Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Bibliotheca Hertziana [Hrsg.]; Bruhns, Leo [Gefeierte Pers.]; Wolff Metternich, Franz [Gefeierte Pers.]; Schudt, Ludwig [Gefeierte Pers.]
Miscellanea Bibliothecae Hertzianae: zu Ehren von Leo Bruhns, Franz Graf Wolff Metternich, Ludwig Schudt — Römische Forschungen der Bibliotheca Hertziana, Band 16: München: Schroll, 1961

DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.48462#0156

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
LA RINASCITA DELLA SCUOLA DEL MOSAICO A VENEZIA
di Giuseppe Fiocco
Henry Thode proponeva sino dal 1898 il nome di Andrea del Castagno per la Morte di Maria, eseguita a
mosaico nella cappella dei Mascoli a S. Marco1 (fig. 96). La proposta sbalordi allora, e poco o nulla
persuase; ne, ripiegando con A. Venturi, con G. Frizzoni, e con quanti li seguirono (ehe furono i piü)
sul nome del Mantegna, si pensava di dargli in qualche modo ragione2; in quanto doveva in seguito
apparire evidente ehe Firenze aveva generato Padova; e ehe il rinascimento non poteva essere arrivato
nel Settentrione se non dalla sua civiltä.
L’attribuzione ad Andrea Mantegna e anche oggi, per quanto riguarda il cartone da cui nacque ilsuperbo
mosaico marciano, la piü persuasiva; e nemmeno questo naturalmente ha indotto a considerare la
proposta del Thode come meritava. C’era infatti in quell’idea, subito accantonata e sepolta, una divina-
zione. Vent’anni dopo, per mia grande fortuna, e quello ehe piü conta, per fortuna deh’arte, mi era dato
individuare nella grande cappella di S. Tarasio, ehe sorge a fianco della chiesa di S. Zaccaria, in quella
cioe ehe era stata l’antica abside del precedente edificio, il ciclo ormai famoso di Andrea del Castagno,
firmato e datato 1442 (fig. 97).
A dir vero solo oggi, dopo un restauro preciso e onesto, si pub finalmente godere; ma la sua cognizione
fu offerta agli studiosi sino dal 1921. E il complesso monumentale piü cospicuo per il grande maestro ai
suoi inizi, chiariti da allora, e direi proprio in conseguenza della detta scoperta, da Giovanni Poggi, ehe
portavano la nascita del grande Fiorentino venti anni piü innanzi di quanto si credesse, se non nel 1423,
intorno al 14203.
Gli affreschi monumentali, composti di ben sette figure, di grandezza ehe supera il naturale, ciascuna
entro uno spicchio della volta absidale, accompagnati dai tondi sostenuti da angeli del sottarco, rappresen-
tano uno dei complessi piü insigni del primo rinascimento fiorentino, e sigillano il decisivo sorgere della
scuola veneta, avviata prima da Paolo Uccello, poi da Filippo Lippi, inline nel 1442 dal Castagno, il
quäle diede il colpo di grazia all’antica resistenza della Serenissima, roccaforte della tradizione, sempre
timorosa di dover abdicare agl’incanti del prediletto colore.
Le prospettive ehe questo avvenimento schiudeva possono sembrare in contraddizione con quella «gran
serrata» di Venezia di fronte all’imperiosa penetrazione del rinascimento, ehe la conquista della Terra-
ferma aveva determinato, e ehe il doge Tommaso Mocenigo, morto nel 1423, aveva favorito finche fu in
vita. Giä nel 1430 si era affidato a Matteo Raverti la costruzione della Ca’ d’Oro, ehe rappresentava la
protesta «murata» della nobiltä e della cittadinanza, poi, quel ehe piü conta, perche incarico ufficiale,
venne l’ingresso gotico grandioso, la Porta della Carta, al Palazzo dei Dogi, ehe Pietro Lamberti aveva
appena conchiuso con lo stupendo gruppo del Giudizio di Salomone, e con il capiteho d’angolo, assieme
al socio Giovanni di Martino da Fiesoie, sottoscrivendolo con la stessa dicitura del monumento dogale di
SS. Giovanni e Paolo: «duo sotii florentini incise(runt)».
Come poteva aver infranto questo furioso ostracismo e questa tradizionale avversione Andrea del
Castagno; e perche l’infranse?
E venuto il momento di chiederselo, superando le posizioni de me stesso proposte nel 1925, e ribadite
nel libro del 1927, dedicato all’arte di Andrea Mantegna4. Allora non aveva considerato questa frana
deH’influenza toscana a Venezia, ehe il bravissimo scultore Pietro Lamberti aveva collegato per tutto
il Veneto, e specialmente a Padova e a Verona, a imprese proficue, in compagnia di inolti collaboratori
toscani, quali Antonio da Firenze, oltre al socio abituale Giovanni di Martino da Fiesoie, per dire solo
di alcuni. Oltre a una levata di scudi, basata sul gusto tradizionale, ehe le novitä prospettiche e formali
battevano in breccia decisamente, si ebbe una levata di scudi basata sugli interessi offesi.
L’ingresso del Pela, cioe di Nicolo Lamberti, e poi del figlio geniale Pietro, rimasto nel Veneto sino alla
morte, avvenuta presto, nel 1435, non piü artista di transizione come il padre, ma vivo della esperienza
di Nanni di Banco, il grandissimo caposcuola della maniera nuova, sbocciata a Firenze accanto a Masaccio,
1 H. Thode, Festschrift für Otto Benndorf, Vienna 1898.
2 A. Venturi, Storia dell’Arte italiana, vol. VII, 3, 1914, pp. 99-100. G. Frizzoni, aderi, recensendo il volume nel «Bollettino
d’Arte».
3 U. Procacci, Sulla cronologia delle opere di Masolino e di Masaccio, in «Rivista d’Arte» 1953.
4 G. Fiocco, Il rinnovamento toscano del mosaico a Venezia, in «Dedalo», luglio 1925; Id., L’arte del Mantegna, 1927, p. 87 e segg.
 
Annotationen