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Museo italiano di antichità classica — 1.1884/​85

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Comparetti, Domenico: Varietà epigrafiche: [Keos, Amorgos, iscrizioni di Vasi]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9011#0238
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- 226 -

si può pensare a P. Quel piccolo tratto deve forse
attribuirsi all'avere chi scolpì cominciato a trac-
ciare l'i troppo dappresso al X; pentitosi, segnò
l'i più in là. Qualche dubbio mi rimane sulla let-
tera 15a che l'Halbherr segna O mentre nel calco
del Ròhl appariva CI; ed Q segnava pure il Logio-
tatidis nel suo disegno, ed infatti è chiaro che si
deve pur leggere xàytó e secondo l'uso di tutte le
epigrafi arcaiche Amorgine comprese quelle pub-
blicate dal Dubois (Bullett. de corresp. lieti. YI (1882)
p. 186 sgg.) non si può aspettare qui o per co; vo-
lendo leggere xaXóg, come io dapprima aveva pen-
sato, mal si può combinarlo col resto ed inoltre

il segno T ò chiarissimamente un y come in altro
epigrafi di Amorgos. Degno di nota è pure il doppio
segno con cui viene rappresentato l'rj) ma forse
nel secondo caso i tratti superiore e inferiore sono
oggi meno visibili, singolarmente il superiore. Il
Logiotatidis segnava nel secondo luogo lo stesso
segno che nel primo e il Ròhl ne riconosceva trac-
cia nel calco. Nella terza riga manca una buona
parte, ma due lettere in principio di ciò che ne
rimane non sono perite che recentemente e que-
ste sono le lettere AM che si veggono nel disegno
del Logiotatidis. L'iscrizione adunque riferita in
caratteri ordinari si leggerebbe

^YTAIH^nOTEKAra^YBAKHNEAINAMEN
O3AI0AT£IAAMAMA...........

Si vede chiaro essere un distico:

(DaufvtXtrjg Ttorè xàycò GvfìdxrjV èXCvaf.isv
.......a, Mà\iaXi ~2xadiXéov.

Non trovo nè rammento altro esempio di un
verbo XCvco equivalente di Xivsvco; ma possiamo
riconoscerlo qui senza troppa sorpresa dacché co-
nosciamo già un fatto simile in óCvco equivalente
di óivsvw. In avpàxrjv mal possiamo riconoscere un
nome di persona, ma con un tal verbo che significa
prendere alla rete o al laccio si pensa piuttosto ad
un nome di animale ; parrebbe un suino, forse un
cinghialetto? ma abbiamo anche avecg nome di pe-
sce, come tuttora in greco moderno avàxi rombo.
Ad un vocabolo volgare e locale accenna la de-
sinenza diminutiva -axqg non propria della gre-
cità classica, ma rimasta comune assai nel greco
odierno. Non voglio attentarmi a supplire quel che
manca del pentametro, ma mi pare che il senso
dovesse essere " cui a te donai, o ecc. „ Nuovi
sono i nomi (bmGviXirfi, MàfiaXig {MdfifiaXig?),

2Ta&ih~jg. In quest'ultimo nome abbiamo il geni-
tivo -eov come abbiamo 'AqiatoxXéov, ilaaixXtov ecc.
in epigrafi attiche e d'altri paesi ; non si può leg-
gere Ira&iXéco per la ragione che ho detto sopra
parlando di xdyw.

Tratterebbesi adunque di uno dei soliti doni fatto
da un iqaatrjg ad un sQÓfievog. Sappiamo come certi
animali vivi, quali uccelli (Aristof. Av. 705 sg.)
lepri ecc. fossero fra i principali e più efficaci doni
in casi tali. Una iscrizione poi di tal soggetto non
è punto strana qui, poiché trattasi di una epigrafe
segnata all'ingrosso su di una roccia, come se ne
trovano nello stesso luogo tracciate sulla roccia
più altre per passatempo e talune senza neppure
esser finite. Ad amori di tal genere si riferiscono
pure, a mio credere, le due seguenti.

IL

Un disegno della seguente epigrafe fu dapprima
pubblicato dal Ross, Inselreisen IL 54 il quale rac-
conta una curiosa leggenda di quel paese su questa
epigrafe che trovasi " auf einer schràg liegenden

natùrlichen Felsplatte von blàulichen Kalkmar-
mor eingegraben. „ Ne parlò il Kirchhoff Studi/ n
p. 31. Un nuovo apografo ne fece il Weil che ri-
sultò del tutto simile a quello elei Ross. La diede
 
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