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LE PIETRE FUNERARIE FELSINEE

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defunto o un dèmone dovrebbero tenere in mano, in-
duce a ritenere che per qualche lieve particolare,
invece di ricorrere alla incisione di linee (briglie in-
cise nelle stele n. 138 e n. 168), si ricorresse alla
espressione disegnativa per mezzo del colore.

§ 2. / cippi.

Pochi sono i cippi rinvenuti nelle necropoli fel-
sinee; essi tuttavia presentano quattro tipi diversi.

Il primo tipo ci è offerto da un solo esemplare:
è un sasso a forma di ovo o di pigna rinvenuto nella
necropoli della Certosa n. 199 (fig. 2). Gli altri
esemplari sono tutti cippi a forma rotonda, ma diffe-
riscono tra di loro per la base. Uno n. 5 (fìg. 3)
ha la base tutta rotonda, e non molto forte è il di-
stacco tra essa base e la sfera.

Gli esemplari del terzo tipo (quattro di numero,
n. 6 (fig. 4), n. 157, n. 165 (fig. 5), n. 193) esibi-
scono la sfera nettamente distaccata dalla base qua-
drangolare; quattro teste di ariete poste negli spigoli
della base sono unite tra di loro da festoni. L'esem-
plare n. 157 è il maggiore ed ha vestigia di una
rappresentazione tutt' attorno alla superficie sferica.
Sulla cima dello esemplare n. 6 v" è una decorazione
leggermente scalpellata a spirali ad onda.

L'ultimo tipo ci è offerto da sfere incastrate per
grande parte dentro la base quadrangolare, la quale
è talora solcata tutt'attorno da un numero vario di
linee. Cinque sono gli esemplari : n. 1 (fig. 6), n. 72
(due solchi), n. 101 (un solco), n. 102 (tre solchi),
n. 129 (due solchi). L'esemplare Arnoaldi n. 101 è
il più grande.

Il cippo a forma di pigna n. 199 rammenta la
pigna che forma la parte superiore del cippo di Set-
timello, pertinente, secondo l'avviso del Milani, al se-
colo VI ('). Nel prezioso esemplare di Settimello sono
i quattro leoni rampanti che decorano gli angoli della
base, collegati insieme dalla decorazione vegetale, quei
quattro leoni che rammentano assai le stesse belve
funerarie sdraiate, poste agli angoli superiori delle
basi quadrangolari negli arcaici cippi chiusini. Tale
sintassi decorativa delle belve e delle piante si svi-

C) Not. Scavi, 1903, pp. 352-356; Durm, Baukunst der
Etrusker und Romer*, fig. 149.

luppa poi nell'altare-sepolcro romano del periodo im-
periale.

Il cippo a pigna richiama poi le caratteristiche
persistenze nell'età repubblicana dei cippi a forma di
ovo o, meglio, di pigna; esemplari di travertino ci sono
pervenuti dall' antica Preneste (Museo Vaticano) (J).
E questa forma ovoidale si ritrova nell'omphalos
(= tomba) dipinto su vasi italioti (2).

Fig. 3. — Cippo, n. 5.

I cippi bolognesi esibiscono analogie assai strin-
genti coi cippi di più svariati aspetti, che ci hanno
resi gli scavi di Orvieto (Not. Scavi, 1887, p. 344
e segg., tav. VII e VIII), di Saturnia (Not. Scavi,
1899, p. 476 e seg.), di Populonia (Not. Scavi, 1908,
p. 211), di Marzabotto (Gozzadini, Di ulteriori sco-
perte nella necropoli etrusca di Marzabotto, tav. I
e II) (3).

È noto che i cippi orvietani, i più numerosi a noi
giunti, si distinguono in piccoli e in grandi; i primi

(l) Amelung, Die Skulpturen des Valicanisehen Museums,
voi. II, tav. 11, n. 40 a, 45; vedi p. 109, p. 116 e n. 47a. Sul
simbolo della pigna si veda la bibliografia ivi raccolta a p. 109.

ia) Esempio : Mon. deWInstit., IV, tav. 48; Baumeister,
Denkm., p. 1514; Compte rendu, Atlas, 1863, tav. VI, 5;
Millin, Peintures de vases grecs, II, 68.

(3) Dennis, II, p. 42 e p. 52; Martha, p. 214; Durm, op.
cit, fig. 141. Si cfr. il cippo del Camposanto pisano (Lasinio
Raccolta di sarcofagi ecc., tav. CXLVI, 163).
 
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