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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Taramelli, Antonio: Il Nuraghe Lugherras: presso Paulilatino
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https://doi.org/10.11588/diglit.9319#0112
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203 IL NURAGHE LUGHERRAS

corridoio d'ingresso, vanno restringendosi al sommo
con un filare di cinque grosse pietre. La chiusura
dello stretto vano lasciato da questo filare, era data
da un blocco di lava che era facilmente mobile, così
da lasciar penetrare la luce e l'aria ed uscire il fumo
dall'interno della cella. Nell'interno di questa pote-
vano trovar posto comodamente una ventina di per-
sone, anche in condizioni di abitabilità non del tutto in-
felici, come provammo noi stessi durante lo scavo,
massime quando furono sgomberati la porta ed il
corridoio d'accesso e si potè togliere la grossa pietra
che serrava la vòlta. Questa osservazione dev'essere
tenuta presente per attenuare l'impressione di tenebra
fosca e d'inabitabilità che danno le celle nuragiche
quando siano visitate senza gli opportuni lavori di
sgombero.

La cella mancava della nicchia di fronte all' in-
gresso, aveva invece le due laterali molto profonde ed
ampie, anzi quella situata nel lato destro di chi
guarda la porta presentava una specie di ripostiglio,
come è visibile dalla pianta (a). Era forse uno dei tanti
ripostigli o nascondigli che si celavano nell'interno dei
nuraghi.

La camera superiore a cui si giungeva dalla so-
pra descritta scala, ha dimensioni notevolmente più ri-
strette (m. 2,35), e sprovvista di nicchie: in origine era
coperta da vòlta ed aveva una finestra verso la fronte
del nuraghe. Dal piano di questa finestra si scendeva al
ripostiglio della consueta forma ad alveare, praticato
nella fronte e dentro la muratura del nuraghe (fig.
ed in cui ritengo che si deponessero in etàpunico-romana
le armi di ferro ex-voto, rinvenute poi disperse du-
rante lo scavo, ed in cui in età più antica si dovevano
parimente collocare materiali preziosi che si volevano
nascondere allo sguardo del profano e dell'invasore.

È probabile che al fasci amento della parte ele-
vata del cono nuragico fossero state adibite alcune
pietre che vennero rinvenute in buon numero tra il
materiale franato dall'alto del nuraghe, lavorate a
foggia di un cuneo, con la faccia esterna finamente
squadrata e lavorata alla martellina e leggermente
curva in modo da poter essere messa in opera in una
parete circolare, formando una superficie perfettamente
connessa e continua (fig. 8).

Per quanto non sia possibile dire esattamente in
quale parte dell'edificio fossero costrutte queste pietre

PRESSO PAOULATINO 204

nè quale l'aspetto dell'edifìcio o della parte dello
edificio in cui si trovavano composte, pure è evidente
che esso era di pianta circolare e forse era il coro-
namento della cella superiore. Si osservi, quanto al
riferimento di questo eccellente materiale all'età dei
nuraghi, che pietre di simile lavorazione si rinven-
nero in numero assai rilevante nello scavo del nu-
raghe Losa; anche in questo non si potè precisare nulla,
ma però è certo che anche a Losa tali pietre dovevano
far parte di un edificio circolare. Anche sull'altipiano
della Giara di Gesturi, a poca distanza dal vertice occi-
dentale dell'altipiano, dalla cosi detta Corona Arrubia,
nello interno dell'acrocoro, si ebbero i resti di un edi-
fìcio costrutto di consimile materiale e che era una cel-
letta circolare. Nella Giara di Gergei, altro altipiano
fortificato di fronte alla Giara di Gesturi, a breve di-
stanza dalla chiesetta di S. Vittoria, si ebbe un edi-
ficio costruito di pietre lavorate con la stessa dili-
genza e con lo stesso carattere, ma impiegate in un
pozzo situato a poca distanza da un miragli e e da un
recinto preistorico, e circondato esso pure da un ba-
samento di carattere e di struttura puramente nura-
gica ('). È certo adunque che tale materiale ben lavo-
rato, appartiene alla costruzione megalitica nuragica,
ed è un elemento che naturalmente attende più ampie
indagini ma che tuttavia ha grande valore, perchè
possiamo forse desumere che una parte dell'edificio
nuragico, e forse la cella superiore, avesse anche rive-
stito un carattere di maggiore dignità, in corrispon-
denza ad una destinazione sacrale, ad un dipresso come
il sacrario, il lararium situato nella parte più riposta
della vecchia casa romana, a custodia del fuoco, ed a
sede del nume tutelare della famiglia e del pago. Al
culto primitivo, mantenuto per lungo volgere di secoli,
nel monumento nuragico, sarebbe succeduto il culto
della divinità della nuova gente, insediata sull'antica
rovina, o come segno di vittoria e di conquista o come
propiziazione del nume: si avrebbe qui adunque un
esempio di quella persistenza del carattere sacro di
una determinata località, anche mutandosi la civiltà
ed i culti, di cui abbiamo le prove in ogni epoca.

L'ampliamento corrisponde ad un'epoca posteriore
della vita del nuraghe ed ha evidentemente per scopo

(*} Not. scavi, 1909, pag. 413, fig. 2. Cfr. Pettazzoni, Bull.
Pai. Hai, XXXV, pag. 159.
 
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