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colo di Roma, la sorpresa di Dionigi davvero non
si spiegherebbe. Un uomo, come Dionigi, che vi-
veva nel primo secolo avanti Cristo, che passò
ventidue anni a Roma intento a ricerche sulla sto-
ria di quella città, avrebbe pur dovuto sapere per
ovvia conoscenza che la stela dell'Aventino non
rivelava un fatto così remoto e degno di nota
come a lui pareva, a lui che potè avere sott'occhio
e studiare quanto allora in Roma esisteva di scrit-
ture antiche di più secoli.
Ritenendo che l'autore dell'epigrafe fosse ro-
mano, si dovrebbe tener conto del fatto che la
iscrizione non apparterrebbe a quel primissimo
tempo in cui ancora il K greco rappresentava la
gutturale tenue, ma a quello in cui questa era già
rappresentata dal C. Ed anche questa osserva-
zione ci condurrebbe ad un' epoca molto antica, se
è vero, come par certo, che al tempo della legi-
slazione decemvirale tal sostituzione era già avve-
nuta. E qui, dinanzi ai tanti segni di superstite uso
greco che troviamo nell'epigrafe, non potremmo
spiegare altrimenti l'oscillare di chi scrive fra l'uso
del K e quello del C, se non ponendo ch'ei fosse
assai prossimo a quella più antica epoca in cui si
usava il K.
Conchiudendo, l'iscrizione è di gran lunga il più
antico monumento scritto in lingua latina che sia
direttamente giunto fino a noi. Non la crederei
posteriore alla prima metà del quinto secolo avanti
Cristo, sia che l'autore si voglia ritenere per ro-
mano o per greco. Quanto più antico apparisce
il monumento, tanto più verisimile riesce che chi
componeva cosmetici e tanto scriveva su questo
vasetto fosse piuttosto greco che romano.
D. COMPAEETTI.
Museo italiano di antichità clastica. — Voi. I. Punt. II.
colo di Roma, la sorpresa di Dionigi davvero non
si spiegherebbe. Un uomo, come Dionigi, che vi-
veva nel primo secolo avanti Cristo, che passò
ventidue anni a Roma intento a ricerche sulla sto-
ria di quella città, avrebbe pur dovuto sapere per
ovvia conoscenza che la stela dell'Aventino non
rivelava un fatto così remoto e degno di nota
come a lui pareva, a lui che potè avere sott'occhio
e studiare quanto allora in Roma esisteva di scrit-
ture antiche di più secoli.
Ritenendo che l'autore dell'epigrafe fosse ro-
mano, si dovrebbe tener conto del fatto che la
iscrizione non apparterrebbe a quel primissimo
tempo in cui ancora il K greco rappresentava la
gutturale tenue, ma a quello in cui questa era già
rappresentata dal C. Ed anche questa osserva-
zione ci condurrebbe ad un' epoca molto antica, se
è vero, come par certo, che al tempo della legi-
slazione decemvirale tal sostituzione era già avve-
nuta. E qui, dinanzi ai tanti segni di superstite uso
greco che troviamo nell'epigrafe, non potremmo
spiegare altrimenti l'oscillare di chi scrive fra l'uso
del K e quello del C, se non ponendo ch'ei fosse
assai prossimo a quella più antica epoca in cui si
usava il K.
Conchiudendo, l'iscrizione è di gran lunga il più
antico monumento scritto in lingua latina che sia
direttamente giunto fino a noi. Non la crederei
posteriore alla prima metà del quinto secolo avanti
Cristo, sia che l'autore si voglia ritenere per ro-
mano o per greco. Quanto più antico apparisce
il monumento, tanto più verisimile riesce che chi
componeva cosmetici e tanto scriveva su questo
vasetto fosse piuttosto greco che romano.
D. COMPAEETTI.
Museo italiano di antichità clastica. — Voi. I. Punt. II.