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Memorie della Regale Accademia Ercolanese di Archeologia — 4,1.1852

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Avellino, Francesco Maria: Il mito di Talo: memoria; letta alla Reale Accademia Ercolanese nell'anno 1837
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https://doi.org/10.11588/diglit.14101#0113
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MITO DI TALO 101

sta collocazione, ma panni che il pittore abbia con essa
voluto esprimere il rossore, che ebbe a soffrir Medea con-
fessando , almeno in parte, le sue colpe a Circe, di cui
espressamente Apollonio rodio la mostra in atto di sottrarsi
alla vista J). E credo pure che con quel suo volgersi verso
i Dioscuri accenni Medea alla protezione che invocava da
questi per la felice riuscita della espiazione, e per la buona
continuazione del rimanente del viaggio. E notevole infatti
che sebbene nè Apollonio rodio, nè altri, che io sappia,
faccia esser presenti i Dioscuri nella visita, che Medea fa a
Circe, pure nelP oracolo pronunciato dalla quercia Dodo-
nea, che facea parte della nave Argo, imponendosi la ne-
cessità della espiazione da riceversi da Circe , s'indicano
Castore e Polluce appunto, come coloro alle cui preghiere
doveano gli Dei concedere la navigazione per giugnere a
Circe medesima 2). Sia che il pittore del vaso ruvese, co-
me abbiamo più volte osservato, abbia avuto pur qui pre-
sente Apollonio, e sulla sua autorità abbia quindi abbel-
lita la scena dell'espiazione colla presenza de'Dioscuri, alle
cui preghiere fu aperta la via per giugnere a Circe, sia
che in altre tradizioni 0 monumenti veramente abbia tro-
vata espressa la presenza de'Dioscuri al fatto della espia-

1} Apollonio dice di Medea al primo
venir di essa in presenza di Circe che si
ascondeva colle mani la'fronte ( lib.1V
v. 695 ):

'H (aÈv jV à^OTipais Oqu'vig xiiputiTi |u£-
rouira, :

e soggiugne di lei e di Giasone che non
elevavano i loro occhi a mirar quelli

di Circe ( ih. v. 697 seg.

oùSs ttot' oerffe

'lQvs Ivi piktQdpoiritv àvsaxflov.
E solamente, compile che furono l'espia-
zioni, potè Circe veder Medea alzar gli
occhi dal suolo ^ùt'ou^ios utitii (JaXoùcrav,
1. c. v. 726 ).

(a) Lib. IV v. 588 se<jq,
 
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