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333

DEI FITTILI ISCRITTI SCOPERTI NELLA NECROPOLI DI NARCE

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infatti che la scrittura cominciava ben presto a sen-
tire l'influenza della civiltà della Campania, e della
potenza di Roma colla modificazione della P in P,
della £ in i, della $ in I (da cui la Z), che si riscon-

^2»

Fio. 171 a.

2: 3

trano nell'arcaico latino, originato dal greco-calcidico :
come pure la Y in \b, assunta ancora come nota nume-
rale. Tutto ciò dipende dalla nuova corrente di com-
mercio e di dominio, che si svolse colla decadenza di
Veii dalla parte di Roma, e per quella via, che poi
si disse Flaminia.

Alcune forme di lettere non sono ancora esenti da
qualche dubbio sulla loro corrispondenza fonetica:
molto più che nella diffusione dell'alfabeto, e nell'uso
che ne seguì, diversificarono secondo le regioni. Ciò
avvenne specialmente per le lettere doppie: e qui
pure rimane qualche incertezza sul vero valore dei
segui ffl, t, T e ^.

La EH dell'alfabeto di Narce, posta pe: una negli-
genza fra la £ e la 8, corrisponde al segno B, cioè a
quello dell'aspirata e della ry. Diviene l'errore dello scri-
vente manifesto mediante il confronto degli alfabeti di
Formello e di Cere e di Colle, dove stanno tutti due i
segui, la 3 tenendo il luogo suo, e la EH fra la v e
la o, vale a dire che corrisponde alla £, o meglio al

samech fenicio. La vediamo poi tralasciata nei vetu-
stissimi di Chiusi e della tazza del museo di Gros-
seto; nè venne mai riprodotta nelle epigrafi dell'Etruria,
come del tutto è ignota nella Grecia e nelle sue co-
lonie. Pare dunque un avanzo dell'alfabeto, che primi-
tivamente giunse nelle rive dell'Etruria, dove nell'in-
segnamento per alcun tempo si mantenne, ma che poi
non trovò nella lingua di quel popolo italico la sua
applicazione. Lo stesso fenomeno accade oggi, che
nell'alfabeto scolastico di ventiquattro lettere sono per
la nostra lingua almeno tre del tutto superfluo e come
derivazione di quello latino (').

La lettera f nella scrittura del nord della Grecia,
e delle colonie calcidiche, e dei vasi, come nel latino
ha il valore della £, mentre nell'isole dell'Egeo, e in
molte contrade della Grecia e nella Ionia quello della yK.
Alle ragioni, che si adducono nel considerare la cere-
tana e quella di Formello come una i", aggiungeremo la
corrispondenza dello stesso segno equivalente alla X
nell'arcaico latino e nel falisco, dai quali quello usato
a Narce non poteva sicuramente differire. La qual
cosa rimane confermata dalla sua seguente Y -
giacché si ritrovano tutti due i segni nella epigrafe
stessa del settimo fittile (fig. 171 a) nelle due voci : v a i-
nlaXla-aYa. Era poi indifferente scrivere tanto y
quanto -4^ sebbene tale seconda forma sia un poco
più tarda; ma il suo valore di % viene a sufficienza
accertato dalle epigrafi del nord della Grecia, e del
Peloponneso, e dell'Italia.

L'alfabeto della tazza di Narce segue l'intero ordine
greco arcaico, e non presentando mancanze, mostra che
così fu portato ed appreso. Ma quando si venne ad
adottarlo e scriverlo, si fece di meno di alcune lettere
non appropriate al suono linguistico. Furono queste,
come dalle epigrafi pervenuteci, B, B, EH, O e 0.
La D si conserva solo nell'iscrizione della tazza la
più antica, non già nelle altre posteriori, onde pare
che vi abbia predominato l'etrusco elemento. Perocché
tranne l'aspirata B (che forse non si ebbe l'occasione
di scrivere) mancano le notate lettere nell'uso presso

(') Pure in questo senso scrive il Roehl (fascript graecac
antiquiss. n. 534) parlando dell'alfabeto di Cere: Littera EH
(samech) locum suura in ordine litterarum servavit, quamquam
ei in illa scriptura nullus sonus respondebat, nani sonus £ ibi
exprimebatur littera X-
 
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