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269

LA NECROPOLI NEOLITICA DI MOLFETTA

270

davecchia, nel luogo segnato in C (tav. I), di una
tomba 5 descritta alquanto confusamente dal Mayer.
Sono sei grandi pietre che chiudono una fossa lunga
m. 1,43, larga da m. 0,50 a m. 0,56. In basso si
vede un'insenatura dove penetravano le gambe dello
scheletro. Uno spazio simile laterale dove stavano i
piedi, lo si vede nella fig. 16 e 17, e lo trovammo in
altre fosse. Anche questa tomba è poco profonda; essa
misura solo m. 0,35 in media dal fondo, il quale è
fatto con tre lastre piatte.

§ 6.
Craai.

Della necropoli di Molfetta possediamo due soli
crani intatti: uno rappresentato dalle fìg. 16 bis che
chiameremo cranio A, appartiene allo scheletro che
trovammo nella fossa della fig. 16; l'altro B, che forse
è il cranio di un capo della tribù, lo trovammo nella
fossa riprodotta nella fig. 4, tav. III. Come risulta
dalle figure 16 del cranio A, e dai dati numerici della
seguente tabella sono crani dolicocefali appartenenti
al tipo mediterraneo.

Misure dei Crani.

A B

Lunghezza massima........... 181 189

Larghezza massima........... 134 143

Altezza hasilo bregmatica......... 135 137

Altezza auricolo bregmatica........ 125 121

Diametro frontale minimo......... 90 90

Diametro frontale massimo......... 110 110

Diametro bimastoideo massimo....... 117 120

Diametro bizigomatieo.......... 131 135

Diametro naso basilare.......... 105 110

Diametro alveolo basilare......... 103 107

Diametro naso mentoniero......... 118 120

Diametro naso alveolare.......... 05 00

Altezza del naso. ............ 40 47

Larghezza del naso............ 26 22

Orbila, larghezza............. 40 41

Orbita, altezza............. 31 30

§ 7.

Relazioni delie tombe di Molfetta
con quelle di altre parli d'Italia.

La necropoli di Molfetta colla differente forma
delle tombe, e la svariata posizione degli scheletri,
mostra che esistevano contemporaneamente riti funebri
diversi. Anche a Remedello si notò una differenza e

secondo il Bandiei i e il Ruzzenenti la posizione distesa
sarebbe stata più comune per le donne ('). Il cattivo
stato di conservazione degli scheletri non mi ha per-
messo di verificarne il sesso.

Le tombe di Molfetta mostrano con evidenza le
relazioni di questa necropoli coi sepolcri siculi del 1°
periodo, essendo identici per le piccole dimensioni e
la forma. Il cadavere, come vedesi nella fig. 4, tav. Ili,
era sepolto accoccolato e probabilmente lo si legava
dentro pannolini o pelli in modo da farne un fagotto
ovale.

Nel mio libro Origini della civiltà mediterranea
presentai a pag. 12 la fotografia di un cadavere pro-
veniente dall'Egitto che appartiene all'età neolitica,
il quale è ancora avvolto nella tela e legato con
giunchi sottili e cordicelle come doveva piegarsi un
cadavere per chiuderlo dentro queste buche.

Se non fossero stati avvolti come un fagotto i ca-
daveri, non potevano spingersi a traverso i corridoi
stretti come ho trovato nelle tombe di Caldare.

In Sicilia l'Orsi descrisse tombe che apronsi sulle
pareti a picco di roccie alte più di 40 metri. Non
si può comprendere la sepoltura di un cadavere sciolto,
che dovevasi calare penzoloni con delle corde in modo
da farlo penetrare nella imboccatura di questi loculi;
mentre se supponiamo che fosse imballato in modo
da formare un fagotto ovolare, la cosa diviene più
semplice per la discesa lungo i fianchi di una super-
ficie perpendicolare dove, uno sceso prima colle corde
poteva atterrare il cadavere e spingerlo in fondo al
loculo. Anche in Sicilia nei paesi dove mancava la
roccia od era molto profonda, si sono fatte le fosse
ovali nella terra, circondate da grosse pietre, come
l'Orsi ha trovato dentro la città di Gela e nel predio
Jozza che pure appartengono all'età neolitica.

La fattura della tomba non ha dunque grande
importanza; il nucleo sta nella forma che si dette al
cadavere legandolo dentro pannolini o pelli in modo
da formare una massa ovale. Dobbiamo dare maggiore
importanza al contenuto e meno al recipiente (se così
è lecito esprimersi). Le forme sicule hanno nulla di
caratteristico, perchè le tombe a forno si trovano a
Sgurgola ed in altre parti del Lazio ; a Pianosa furono

O Bull.paletn. ital. XXIV, p. 106.
 
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