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Bibliotheca Hertziana [Hrsg.]; Bruhns, Leo [Gefeierte Pers.]; Wolff Metternich, Franz [Gefeierte Pers.]; Schudt, Ludwig [Gefeierte Pers.]
Miscellanea Bibliothecae Hertzianae: zu Ehren von Leo Bruhns, Franz Graf Wolff Metternich, Ludwig Schudt — Römische Forschungen der Bibliotheca Hertziana, Band 16: München: Schroll, 1961

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https://doi.org/10.11588/diglit.48462#0188

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LA «MADONNA DI FOLIGNO» DI RAFFAELLO
Note sulla sua storia e i suoi restauri
di Deoclecio Redig de Campos
Poche opere d’arte hanno cosi radicalmente cambiato aspetto dopo un restauro quanto la «Madonna di
Foligno» di Raffaello in seguito a quello da non molto portato a termine. Chi la rivede oggi, nel suo
riacquistato splendore cromatico, ha l’impressione di trovarsi per la prima volta dinanzi a un originale
sinora conosciuto solo da qualche fotografia sbiadita, e ehe vada studiato da capo. Nel riferire qui intorno
al delicato lavoro di ripristino compiuto dal Laboratorio dei Musei Pontifici, mi e quindi parso di far
cosa non inutile aggiungendo al mio rapporto le piu importanti notizie storiche concernenti la famosa
pala, e qualche accenno al discusso problema della sua data, riproposto ora in termini nuovi e meno
incerti.
II dipinto, collocato nella VIII sala della Pinacoteca Vaticana sotto il n. 329 (giä 228)1, era in origine
eseguito su tavola e, come appresso si dirä, venne trasportato su tela negli anni 1800-1801. Le sue
misure non devono aver variato in modo apprezzabile nel corso di tale operazione; comunque, esse
sono ora le seguenti: altezza m. 3,015 per 1,98 di larghezza, superficie dipinta di forma centinata
m. 2,915 per 1,915. Una fascia di cm. 3,5 lungo i margini laterali e 4 lungo quello inferiore era
lasciata libera per la cornice, di certo ricca d’intagli, ehe delimitava anche l’arco della centina (vedi
le figg. 126-135).
La composizione si divide in due parti: in alto al centro, di faccia, la Madonna vestita di rosso e avvolta
in un manto turchino siede sulle nubi col Bambino sulle ginocchia. La sua persona si stacca sul chiarore
d’un gran disco giallo-oro ehe le fa da nimbo e dovrebbe figurare il sole, secondo le note parole dell’Apo-
calisse: «Mulier amicta sole2», allusive alla Vergine. Nello stesso azzurro del cielo sono modellati numerosi
angioletti adoranti, in parte nascosti trale nuvole. Nella zona inferiore, in primo piano e quindi di mag-
giore formato, si erge a sinistra la figura ascetica del Precursore vestito di pelli, con lo sguardo volto allo
spettatore, cui indica la prodigiosa visione (un volto di cui si ricorderä poi spesso Andrea del Sarto).
Accanto a lui, in ginocchio, il Poverello d’Assisi contempla estatico il gruppo celestiale. Dal lato opposto,
san Girolamo, in abito viola da vescovo e seguito dal fido leone, raccomanda alla benevolenza di Gesü
e Maria il vecchio donatore inginocchiato nella sua cappa rossa di cubiculario pontificio: un ritratto di
straordinaria forza espressiva, eseguito senza lusinghe. Fra i due gruppi sta ritto, di faccia, un puttino
alato ehe regge con ambo le mani una tavoletta ed alza il capo al cielo. In lontananza, bagnati di nebbia
azzurrognola, si vedono gli edifici di una piccola cittä, sulla quäle un ampio arcobaleno sparge bagliori
fosforescenti, mentre un fulmine globulare, o un bolide, cade sulla prima casa a destra, lasciando nell’aria
una scia di fumo nerastro.
La composizione rivela in ogni particolare quell’attenta ricerca di sereno equilibrio, di raffinata euritmia,
ehe e la qualitä distintiva dello stile «mozartiano» di Raffaello. La rigidezza un po’ severa del classico
Schema triangolare e addolcita al vertice dalla centina, cui corrisponde, come un riflesso nell’acqua, la
curva inversa formata dalle teste dei cinque personaggi in basso. La Madre col Bambino, stagliata nel
disco solare, appare cosi racchiusa nella minore e piü alta di due circonferenze inscritte l’una nell’altra
e disposte sullo stesso ässe, ma non concentriche, cid ehe accentua lo stacco di questo gruppo superiore
dagli altri e dalla terra, conferendogli un aspetto di apoteosi (o meglio di epifania) molto simile a quello
della quasi coeva «Madonna Sistina». Ad attenuare la eccessiva verticalitä delle cinque figure adoranti
e a collegarle tra loro, servono la targa e le tre fasce orizzontali scure formate dal paesaggio di fondo,
e dalle zolle erbose in primo piano e dietro l’angioletto. Questo, a sua volta, stabilisce il dialogo con la
parte alta, non solo come elemento formale, ma anche per il suo «contenuto», per l’episodio infantile di
cui egli e il Bambino Gesü sono i protagonisti. La Vergine, infatti, riguardosa verso i tre grandi santi e il
1 Nella ritrovata luminositä de’ suoi colori, il dipinto si accorda oggi ancor meno di prima alla cornice di noce scura nella quäle
purtroppo venne messo quando, nel 1933, lo si trasferi dalla vecchia alla nuova Pinacoteca Vaticana.
2 Apoc., XII, 1; il testo aggiunge: «... et luna sub pedibus eius.» La luna qui non si vede, ma si puö ritenere ehe Raffaello ne
abbia voluto suggerire l’immagine nell’arcobaleno teso sul paesaggio dello sfondo. Questa e anche l’opinione del R. P. P. Maar-
schalkerweerd, O. F. M., Inconsuete raffigurazioni dell’Immacolata, in Fede e Arte, VI (1958), p, 90, il quäle ravvisa nella
«Madonna di Foligno» per l’appunto questa invocazione della Vergine,
 
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