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DEGLI SCAVI DI ANTICHITÀ NEL TERRITORIO FAL1SCO

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dell'agro volsiniese. È da notare che non sarebbero
stati adatti al bisogno massi arrotondati ed a pareti
lisce, come quelli rotolati dalle acque; perocché la
coesione di questi muri primitivi è data principalmente
dalla asprezza dei massi in contatto fra di loro.

Una volta prescelto il luogo conveniente, perchè
riuniva tutte le qualità sopra indicate, vi si costrui-
vano vari ordini di difese, a differente altezza. Le più
alte, che rappresentano il nucleo primitivo e formavano
la vera arce, erano le più robuste, come quelle nelle
quali si era cercato di avere il baluardo che servisse
di ultima resistenza. Si distinguono anche per l'argine,
che molto si eleva al di sopra del recinto.

Le difese inferiori, con le quali erano delimitate
le aree, ove si allargava l'abitato col crescere delle
famiglie, comprendevano, come è naturale, spazio mag-
giore; e questo era concentrico all'arce sovrastante, o
in comunicazione con essa a seconda della configura-
zione del terreno.

Ma in questi recinti minori più che dall'elevazione
degli argini, la difesa era formata dalla inclinazione
della scarpata, a cui probabilmente si saranno aggiunti
forse degli steccati, dei quali nessuna traccia potrebbe
oggi rimanere.

Coi dati finora raccolti non sarebbe possibile di fare
le più minute classificazioni di questi recinti per ri-
guardo al tempo a cui si debbono riferire. Nondimeno
si può con certezza dividerli in due ordini; nel più
antico, che comprende quelli che seguono l'andamento
curvilineo del terreno; e nel meno antico che è di
quelli disposti a linee rette, e che vengono a chiudersi
in un poligono irregolare.

Tanto nei recinti circolari, quanto nei poligonali
si può supporre che l'abitato fosse diviso con le linee
del cardine e del decumano ; perocché gli ingressi, per
quanto è possibile riconoscere nelle condizioni attuali
del terreno, erano orientati.

In generale tanto nell'uno, quanto nell'altro ordine
la costruzione è sempre la stessa; cioè a massi soprap-
posti senza ordine alcuno. Solo nelle opere meno an-
tiche si nota una certa stratificazione orizzontale dei
massi, ed anche la cura di mettere sulla fronte i blocchi
più voluminosi per dare alla scarpata un'inclinazione
minore.

Aggiungasi che in prossimità degli ingressi ci è
una tendenza di costruzione a piombo, mediante un

principio di spianamento nella superficie di posa, come
si può vedere nella cinta di Turona, sopra il lago di
Bolsena.

Queste condizioni si riscontrano nei luoghi di abi-
tazioni antichissime da noi scoperti nella bassa Etruria.
Ne citiamo i gruppi più prossimi, quelli cioè del cra-
tere volsiniese, quelli delle alture del Cimino, e quelli
intorno al lago sabatino.

Nel primo gruppo meritano di essere ricordati:

1. Il recinto di Torrona nella tenuta del Fag-
giolo sulV alto dell' Alfina. È di forma circolare con
due vie di accesso ad est e ad ovest, e con piccola
cinta concentrica al termine di una spianata artificiale,
che girava al piede della prima difesa.

2. Il recinto di Toiena presso s. Lorenzo Nuovo,
a nord del lago di Bolsena. Ha molto sofferto per le
opere agricole ; ma è considerevole la parte che ne ri-
mane, e che ha forma quasi circolare.

3. Il recinto di Monterado, ad est del lago vol-
siniese. ed a metà della strada per chi va da Monte-
fiascone ad Orvieto. Ha pure forma circolare, e sorge
sopra uno scoglio di basalte che domina il lago di
Bolsena, e gli altipiani dell'Alfina. Essendo il più con-
servato, è quello che vale assai meglio degli altri a
dare idea esatta di questa specie di difese. Vi sono
tuttora visibili tre ingressi, due dei quali diametral-
mente opposti, e rispondenti esattamente a nord ed a
sud, mentre l'intermedio guarda l'est. Il piano è tra-
forato con molti pozzi, che penetrano nel masso tu-
faceo ed a grande profondità.

4. Il recinto di Turona nella Macchia di s. An-
tonio presso il lago volsiniese. Ha forma quasi trian-
golare, e quindi appartiene al secondo periodo. E di-
viso internamente con linee di argini minori; e queste
arginature sono abbastanza conservate, come vedesi da
una sezione che qui se ne riproduce (fig. 7).

Del gruppo del Cimino, ove abbiamo riconosciute
parecchie di queste sedi, notiamo solo la principale,
cioè:

5. Il recinto sul culmine del Cimino, che per
un tratto della superficie è sufficientemente conser-
vato. La scarpata terminava superiormente a terra-
pieno, formato con scorie vulcaniche commiste a scaglie
minori, ed il tutto cementato con detriti finissimi.
Con uno strato di questi detriti assai fortemente bat-
tuti, era fatta la copertura ultima della difesa, come
 
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