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Bibliotheca Hertziana [Hrsg.]; Bruhns, Leo [Gefeierte Pers.]; Wolff Metternich, Franz [Gefeierte Pers.]; Schudt, Ludwig [Gefeierte Pers.]
Miscellanea Bibliothecae Hertzianae: zu Ehren von Leo Bruhns, Franz Graf Wolff Metternich, Ludwig Schudt — Römische Forschungen der Bibliotheca Hertziana, Band 16: München: Schroll, 1961

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https://doi.org/10.11588/diglit.48462#0457
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La facciata di S. Giovanni in Laterano e l’architettura del Settecento

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Delle tendenze classicistiche del Galilei e inoltre indubbia riprova la sua relazione sui lavori da eseguire
nel Battistero di Firenze, da lui presentata alla commissione ehe vi soprintendeva il 18 settembre 17235.
Si doveva mutare il presbiterio e fare un nuovo altare, ed egli non vo eva ehe si derogasse dalla vaga
e semplice architettura antica della chiesa, assai difficile a imitarsi, e ehe non si seguisse l’inclinazione del
secolo a discostarsi «da quella bella semplicitä dalla quäle depende tutto il fondamento principale del-
l’Architettura, vedendosi questa in oggi abborrita col fuggir le linee e gli angoli retti, e tutto cid ehe e base
fondamentale del suo buon gusto e dell’arte, fuggirlo come cosa enorme e non piu da praticarsi, onde si vede
ehe a poco a poco la povera Architettura se ne va ritornando verso il Barbarismo ». Per il nuovo altare,
ehe non deve deformare la chiesa, occorre scegliere un «disegno puro, liscio e semplice, ehe unisca ed
accordi con quella bella Architettura antica della Chiesa e ehe non si parta dalle linee rette e imiti l’ordine
e le buone proporzioni di essa; perche altrimenti facendo e volendo scherzare con linee curve, scartocci,
grottesche e figure e Dio sa quanti ornamenti strani e superflui, ehe non hanno proporzione ne relazione
alcuna all’opera, ne al luogo ove sono posti, si deformerä totalmente un si bei Tempio».
Il Galilei aborre dunque da tutte quelle ehe ehe sono le caratteristiche del barocco e del rococö: linee curve,
cartocci, ornati bizzarri, e vuole linee rette e angoli retti. Simile sobrietä vediamo infatti in tutte le sue
opere piu significative, e la facciata di San Giovanni in Laterano ne e l’esempio piu chiaro e probante.
Egli reagisce chiaramente giä prima del Cochin e del De Brosses al tritume del rococö, ehe rammentava
il tritume del barbaro gotico. E la parola gotico ricorre spesso nel suo «Discorso sopra la facciata di
San Giovanni in Laterano », ehe verrä da lui stesso costruita.
In questo Discorso (vedi Appendice) egli esprime appieno le sue idee sull’architettura. Innanzi tutto egli
proclama la piena libertä per l’architetto, perche se questi sarä o si terra vincolato da particolari esigenze
del committente, non poträ «operare con proprietä». Lasciatolibero, invece ogni responsabilitä sarä sua
e non avrä scuse da porre innanzi, se avrä male operato. Se poi gli fossero prescritte «cose incongrue»,
sarä suo dovere far comprendere al committente come esse siano sconven'enti.
Ora si prescrivono, o si suppone ehe si prescrivano, per la facciata di San Giovanni quattro cose: il
portico, la loggia per la bened zione, il dover rintracciare quäle possa essere stata l’idea del Borromini per
quel prospetto per continuarla, o almeno ehe se ne imiti la maniera. Quanto al portico, il Galilei approva
senza esitazione ehe esso sia necessario per una chiesa dell’importanza di San Giovanni in Laterano;
esso, come una delle parti piu nobili dell’edificio, dovrä essere eseguito con ogni maestria e magnificenza.
Quanto alla loggia, il Galilei e nettamente di parer contrario: la loggia non solo e superflua, ma anche
dannosa. Superflua, perche esiste quella sulla facciata laterale della chiesa, ehe serve da tanti anni
e poträ sempre servire per l’avvenire «con ogni maggior convenienza». La sua posizione e adattissima,
sia perche comoda per il pontefice e per il suo seguito, sia per il popolo e per ogni sorta di personaggio,
ehe possono ricevere la benedizione dal palazzo, dalla piazza e dalla lunghissima strada davanti alla
loggia (la via Merulana); il papa, dando ad essi la benedizione, viene nel contempo a benedire anche Roma.
Costruire la loggia nella nuova facciata sarebbe di nocumento, sia perche richiederebbe una grande somma
di denaro ehe verrebbe sottratta all’opera piu importante del prospetto, sia perche gli architetti verreb-
bero a essere limitati nella loro libertä dall’obbligo della loggia.
Cercare quäle potesse essere stata l’idea del Borromini per la facciata della chiesa ehe da lui aveva rice-
vuto l’assetto del corpo maggiore e per il Galilei un’impresa quasi imposs bile. Il disegno pubblicato come
suo e ritenuto dal Galilei, come da altri intenditori, un disegno non autentico; egli non vi scorge ne quella
maniera, ne quel carattere praticato dal Borromini «in tutte le altre sue Fabbriche grandi, e magnifiche,
ne alcuno di quei nuovi ingegnosi ritrovamenti, con i quali differenziava ogni sua Fabbrica una dall’altra,
sia quel meraviglioso suo adattamento ai siti, ed alle circostanze, ne finalmente alcuna nuova invenzione
di ornati da lu sempre, e con diverse nuove maniere praticata in tante altre Fabbriche di assai minor
conto »; si tratta in realtä d’un centone di motivi borrominiani presi di qua e di lä dalle varie opere del
maestro.
Nota poi ehe nella facciata grezza il Borrom'ni non aveva innalzato muri abbastanza grossi da sostenere
una gran mole e ehe i finestroni ehe in essa si scorgono danno motivo di credere ehe egli volesse farla di un
solo ordine. Comunque il Borromini era tanto incostante nei suoi disegni da mutarli e rimutarli non solo

Cfr. i. t., Un parere di Alessandro Galilei, «Paragone», 39, 1953, pp. 53-55,
 
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