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DEGLI SCAVI DI ANTICHITÀ NEL TERRITORIO FALISCO
Ili
Per mezzo di tali studi ci ora stata messa sot-
tocchio quasi una serie di capitoli, nei quali la storia
della città ci si rivelava in un modo nuovo, e per al-
cuni riguardi assai completo.
Vedovasi come la città stessa, sorta da piccoli
principii sul colle, di Montarano (fig. 2 A), si fosse
poi estesa siili' altura di Vignale (ib. C) ; poi in un
maggiore e rapido ampliamento avesse occupato quasi
la metà dell'altipiano ove è costruita la città moderna
(ib. D) ; poi in un ulteriore ed ultimo ampliamento si
fosse prolungata fino al sito dell'attuale fortilizio, ove
fu scavata la fossa artificiale e formato l'argine di di-
fesa, simile all'argine di Servio sull'Esquilino (fig.2 E).
Era perciò manifesto in qual punto avrebbero dovuto
iniziarsi le indagini per lo studio della necropoli. Inco-
minciati in fatti gli scavi del sepolcreto in vicinanza
di questo antichissimo centro abitato di Montarano
(fig. 2 B), si scoprirono tombe a pozzo, ed a fossa, dalle
quali si trassero i corredi funebri riferibili all'età primi-
tiva, che dimostrano un'industria rude ed antichissima ;
quelli ove cominciava a manifestarsi la maniera più
civile, per le relazioni commerciali con altri popoli,
e quelli dove a mano a mano maggiore progresso della
industria si andava manifestando. Notavasi come gra-
datamente nelle produzioni della ceramica locale le
forme degli utensili si fossero modificate per la imita-
zione degli utensili di metallo che il commercio aveva
fatto conoscere ; ed in che modo si fosse poi arricchito
il costume dell'ornamento personale mediante gli ori e
gli argenti, ed i monili di pasta vitrea e di ambre,
apportati dai Fenici fino dall' Vili secolo avanti Cristo.
Venivasi poscia a vedere quali modificazioni maggiori si
fossero istituite mediante il commercio coi Greci, prima
con quelli delle isole dell'Arcipelago, poi con quelli
della Grecia continentale, anche pel tramite delle co-
lonie fondate nell'Italia inferiore, e specialmente per la
colonia di Cuma, che fu uno dei fari maggiori della
civiltà in tutta l'Italia di mezzo.
Di questo commercio greco ci venivano le testi-
monianze principalmente dai corredi funebri delle
tombe a camera, esplorate nel sepolcreto a nord di
Vignale (fig. 2 K), nella necropoli della Penna (fig. 2 F)
e di Valsiarosa (fig. 2 G), e nel raggio ove la necropoli
falisca si estese col maggiore ingrandimento della città.
Le quali tombe a camera presentavano pure i docu-
menti pei quali era facile argomentare intorno al
progresso che fece l'arte locale dei vasi dipinti, allor-
ché tra il IV ed il 111 secolo avanti Cristo, cessato
il commercio greco, le nostre città furono in grado di
produrre le loro stoviglie nelle proprie officine, e con
tale magistero da far quasi dimenticare la produzione
straniera.
Non dirò che i vasi di Falerii vincessero i vasi
greci per qualità di argilla e per eccellenza di arte ;
ma è prezioso per la storia il fatto a noi ora rivelato
per mozzo di questi scavi, che cioè vi fosse stata
un'arte ceramica locale, di cui nessuna memoria si
aveva prima delle nostre investigazioni.
Quest'arte ebbe vita rigogliosa e breve; e dopo
una o due generazioni di artisti, che spinsero innanzi
la loro industria imitando i prodotti delle officine della
Campania, decadde rapidamente, quando nel periodo
che precedette la distruzione della città, l'industria
dei vasi dipinti rimase abbandonata a semplici mestie-
ranti, che produssero lavori dozzinali, per le classi meno
elette della città, e per gli abitanti della campagna.
Ciò accadde nel III secolo avanti Cristo, quando si
fece strada la moda dei vasi a rilievo imitanti il
vasellame di argento, la cui produzione, per il favore
col quale vennero accolte le belle opere dei vasai ca-
leni, fu poi imitata dai vasai del territorio falisco e
del volsiniese, donde la nuova arte passò poi in Arezzo,
per essere trattata col gusto più perfetto e col magi-
stero più squisito che immaginare si possa, nelle rino-
mate figuline di M. Perennio sul finire della repubblica.
Per mezzo adunque dei corredi funebri della ne-
cropoli di Falerii, ricercati con savio sistema, ed esposti
nelle tre grandi sale del Museo di Villa Giulia, avemmo
una serie copiosa di nuovi documenti, che ci ricon-
ducono in tutti i periodi storici della città, dalle in-
dustrie primitive e rozze, fino alla manifestazione più
splendida dell'arte e della civiltà, quale si ebbe nel
III secolo prima dell'era volgare, allorché la fiamma
del genio greco, riarse luminosissima nelle città del-
l'Italia media.
Di questo splendore fanno fede i maravigliosi
oggetti dell'orificeria, le statuette di bronzo e gli
specchi graffiti, e specialmente, per la nostra Falerii,
le terrecotte ornamentali del tempio di Celle (fig. 2 H)
e del tempio dello Scasato (fig. 2 I), cui frontoni furono
abbelliti di sculture modellate con arte che non teme
confronti.
