Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 13.1903

DOI Artikel:
Lanciani, Rodolfo Amedeo: Le antichità del territorio Laurentino: nella reale tenuta di Castelporziano
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9310#0099
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
185

NELLA REALE TENUTA DI CASTELPORZIANO

186

dicti... soeii promiserunt singolo anno incidere omnes
scopillos bonos ad faciendum scopas in tenimento Pa-
lochi sito in partibus Latii, et dare eisdera fratribus
tertiam partem eorum scopillorum ligatonim in dicto
tenimento » il quale fu smembrato nel 1520, con la
cessione di cinque rabbia fatta dai predetti Infessùra
ai fratelli Martinelli, come parte di dote della loro
madre Francesca

VII.

La via Severiana.

Non c' è dubbio che fino dai tempi più remoti
doveva esistere un sentiero attraverso i boschi litto-
ranei per mezzo del quale Ostia comunicava con Lau-
rento, Ardea, Invicastrum e Anzio. A questa via ac-
cenna certamente Plinio il vecchio, III, 9, nominando,
sul loro giusto ordine topografico, Ostia Colonia, op-
pidum Laurentum, Incus lovis Indigetis, amnis Nu-
micius, e Ardea. Dal quale elenco si deduce che la
via littoranea primitiva, come la severiana dei tempi
più tardi, non toccava Lavinium, perchè troppo lon-
tana dalla costa (m. 3890).

Settimio Severo, munificentissimo benefattore di
Ostia (G1L. XIV, 112, 114, 1981, 1982 etc), deve
aver ricostruita, corretta e fortificata la strada, che
da lui prese il nome, e ciò non solo nell' interesse
dei villeggianti e bagnanti della costa, ma anche in
quello del Porto ostiense, sapendosi dal codice teo-
dosiano, lib. 14, tit. 7, leg. 3, che la calce neces-
saria alla manutenzione della banchina, delle gettate
e del faro veniva da Terraciua, termine della via se-
veriana.

Ne rimangono due memorie epigrafiche: una in
Castel Fusano (ivi, n. 126), la quale ricorda come
Carino e Numeriano « pontem Laurentibus adque
Ostiensibus olim vetustate collabsum lapideum resti-
tuerunt » (il ponte sul canale dello stagno): l'altra
vista da B. Peruzzi « in Ardea città antiqua », la
quale narra come Massimino e Massimo « litus vi-
cinimi viae Severianae adsiduis maris adluentibus
fluctibus ad labem ruinae labefactatum, aggeribus ma-
rini operis a fundamentis ut periculum commeantibus

(') Scritt. Arcliiv. capii, prot. XII, c. 430 e prot. XXXIX bis,
c. 29.

abesset, extrui curarunt » (Bull, coni., tomo X, a. 1882,
p. 158; CIL. IX, 6811).

Il ricordo dei danni arrecati all'argine della strada
dalle mareggiate può sembrare strano a chi oggi la
vede correre un mezzo miglio dentro terra. Ma con-
viene ricordare che anche il muro di cinta della villa
di Plinio era spruzzato dalle onde, sul principio del
secondo secolo, mentre oggi ne dista di 1160 metri.
Ciò prova un insabbiamento medio di m. 64 per secolo.

La più antica memoria della via severiana dopo
la desolazione e l'abbandono del territorio Lauro-la-
vinate è dei tempi di Gelasio II, il quale fuggendo
da Porto invaso dai Teutonici di Enrico V, fu tolto
di peso in sulle spalle dal cardinale Ugone e por-
tato, con l'aiuto di altri pochi fedeli « ad castrimi
S. Pauli Ardeam » (vedi Lib. poni Duchesne, tomo li,
p 314 e p. 320, n. 28). Di poco posteriore è il ri-
cordo dell'agosto 1190 ap. Pertz, Mon. Germ. hist.
ss. p. 114, 115, donde Tommasetti, Ardi. Soc. rom.
si. palr., anno 1897, p. 58 « all'ingresso del Tevere
havvi una bellissima torre ma abbandonata (Bovac-
ciana). Vi sono numerose rovine di antiche muraglie
(Ostia).... al 26 di agosto il re (Riccardo-cuor-di-
leone) passò per un bosco " quod dicitur Selbedene
in quo est via marmorea ad modum pavimenti
iacta " che corre per ventiquattro miglia nel bosco,
il quale abbonda di cervi, caprioli e damoli ».

Lipsio, de magnit. lib. Ili in fine, dice di questi
luoghi « vidimus ipsi apud O^tiam et Ardeain raderà,
et per silvas illas ac vepreta quot columnae aut earum
fragmenta, cryptae, porticus et disiecta aedium mem-
bra ». Raffaele Fabretti, Disserl Acc. Corion, tomo III,
dissert. IX, p. 222, descrive la porta di Ostia « detta
del Corno ed il principio che da questa prende la
strada littorale che va verso Anzio ». I primi guasti
al suo piano selciato avvennero circa la metà del se-
colo XVIII per opera del marchese Sacchetti. « Lo
stradone di Palombara (così chiamavano il tratto che
attraversa la Pineta di Castel Fusano) in parte era
ancora selciato pochi anni sono, come le altre strade
romane, a grandi selci irregolari che si veggono di-
spersi, ed era un avanzo della detta via Severiana lit-
torale » (Fea, Viaggio, p. 71).

Anche ai tempi miei ne è stata distrutta altra
parte considerevole nelle vicinanze del Procoio di
Ostia, e nelle pianure di Campo Ascolano.
 
Annotationen