Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
211

DEGLI SCAVI DI ANTICHITÀ NEL TERRITORIO FALISCO

212

da linee verticali di uguali borchiette e puntini, in
maniera da formare due ordini di scompartimenti
rettangolari. Nella fascia superiore, in mezzo ad ogni
rettangolo sono rilevate alternativamente borchie con-
tornate da cerchi concentrici, e lineette perpendicolari.
La bacinella è rappresentata nella tavola Vili, fig. 8,
dove è pure rappresentato il tripode che le serviva di
sostegno (ib. fig. 13). Contiene ancora gran parte di
una sostanza biancastra, probabilmente decomposizione
del cibo che vi fu posto pel viatico del defunto.

Ma finché si trattava di eseguire questi nuovi or-
nati su piatti e coppe, ed in generale su recipienti
a larghissima apertura, la cosa procedeva facilmente.
La difficoltà sarebbe stata grandissima se fosse stato
il caso di eseguirli in vasi metallici tirati da una sola

Fig. 95. 1:2

Non so se ci sieno documenti bastevoli a provare
che col nuovo procedimento tecnico degli ornati a ce-
sello ed a punzone fosse stato completamente abban-
donato il vecchio procedimento della marronella, e
fosse divenuto costante il procedimento ad inchiodatura
di lamine, onde il nuovo ornato trasse la sua origine.
Certo è che i vasi di metallo, fatti di più pezzi, ed
ornati con questo nuovo sistema, i quali ci furono re-
stituiti finora dalle tombe del territorio falisco, non
furono tutti riuniti a marronella, ma nella maggior
parte sono di lamine ricongiunte per mezzo di im-
bullettature.

Il procedimento, come abbiamo detto, era molto
più semplice e molto più sollecito. In fatti, invece
del lungo lavoro per ottenere tutto il corpo del vaso

Fig. 95 a. ì : 2

lamina, e con stretta apertura; perocché non avrebbe
potuto l'artefice penetrare coll'occhio e colla mano nel-
l'interno del recipiente, ove avrebbe dovuto imprimere
i punzoni a colpi di martello. Quindi il lavoro più
semplice era quello di formare il recipiente in più
pezzi, preparando tante lamine, anzi in origine tante
striscie di sottile lamina, e su queste imprimendo gli
ornati, poi riunendole e fermandole per mezzo di chio-
detti. La pratica nell' industria dovè poscia insegnare
a ridurre questi pezzi al numero più strettamente ne-
cessario, facendo tanto semisfere e ricongiungendole.
Ed anche in questo lavoro si mantennero gli ornati
divenuti tradizionali; quindi tante fascie o zone di
linee, divise da fascie o zone di bottoncini, ad imi-
tazione dei chiodetti che in origine servirono alla riu-
nione dei pezzi.

con una sola tiratura a martello, portandolo fino al
punto in cui vi si doveva attaccare il collo, come
negli originali di puro tipo Villanova, bastava fare
questo corpo in tante parti, quante erano quelle che,
isolatamente prese, con maggiore facilità e prestezza
si potevano eseguire. Queste parti si ricongiungevano
poi, fermandole coi chiodi.

Un esempio di questo procedimento ci è dato dal
vasetto di lamina metallica che qui riproduciamo
(fig. 95 ; cfr. tav. Vili. fig. 9). Fu trovato nella tomba 36
del sepolcreto della Petrina (fig. 3 A, tav. Ili A ;
N. XXVII, 14) cioè in una tomba a fossa con loculo,
della quale fu data la pianta nella fig. 54.

Il vaso fu composto con pochi pezzi soltanto,
come vedesi nella figura qui aggiunta, che ne rap-
presenta le commettiture (fig. Vòa). 1 chiodi ve.i fu-
 
Annotationen