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703

LE PIETRE FUNERARIE FELSINEE

704

Un senso di monotonia doveva adunque generare
la composizione di questa stele con queste figure di-
ritte, senza movimento, e male armonizzanti col curvo
contorno della pietra.

Ritengo che in questa stele fosse esibito uno schema
simile a quello che si ritrova nelle lastre ceretane già
citate del Museo Britannico, schema di cui sarebbe
propria la idea di offerta, di omaggio verso il de-
funto ('). Si ricordi anche che nelle lastre ceretane
del Louvre, tra i personaggi che si avvicinano all'al-
tare, tre hanno delle armi, cioè due impugnano l'arco
e le treccie, il terzo, esibendo analogia coi nostri
frammenti, è poggiato alla lancia. In tal caso il de-
funto sarebbe l'unica persona diretta da destra verso
sinistra.

Di peculiare in questi minuscoli frammenti sono
il berretto sul capo del supposto defunto, l'elmo a
calotta sul capo del primo guerriero. Il berretto in-
vero fa ricordare quello analogo posto sul capo del
Manes infernale nella vetusta pietra Zannoni; l'elmo
a calotta si può benissimo scambiare per un cappello
a tesa assai breve ed a cocuzzolo tondeggiante, con
quel cappello che, per esempio, portano due personaggi
nella zona inferiore del n. 10 (lato A). Tuttavia io
credo che qui si tratti di elmo, e questo deduco dallo
esatto riscontro con questa copertura del capo che
hanno i due cavalieri della prima zona della sitala
della Certosa, il cavaliere della seconda zona della
situla Arnoaldi. Tale elmo, ma trasformato per le
allargate ali e per l'allungato cocuzzolo, hanno per
esempio due cavalieri di una laminetta Baratela (Mon-
telius, I, tav. 60, 8).

Manifestamente è questo un elmo peculiare pei
guerrieri combattenti a cavallo, ed un cavaliere, un
personaggio adunque di nobile prosapia, sarei disposto
a vedere nel primo guerriero di questa stele n. 137.

Nel n. 159 (lato B, zona ultima) si hanno le parti
superiori di due figure dirette verso sinistra; una donna
con viticcio (2), un uomo, pure con viticcio a foglia
di edera e con la destra poggiata ad un bastone, a
quello stesso bastone o lituo che già osservammo nella
figura di defunto dell'arcaica stele n. 135 (tìg. 8).

(') Una scena consimile sarebbe in mia piccola stele fle-
solana del Museo di Firenze, esibente due figure di guerrieri.

(') Si cfr. le donne con viticci flnienti pure a foglia di
edera in un kyathos jonico di Monaco (Endt, op. cit., fig. 34).

Purtroppo inanca una grande parte della rappresenta-
zione: ma, dal movimento di queste due figure, dai
due ramoscelli che portano, credo che sia lecito arguire
che pure qui, come nella zona ultima del lato A
(tìg. 64) di questa medesima stele, fosse esibita una
scena di offerta alla persona defunta eroicizzata, o, se
vogliamo evitare la ripetizione di un unico concetto
sulla medesima pietra, un residuo di una compendiosa
rappresentanza di una processione funebre.

Rimane da esaminare ciò che è rimasto della se-
conda zona dell'arcaica stele n. 175 (fig. 60). Già si è
notato pagine addietro (Cap. VII, § 3) l'avanzo visibile
di un tripode a sinistra ; esso tripode potrebbe costituire
un indizio di sacro contenuto per questa zona figurata;
ma enigmatico mi riesce l'oggetto accanto, l'asta cioè
con una specie di targhetta rettangolare. E chiara
non è certo l'azione del personaggio rimasto in parto
e che presuppone la esistenza di un'altra figura. Dato
il movimento di questo personaggio, si potrebbe sup-
porre che fosse qui esibito uno schema di pugilato;
ma la mano destra appare stringere qualche cosa che
si allarga e si confonde poi con la parte mediana del
corpo. Sarebbe un corto bastone allargantesi a spa-
tola, come presso il Manes infernale della pietra Zan-
noni o presso il soprastante del pugilato nella zona
ultima della stele n. 10, lato A? Oppure ciò che è
impugnato nella mano destra costituirebbe un lembo
del corto grembiule che è, per esempio, nella figura
di danzatore della tomba dei Vasi dipinti, e sarebbe
rappresentato qui un danzatore e sarebbe mancante
la figura della danzatrice? Ma queste ipotesi, che con-
fesso essere malsicure, non bene si adatterebbero poi
col significato sacrale che dobbiamo annettere al tri-
pode espresso a sinistra. In tal modo il contenuto di
questa mutila seconda zona della stele n. 175 costi-
tuisce per me una incognita.

Nello spessore della tarda stele n. 43 (Memorie
dei Lincei, 1885, t. II) sono due riquadri contenenti
ciascuno due imberbi figure ammantate. Chiara è la
loro derivazione da prodotti ceramici attici della se-
conda metà del secolo V, dalle ovvie Mantclfiquren
che adornano i lati posteriori di crateri, di anfore,
di kelebai. Quale sia la loro azione, quale il concetto
da loro espresso sulla nostra stele, non appare chiaro.
Esse figure, così io credo, hanno forse un mero va-
lore decorativo e sono indice della tarda età della
 
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