, nifi
nudìsjoitveniat. Lo Scultore di questa Sta-
tua le pose nella sinistra un fieso, ed ampio
linteo, che col suo lembo termina, e fìfiende
sovra un urna , a fine di farla consederare pur
allora useita dal bagno, a cui tanto luna, che
l’altro appartengono; perchè esièr fiati gli
antichi bagni ricetti di dctestabili, e vergo-
gnose disonefià si dimostrada Marzialed in
quel suo Epigramma , ove si dice di Levina
lolita a frequentarli, che
Penelope venit, abit Helene.
in. Per altro io leggo in Plinioe più fiatue ignu-
c s de di questa Dea aver conseguita in Roma la
pubblica venerazione de’ popoli sedotti; non
puostì però formare un perfetto, e so-
do giudizio quale si foste quella
nostra , ed ove foste
allora polla.
COMMODO IMPER.
v.
Uesta statua ritrovata nel
campo di Flora ( come seri ve
s Albertini ) sotto Giulio IL,
che si vede rivestita della pelle
di Leone, e con piccolo fan-
ciullo in braccio, è l’Imperadore Commodo ,
a cui è probabile, che foste3 eretta da’ Roma- a Lamprtd.
. ii n . accepit na-
ni con quella ssacciata adulazione verso del tl,“i”Ser*
loro 1 nncipe , colla quale tanto prodiga-
mcnte seppero eternare ne i bronzi, e nelle
medaglie la follia di quel suo genio strava-
gantc, di voler esiere Rimato Ercole , e ve-
nerato b come tale tra gli altri Dei ; avendo
perciò prefì tutti quei nomi, e quelle cose,
le quali servivano per rappresentare al vivo
quellasua commedia. Più sue medaglie si
trovano, nelle quali, o si vede quello Impe-
radore vestito da Ercole , oli seorgono le in-
segne , che ad elso appartengono , della cla-
va , dell’arco, della faretra, e Umili : anzi si
legge estergli fiati istituiti sacrifizj, come a
Dio;che egli stestò si deputaste il Flamine Er-
culaneo Commodiano ; e che fitta recidere a
vallo colostò la testa, vi facesie porre la sua
immagine sotto la figura di quello eroe dei-
ficato ; a cui egli tanto si studiò di renderli li-
mile , che a sua imitazione si dilettava molto
di tenere apprestb di se , ed accarezzare un
piccolo fanciullino, siccarne si legge aver
fatto Ercole del suo Ilac, che si smarrì nella c vai ai
conquista del vello d’oro, e che però con es-
so in braccio vien figurato in una medaglia
greca di Giulia di Severo dal Dù-Camps,
con attitudine tanto somigliante alla nostra
fiatua, che sembra quali quali da està esterne
siato prelo il disegno . In fatti in quella sta-
tua , oltre alU clava , e asta pelle leonina ,
dee rissetterli al pomo , che egli stringe nella
sinistra , con cui s’allude a i pomi dell Espe-
ridi, che Ercole dalla Libia, dove erano così
chiamati, portò nella Grecia, secondo che
riferisee Giubad, il qual vuole, che sieno ce- ussiisisi’
dri, o altra spezie d’agrumi, che per il loro
colore diedero occasione alla favola d’averli
tolti, ammazzato il serpente, all’Elperidi,
che si vede non solo nelle Medaglie de’Perin-
ti,8 di Settimiof, e di Caracalla, c in quella e jpujHc,p
di Masiimiano ma nel Commodo Farnesia-
no di qualificato artifizio. Fu conseguenza
di questa sua follia, questa di voler rappre- § m*1-
Tentata la sua Marzia in figura d’Amazzone,
di sigillar le lettere con un siglilo, in cui ella
era
VENERE
IV.
IT quello Greco marmo è figu-
rata Venere , la quale, perchè
Tempre dagli antichi fu avuta
per Dea della bellezza, c della
lascivia, parve, che neH'effi-
giarla concorresscro concordi gli scuhori a
non farla altrimenti,che nuda; quasì che non
credelsero poter sar congiunta la bellezza
del corpo a quella dell’ animo . lo so molto
bene, e di sopra Io notai, affidato alla tcsti-
monianza di Plinio , che tali nudità di corpo
nelle fiatue furono d’ordinario costume degli
Scultori Greci, i quali in fìmil lavoro prete-
sero di far maggiormente spiccarc Feccellen-
za dell’artifizio, e dell’opera, e può esiere an-
cora , che più precisamente in Venere ilpra-
ticassero, per indicarla Dea della disonefià,
* Marnai, secondo che si deduce da Marziale3, che ac-
‘[■epiX.io; n .
