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degli scavi di antichità nel territorio falisco

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mente fossero discese; il che rende ragione di quel
rapido incremento che le suddette città ebbero, e che
non solo è dimostrato dalla estensione delle loro ne-
cropoli, ma anche dalla uniformità di lavoro con cui
venne edificata la cerchia maggiore dei loro recinti.

Sarebbe ora da indagare se in queste città, i cui
sepolcreti cominciano con le tombe a pozzo ed a fossa,
cioè col rito della incinerazione propria degl'italici, e
con quello della inumazione che apparisce associato agli
oggetti del primitivo commercio coi popoli dell' oc-
cidente asiatico nell' Vili secolo avanti Cristo, il
grande rigoglio della vita nuova debbasi attribuire
solo al crescere dei vari rami degli italici quivi tra-
piantati, ovvero a rami di stirpi lontane, staccati da
altri ceppi, che colà contemporaneamente agli italici
si trapiantarono.

E questa tesi, che ci riavvicina al più arduo dei
problemi, cioè all'origine ed al primo comparire fra noi
della gente etnisca, non è nostro proposito di trattare.

Abbiamo avuto opinione costante che l'amministra-
zione pubblica deve esercitare l'azione sua entro certi
limiti, preparando la materia per le speculazioni dei
dotti, e non invadendo essa questo campo di ulteriori
indagini e di più alte investigazioni. L'opera nostra
deve essere simile a quella di chi prepara le materie

prime per le arti e per le industrie ; le quali materie
allora saranno perfette quando saranno raccolte da chi
abbia la piena coscienza dell'uso a cui debbano servire,
e delle applicazioni che se ne possano fare. Senza
dire che forse da questa stessa nostra opera di mo-
desta ricerca potrebbe derivare qualche vantaggio nel-
l'ordine più elevato degli studi.

Ricordo aver appreso nella scuola di Lei, che le
scienze naturali allora maggiormente progredirono,
quando, lasciate le grandi teorie e la trattazione dei più
ardui problemi, scesero nel campo pratico dell'osserva-
zione e dell'esperimento; e ricordo ciò che Ella spesso
ci ripeteva coll'autorità del sommo Galileo, cioè che
per l'utile della cultura, un solo fatto irrefutabilmente
provato, giova assai più che un gran numero di altis-
sime questioni, coordinate in un vasto sistema, a cui
il più lieve dubbio che contro si muova, faccia man-
care il fondamento.

Ci atterremo adunque alla esposizione dei dati di
fatto, trattando qui delle antichità di Monte s. Angelo
e di Narce ; e vi aggiungeremo quelle sole osservazioni
che dall'esame stesso dei fatti ci vennero suggerite.

Roma, 1° maggio 1892.

F. Barnabei.
 
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