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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Orsi, Paolo: Di una anonima città siculo-greca: a Monte S. Mauro presso Caltagirone
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https://doi.org/10.11588/diglit.9319#0386
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DI DNA ANONIMA CITTÀ SICULO-GRECA ECC.

732

alle creste spezzate di ponente, esso domina di fianco
tutta la conca, e le circostanti catene dei monti herei
d'oriente.

Analogo per forma e struttura, e dal precedente
diviso per la cosiddetta Portella di S. Mauro, è pure
il colle 5; alla sua volta diviso dall'Acropoli per una
profonda ed alquanto ampia apertura. Nel soprassuolo
non scarseggiano gli avanzi fìttili ed ebbi notizia,
non so se esatta, di un bacile di bronzo decorato al
labbro di una diecina di figurine sbalzate, rinvenuto
anni addietro e fatto in pezzi da inconscienti fanciulli.
Ivi stesso raccolsi la bella palmetta ionica tav. VII,
fig. 1 ; essa mi indusse dapprima nel sospetto che
qui pure esistesse un tempietto, ma parecchi giorni
di scavo condotto in punti diversi non mi diedero il
menomo frammento di altre terrecotte architettoniche.
Credo quindi che quel prezioso frammento sia stato
qui portato per trastullo da ragazzi, e che provenga
dall'opposto colle sacro che dista un due tiri di fucile.
Invece in questa località segnalai copiosi avanzi di
doli, di tegoloni, di piccola ceramica greca dei se-
coli VI-V, e qualche tratto di muro a piccolo pez-
zame, legato con fango, pertinente a casette greche
rettangolari, le quali sono più frequenti sul versante
meridionale, dove, lungo la ruotabile, qualche avanzo
ne è tuttora visibile. Ritornato sul posto una seconda
volta nel 1905 ripetei le osservazioni sul terreno zap-
pato di fresco, che apparve ricco di detriti fittili or-
dinari del sec. VI, spettanti a tegole, grandi piatti,
doli, piramidette fittili, e pezzi di macine testudinate
in basalte. L'insieme di questi dati ci autorizza a
collocare su questo colle un gruppo di povere abita-
zioni del sec. VI e dei primi del V.

Il colle n. 3 è il più importante dell' intera re-
gione, per le reliquie che accoglie, e per le fattevi
scoperte che descriverò diffusamente più avanti. Lungo,
stretto, ed alto m. 566, si divide in due parti: la
vetta NE, a quanto sembra parzialmente cinta di
muro, e destinata soltanto alla dimora del principe
e del suo seguito; e l'altra più ristretta, nella quale
sorgevano pure capanne. Una bocchetta netta ed in-
cassata lo divideva del contiguo colle 4, detto Piano
della Fiera, conferendo col rampante erto dei suoi
fianchi una grande sicurezza a questo che era non
solo il centro dominante di tutta la cittadina dai
cinque colli, ma anche dell' intero paese circostante,

colle cui borgate sicule agevolmente si comunicava
mediante fumate di giorno, e con grandi fuochi nella
notte. L'epiteto di Anactoron che io ho dato ad esso è
giustificato non solo dalla sua posizione centrale, ma
altresì dalle scoperte che esamineremo.

Viene per ultimo il colle 4, la cui parte supe-
riore, denominata Piano della Fiera, si sviluppa con
lieve digradazione in un secondo piano, della lunghezza
complessiva di buon km. La punta meridionale di
questo s'arresta sul ciglio di altissime balze franose,
donde la vista spazia a grande distanza sulla costa
gelese da M. Lungo a Camarina e Caucana. Nella
parte più alta tegolami e cocci affiorano sul suolo ri-
vangato per le magre colture ; ma non un solo fram-
mento architettonico vi raccolsi nelle frequenti visite
fatte da me e dai miei operai. Invece nella spianata
più bassa ho segnalato ed anche raccolto tracce ed
avanzi della industria litica ; e presso la piccola casa
rurale colà esistente ho notato le reliquie di un po-
vero abitato bizantino, con fondamenta di casupole,
entro le quali i caratteristici coppi pettinati ; osservai
ancora una cisterna conica piena di terra ed avanzi
di una tubulatura in cotto.

Al Piano della Fiera si rannodano paurose e fan-
tastiche leggende di tesori custoditi da formidabili
guerrieri ; ciò spinge sovente i villani ed eseguire
scavi infruttuosi. Una fattucchiera, che si vantava di
poter svincolare il tesoro dai suoi temuti custodi, fece
compiere, tra 1904 05, da una dozzina di contadini
una grande escavazione che io vidi in quel sito.

La cerchia di alti colli, che nettamente separati
l'uno dall'altro per tre bocchette, cingono la tiepida
conca di S. Mauro, conferiscono ad essa anche nel
pieno inverno una temperatura mite e piacevole, mentre
le vette circostanti sono flagellate dall'aquilone e dal
nevischio. E non senza fondamento io sospetto, che,
come nella sicula città di Monte Bubbonia, ed in
parecchie delle cretesi, vi aveva un palazzo d'inverno
ed uno di estate, anche a S. Mauro una seconda e
forse più comoda dimora del principe localo, si tro-
vasse nella zona mediana della conca, che intorno
alla fattoria Ventimiglia si apre in una pianura tepida
ed ubertosa.

Disgraziatamente se molta roba si è trovata da
circa un secolo nella dissodazione del terreno e nel-
l'impianto delle vigne, quasi tutto andò disperso, e
 
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