*d Ljcarim. cenna aver ella avuto in tutela le meretrici,
b d....ohl6 e dal nofiro Arnobio, il quale vuole, che tut-
ta nuda si facesie b, acfi dica? illampublica-
re, &1 divendere meritorii corporisformami
Se pure non piacesse di ridur ciò a quel sirn-
bolo rappresentato da Fulgenzio, per cui, di-
*Fuigent. i. cc 9 Così figurarlic, qnod?iudos fibì affettato-
res dimittat ^Jìve qnod libidinis crimen nun-
quam celatum fit, fi ve quod nunquam, nifi
nudìsjoitveniat. Lo Scultore di questa Sta-
tua le pose nella sinistra un fieso, ed ampio
linteo, che col suo lembo termina, e fìfiende
sovra un urna , a fine di farla consederare pur
allora useita dal bagno, a cui tanto luna, che
l’altro appartengono; perchè esièr fiati gli
antichi bagni ricetti di dctestabili, e vergo-
gnose disonefià si dimostrada Marzialed in
quel suo Epigramma , ove si dice di Levina
lolita a frequentarli, che
Penelope venit, abit Helene.
in. Per altro io leggo in Plinioe più fiatue ignu-
c s de di questa Dea aver conseguita in Roma la
pubblica venerazione de’ popoli sedotti; non
puostì però formare un perfetto, e so-
do giudizio quale si foste quella
nostra , ed ove foste
allora polla.
COMMODO IMPER.
v.
Uesta statua ritrovata nel
campo di Flora ( come seri ve
s Albertini ) sotto Giulio IL,
che si vede rivestita della pelle
di Leone, e con piccolo fan-
ciullo in braccio, è l’Imperadore Commodo ,
a cui è probabile, che foste3 eretta da’ Roma- a Lamprtd.
. ii n . accepit na-
ni con quella ssacciata adulazione verso del tl,“i”Ser*
loro 1 nncipe , colla quale tanto prodiga-
mcnte seppero eternare ne i bronzi, e nelle
medaglie la follia di quel suo genio strava-
gantc, di voler esiere Rimato Ercole , e ve-
nerato b come tale tra gli altri Dei ; avendo
perciò prefì tutti quei nomi, e quelle cose,
le quali servivano per rappresentare al vivo
quellasua commedia. Più sue medaglie si
trovano, nelle quali, o si vede quello Impe-
radore vestito da Ercole , oli seorgono le in-
segne , che ad elso appartengono , della cla-
va , dell’arco, della faretra, e Umili : anzi si
legge estergli fiati istituiti sacrifizj, come a
Dio;che egli stestò si deputaste il Flamine Er-
culaneo Commodiano ; e che fitta recidere a
vallo colostò la testa, vi facesie porre la sua
immagine sotto la figura di quello eroe dei-
ficato ; a cui egli tanto si studiò di renderli li-
mile , che a sua imitazione si dilettava molto
di tenere apprestb di se , ed accarezzare un
piccolo fanciullino, siccarne si legge aver
fatto Ercole del suo Ilac, che si smarrì nella c vai ai
conquista del vello d’oro, e che però con es-
so in braccio vien figurato in una medaglia
greca di Giulia di Severo dal Dù-Camps,
con attitudine tanto somigliante alla nostra
fiatua, che sembra quali quali da està esterne
siato prelo il disegno . In fatti in quella sta-
tua , oltre alU clava , e asta pelle leonina ,
dee rissetterli al pomo , che egli stringe nella
sinistra , con cui s’allude a i pomi dell Espe-
ridi, che Ercole dalla Libia, dove erano così
chiamati, portò nella Grecia, secondo che
riferisee Giubad, il qual vuole, che sieno ce- ussiisisi’
dri, o altra spezie d’agrumi, che per il loro
colore diedero occasione alla favola d’averli
tolti, ammazzato il serpente, all’Elperidi,
che si vede non solo nelle Medaglie de’Perin-
ti,8 di Settimiof, e di Caracalla, c in quella e jpujHc,p
di Masiimiano ma nel Commodo Farnesia-
no di qualificato artifizio. Fu conseguenza
di questa sua follia, questa di voler rappre- § m*1-
Tentata la sua Marzia in figura d’Amazzone,
di sigillar le lettere con un siglilo, in cui ella
era