( no )
la 'iv. Laonde siara più che certi, che nel xai si chiudano
Je significazioni di cumulo, copia e di aumento.
Da queste osservazioni emerge, essere primamente il re.
il segno più generale dell' uguaglianza e dell' accordo de'
membri di uu periodo, e come tale accompagnarsi a tutte
le congiuntive particelle nell' utìzio di preparare e rispon-
dere, e di prestar loro appoggio e conforto. Secondamente
avere il <rs, al pari di ogni altro isolato correlativo, quando
sia ripetuto, la forza di armonizzare i membri della propo-
sizione , che trovarsi deggiono insieme.
Conseguentemente il « , ed il xcct che gli conseguiti,
indicando l'uguaglianza di ciò che viene aggiunto, importano
un dire non solamente , ma ancora , come in Sofocle *) :
f AvrarQ' 6 paxpog xava.ptèy^kos %povo? Quìi t' aZrikcc ttai Qavivru
k^vjrr&rai. E nell'Antigone 2) : Kaxivxos sivai vvv re xeni <xa\xi
ZoyM. E più innanzi 3) : Awrog «r' ££y]<ra, xai grapwv Exkvcro(ion.
Parimenti leggiamo in Euripide 4) : Koivy <r' sTrXwcra,, Zìi pi
xai xoivy óuviiv. Così anche Senofonte 5) : TLavra Ze crayuOa
Qua <tì xoci crps(pa. E Plutarco 6) : Jìio-yu n ^pcorog xai n-
"ktuTaios c.<7(rì}^.ixr<Ti<T0.
Di che ne deriva eziandio che l'appaiare istesso possa
considerarsi come la conseguenza dell'una cosa dall'altra.
Epperò leggiamo in Eschilo 7) : %ra%u 5' ù d'vvrvto crpo xapliag
HVYi<n<*WMV vovos, Kott tfap'axovrag rfkéi orcoQpovuv. Erodoto poi
scriveva 8) : 'Nìoyajxog ri yap £<tì xai <rovro ol vuv piKu. E più
1) jìj. v. 63i. 5) Cyrop. Vili, 7, 25.
2) V. 181. 6) Cai. Min. ig.
3) V. 1099. 7) Sgarri, v. 172.
4) Zp&& T- v. 65i. 8) I, 36.
la 'iv. Laonde siara più che certi, che nel xai si chiudano
Je significazioni di cumulo, copia e di aumento.
Da queste osservazioni emerge, essere primamente il re.
il segno più generale dell' uguaglianza e dell' accordo de'
membri di uu periodo, e come tale accompagnarsi a tutte
le congiuntive particelle nell' utìzio di preparare e rispon-
dere, e di prestar loro appoggio e conforto. Secondamente
avere il <rs, al pari di ogni altro isolato correlativo, quando
sia ripetuto, la forza di armonizzare i membri della propo-
sizione , che trovarsi deggiono insieme.
Conseguentemente il « , ed il xcct che gli conseguiti,
indicando l'uguaglianza di ciò che viene aggiunto, importano
un dire non solamente , ma ancora , come in Sofocle *) :
f AvrarQ' 6 paxpog xava.ptèy^kos %povo? Quìi t' aZrikcc ttai Qavivru
k^vjrr&rai. E nell'Antigone 2) : Kaxivxos sivai vvv re xeni <xa\xi
ZoyM. E più innanzi 3) : Awrog «r' ££y]<ra, xai grapwv Exkvcro(ion.
Parimenti leggiamo in Euripide 4) : Koivy <r' sTrXwcra,, Zìi pi
xai xoivy óuviiv. Così anche Senofonte 5) : TLavra Ze crayuOa
Qua <tì xoci crps(pa. E Plutarco 6) : Jìio-yu n ^pcorog xai n-
"ktuTaios c.<7(rì}^.ixr<Ti<T0.
Di che ne deriva eziandio che l'appaiare istesso possa
considerarsi come la conseguenza dell'una cosa dall'altra.
Epperò leggiamo in Eschilo 7) : %ra%u 5' ù d'vvrvto crpo xapliag
HVYi<n<*WMV vovos, Kott tfap'axovrag rfkéi orcoQpovuv. Erodoto poi
scriveva 8) : 'Nìoyajxog ri yap £<tì xai <rovro ol vuv piKu. E più
1) jìj. v. 63i. 5) Cyrop. Vili, 7, 25.
2) V. 181. 6) Cai. Min. ig.
3) V. 1099. 7) Sgarri, v. 172.
4) Zp&& T- v. 65i. 8) I, 36.