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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Comparetti, Domenico: L' iscrizione del vaso Dressel
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0189
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- 178 -

in un tempo in cui i romani si mostrano tanto
taciturni che per esso non abbiamo uè esempio
nè memoria, non che di epigrafi scritte su oggetti
funebri, ma neppur di epigrafi sepolcrali? A tutto
ciò si deve aggiungere che le ricerche del Dressel
sulla provenienza del vaso, confermate dalle os-
servazioni di Jordan {Hermes, 238), escludono che
provenga da un sepolcreto.

Anche in fatto di lingua il numero dello novità
che rivelerebbero le interpretazioni fin qui date è
stranamente grande, ed anche qui si osserverebbe
un distacco troppo più forte di quello che ragio-
nevolmente possiamo aspettare fra questo monu-
mento e gli altri più prossimi al suo tempo a noi
noti. Non entrerò qui nella critica dei particolari ;
essa è in gran parte già fatta dai vari interpreti
neh' escludere che fanno le proposte altrui e sopra-
tutto risulta dalla grande varietà che presentano
le interpretazioni. Questa è tale e tanta che per
trovare un raffronto di caso simile per un mo-
numento latino bisogna pensare al carme arvale
o al carme saliare, i quali però hanno così nel-
l'epoca da cui derivano come nelle condizioni in
cui ci sono pervenuti una spiegazione di tanta
oscurità loro, quale non può in alcuna maniera ap-
plicarsi a questo monumento di cui ci occupiamo,
non così antico, e giunto a noi nella sua forma
originale, in uno stato mirabile di conservazione.
In tutte le interpretazioni si sente una violenza
che dissuade dall'accettarle, malgrado la dottrina
filologica e linguistica spiegata da chi le pro-
pone, e si sente non solo nella parte fonetica

e grammaticale, ma anche nella struttura della
frase, strana, insolita e sprovvista di quella natu-
ralezza e razionalità che non si vede perchè non
debba esser propria dei monumenti arcaici. Delle
espressioni come " ne te intus comes virgo sit
adstet „ oppure " curet intus comis vir consit ad-
stet „ oppure " ast te nobis, eo penso, hzuTg iis,
pacari velis „ e tante altre consimili sono di una
irrazionalità così flagrante, talmente monche o
zoppicanti o contorte che ripugna il credere siasi
mai parlato o scritto a quella maniera. Non parlo
del dialogo fra i tre vasi immaginato dal Ring. Ne
meno violenta e affatto priva di verisimiglianza
sott'ogni aspetto è la " Schelmerei eines Ver-
liebten „ immaginata dal Panli, il quale però ha
il merito di avere per primo tentato una spiega-
zione dell' iscrizione ponendo che il soggetto non
sia funebre ed in taluni particolari ha anche parec-
chie giuste ed utili osservazioni.

A me pare che si debba procedere ad interpre-
tare l'epigrafe senza esagerarne l'arcaismo e senza
falsi ed immaginarii postulati sulla illimitata lonta-
nanza e differenza del prisco latino dei tempi rap-
presentati da questa epigrafe, da quello dei tempi
a noi meglio noti ; e panni altresì che si debba chia-
mar latino quanto corrisponde al tipo a noi noto
di questa lingua e non si debba chiamar tale quanto
a questo non corrisponde, se si vuole evitare di
trar fuori da questa iscrizione una curiosa accozza-
glia di novità inconcepibili, di strutture illogiche ed
inverisimili, talché questo monumento, pur tanto
importante, abbia generato più confusione che luce.
 
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