DEGLI SCAVI DI ANTICHITÀ NEL TERRITORIO FALISCO
Ili
Per mezzo di tali studi ci ora stata messa sot-
tocchio quasi una serie di capitoli, nei quali la storia
della città ci si rivelava in un modo nuovo, e per al-
cuni riguardi assai completo.
Vedovasi come la città stessa, sorta da piccoli
principii sul colle, di Montarano (fig. 2 A), si fosse
poi estesa siili' altura di Vignale (ib. C) ; poi in un
maggiore e rapido ampliamento avesse occupato quasi
la metà dell'altipiano ove è costruita la città moderna
(ib. D) ; poi in un ulteriore ed ultimo ampliamento si
fosse prolungata fino al sito dell'attuale fortilizio, ove
fu scavata la fossa artificiale e formato l'argine di di-
fesa, simile all'argine di Servio sull'Esquilino (fig.2 E).
Era perciò manifesto in qual punto avrebbero dovuto
iniziarsi le indagini per lo studio della necropoli. Inco-
minciati in fatti gli scavi del sepolcreto in vicinanza
di questo antichissimo centro abitato di Montarano
(fig. 2 B), si scoprirono tombe a pozzo, ed a fossa, dalle
quali si trassero i corredi funebri riferibili all'età primi-
tiva, che dimostrano un'industria rude ed antichissima ;
quelli ove cominciava a manifestarsi la maniera più
civile, per le relazioni commerciali con altri popoli,
e quelli dove a mano a mano maggiore progresso della
industria si andava manifestando. Notavasi come gra-
datamente nelle produzioni della ceramica locale le
forme degli utensili si fossero modificate per la imita-
zione degli utensili di metallo che il commercio aveva
fatto conoscere ; ed in che modo si fosse poi arricchito
il costume dell'ornamento personale mediante gli ori e
gli argenti, ed i monili di pasta vitrea e di ambre,
apportati dai Fenici fino dall' Vili secolo avanti Cristo.
Venivasi poscia a vedere quali modificazioni maggiori si
fossero istituite mediante il commercio coi Greci, prima
con quelli delle isole dell'Arcipelago, poi con quelli
della Grecia continentale, anche pel tramite delle co-
lonie fondate nell'Italia inferiore, e specialmente per la
colonia di Cuma, che fu uno dei fari maggiori della
civiltà in tutta l'Italia di mezzo.
Di questo commercio greco ci venivano le testi-
monianze principalmente dai corredi funebri delle
tombe a camera, esplorate nel sepolcreto a nord di
Vignale (fig. 2 K), nella necropoli della Penna (fig. 2 F)
e di Valsiarosa (fig. 2 G), e nel raggio ove la necropoli
falisca si estese col maggiore ingrandimento della città.
Le quali tombe a camera presentavano pure i docu-
menti pei quali era facile argomentare intorno al
progresso che fece l'arte locale dei vasi dipinti, allor-
ché tra il IV ed il 111 secolo avanti Cristo, cessato
il commercio greco, le nostre città furono in grado di
produrre le loro stoviglie nelle proprie officine, e con
tale magistero da far quasi dimenticare la produzione
straniera.
Non dirò che i vasi di Falerii vincessero i vasi
greci per qualità di argilla e per eccellenza di arte ;
ma è prezioso per la storia il fatto a noi ora rivelato
per mozzo di questi scavi, che cioè vi fosse stata
un'arte ceramica locale, di cui nessuna memoria si
aveva prima delle nostre investigazioni.
Quest'arte ebbe vita rigogliosa e breve; e dopo
una o due generazioni di artisti, che spinsero innanzi
la loro industria imitando i prodotti delle officine della
Campania, decadde rapidamente, quando nel periodo
che precedette la distruzione della città, l'industria
dei vasi dipinti rimase abbandonata a semplici mestie-
ranti, che produssero lavori dozzinali, per le classi meno
elette della città, e per gli abitanti della campagna.
Ciò accadde nel III secolo avanti Cristo, quando si
fece strada la moda dei vasi a rilievo imitanti il
vasellame di argento, la cui produzione, per il favore
col quale vennero accolte le belle opere dei vasai ca-
leni, fu poi imitata dai vasai del territorio falisco e
del volsiniese, donde la nuova arte passò poi in Arezzo,
per essere trattata col gusto più perfetto e col magi-
stero più squisito che immaginare si possa, nelle rino-
mate figuline di M. Perennio sul finire della repubblica.
Per mezzo adunque dei corredi funebri della ne-
cropoli di Falerii, ricercati con savio sistema, ed esposti
nelle tre grandi sale del Museo di Villa Giulia, avemmo
una serie copiosa di nuovi documenti, che ci ricon-
ducono in tutti i periodi storici della città, dalle in-
dustrie primitive e rozze, fino alla manifestazione più
splendida dell'arte e della civiltà, quale si ebbe nel
III secolo prima dell'era volgare, allorché la fiamma
del genio greco, riarse luminosissima nelle città del-
l'Italia media.
Di questo splendore fanno fede i maravigliosi
oggetti dell'orificeria, le statuette di bronzo e gli
specchi graffiti, e specialmente, per la nostra Falerii,
le terrecotte ornamentali del tempio di Celle (fig. 2 H)
e del tempio dello Scasato (fig. 2 I), cui frontoni furono
abbelliti di sculture modellate con arte che non teme
confronti.