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Bibliotheca Hertziana [Hrsg.]; Bruhns, Leo [Gefeierte Pers.]; Wolff Metternich, Franz [Gefeierte Pers.]; Schudt, Ludwig [Gefeierte Pers.]
Miscellanea Bibliothecae Hertzianae: zu Ehren von Leo Bruhns, Franz Graf Wolff Metternich, Ludwig Schudt — Römische Forschungen der Bibliotheca Hertziana, Band 16: München: Schroll, 1961

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https://doi.org/10.11588/diglit.48462#0456

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452

Vincenzo Golzio

colari e io non stard a rifarla qui; solo cercherö di mettere in luce al meglio possibile i caratteri della
costruzione sui quali molto ci illuminerä il «Discorso»dello stesso Galilei ehe integralmente pubblichiamo3.
Rammentiamo solo ehe essa venne assegnata al Galilei dopo un concorso tenuto nel 1732, al quäle parte-
ciparono numerosi architetti, tra cui il Vanvitelli e il Salvi. Ma il primo, come abbiamo detto, non ebbe
fortuna a Roma, dove fu costretto ad accontentarsi di lavori di secondaria importanza. Al Salvi venne
invece affidata la Fontana di Trevi; e non e fuori luogo notare con e rivesta un particolare significato la circo-
stanza ehe a Roma nello stesso anno 1732 si decidesse l’esecuzione di due opere di tanto simile valore
monumentale, e pur di tanto diverso carattere, quali il prospetto di San Giovanni e la Fontana di Trevi.
E anche in quell’anno stesso fu cominciata dal Galilei la cappella Corsini in San Giovanni, ehe e opera di
squisita semplicitä e misura, caratteristica del genio classico del suo autore.
Ma chi era il Galilei? Qual era stata la sua formazione artistica?
Nato a Firenze nel 1691, venne a Roma una prima volta nel 1713, a 22 anni, per studiarvi le opere piü
famose della cittä, ehe dovette certo apparirgli nelle sue architetture del tempo assai diversa da quella
natia, in quel suo carattere barocco poco comune a Firenze. Nel 1714 parti per Londra, ma in Inghilterra
non ebbe davvero una fortuna pari a quella di tanti altri artisti italiani del Settecento in altri paesi
stranieri, e questo si spiega pensando ehe in Inghilterra erano allora attivi insigni architetti locali, tra cui
basti ricordare Cristoforo Wren, l’autore del San Paolo di Londra, in quegli anni ancora vivente.
Giä nei primi anni del Settecento, quando Wren era ormai vecchio, Vanbrugh e Hawksmore giä abba-
stanza avanzati in etä, si era iniziato in Inghilterra un movimento di reazione verso la maniera di quei
tre architetti, movimento capeggiato da un piccolo gruppo di professionisti e di amatori, ehe reca il nome
di palladianismo. Questi avversavano particolarmente tutto quello ehe potesse essere sospettato di
barocco. Shaftesbury nella sua «Letter concerning the Art or Science of Design», scritta dall’Italia nel
1712, attaccava con violenza l’architettura inglese dell’eta di Wren. Nel 1715, l’anno seguente a quello
della partenza del Galilei per l’Inghilterra, appariva in quel paese il primo volume di un trattato ehe giä
nel suo titolo reca tutto un programma: il «Vitruvius Britanniens» di Colen Campbell, il cui secondo
tomo vide la luce nel 1717, seguito da un supplemento apparso nel 1725. Nello stesso anno 1715 si pub-
blicavano nella traduzione di Nicholas Dubois, con le tavole ridisegnate da Giacomo Leoni, i «Quattro
Libri dell’Architettura», celebre opera del Palladio. Secondo questi due trattati, l’architetto inglese
doveva prendere per sua guida tra gli architetti moderni Palladio e Inigo Jones e nessun altro. Ma il
movimento palladiano non avrebbe avuto la diffusione e l’efficacia ehe ebbe, se nonfosse intervenuto,
per mettersene a capo, Richard Boyle, terzo conte di Burlington (1694-1753), egli stesso architetto
«dilettante».
Inutile qui dilungarsi su questo fenomeno del palladianismo inglese; ma credo ehe quanto si e ricordato
finora basti a far pensare ehe il Galilei ehe fu in Inghilterra per vaii anni - «septem annis apud Britannos
summa cum laude versatus», dice la sua lapide tombale, oggi nella chiesa di San Giovanni in Laterano -
certamente a quel movimento non pote sottrarsi; tutto doveva spingerlo verso di esso, la sua natura
di toscano «ragionevole», la logica tendenza a non opporsi, se voleva trovar lavoro in Inghilterra a quello
ehe era colä il gusto esclusivo del tempo4. E voglio ricordare un’opera di Wren nella quäle e una specia di
presentimento del prospetto di San Giovanni in Laterano; la facciata della cappella del Pembroke
College a Cambridge, del 1663. Esso ha quattro pilastri corinzi ehe reggonoun frontone, tra i quali si accen-
nano due piani sovrapposti, come in San Giovanni in Laterano.
3 Discorso sopra la Facciata di S. Giov. in Laterano, Archivio di Stato di Firenze, Carte Galilei, filza 14. Dal manoscritto non risultano
ne il nome dell’autore, ne la data della stesura, ne a chi sia indirizzato il Discorso. Esso si trova in un fascicolo ehe reca il titolo:
«Bellissime memorie circa la facciata di S. Giovanni in Laterano.» Tuttavia il Discorso puö essere con buon fondamento
attribuito al Galilei, sia perche si trova tra le carte di lui, sia perche le idee in esso espresse ben convengono ai caratteri
della sua arte.
4 Secondo I. Toesca, Alessandro Galilei in Inghilterra, in English Miscellany, Roma 1952, pp. 189 e 194, il Galilei lasciö per sempre
Londra il 21 agosto 1719, e sarebbe quindi rimasto in Inghilterra per cinque anni e non per sette come dice l’iscrizione tombale:
D. O. M. / Alexandro Galileo Patritio florentino / Mathematico et Architecto clarissimo / Qui septem annis apud Britannos
summa cum laude versatus / A Cosmo III et Io: Gastone I-M-M Aetruriae ducibus / In patria regijs munimentis praepositus /
A Clemente XII Pont: Max. Romam evocatus / Faciem templi florentinae Nationis / Sacellum corsiniae gentis in hac lateranensi
basilica / Augustamque ejusdem basilicae frontem cum porticu excitavit / Quibus vix absolutis morte praereptus / Magnum sui
desiderium civibus exterisque reliquit / Obiit Romae XI Kal: Ian: Anno MDCCXXXVII aetat. suae XXXXVI.
 
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