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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Orsi, Paolo: Di una anonima città siculo-greca: a Monte S. Mauro presso Caltagirone
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https://doi.org/10.11588/diglit.9319#0387
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733

DI UNA ANONIMA CITTÀ SICULO-GRECA ECC.

734

difettiamo per giunta di buone relazioni. Quelle bre-
'issime del barone Perticone hanno ben poco valore,
ma assai più valeva la sua raccolta donata alla città,
e tumultuariamente dispersa nell'incendio del 1903.
Unico sussidio pertanto l'esame di quel poco che an-
cora è qua e là conservato ed il prodotto sistema-
tico di tre mie brevi campagne di scavo.

Dalla zona media pianeggiante si scende di nuovo
per erti pendii, ben alberati, coltivati e solcati da
rigagnoli, ad un' altra terrazza che si stende alla
quota di m. 130-140, denominata S. Mauro Sotto;
qui, intorno alla casetta Fanales io riconobbi le re-
liquie di un villaggio bizantino, e vi esplorai quel
tanto che ancora rimaneva intatto di una necropoli
del secolo VI-VII.

Delineata così nei suoi caratteri tisici la piccola
regione, oggetto delle nostre ricerche, accennato di volo
agli avanzi che essa racchiude, esamineremo ora in
ordine cronologico e stratigrafico le scoperte in essa
avvenute, dando, come è naturale, la preferenza a
quelle derivate dalle mie brevi campagne del 1903-
1904-905.

IL

GLI AVANZI PBEELLENICI.

I colli di S. Mauro ben per tempo vennero occu-
pati da genti preistoriche, poiché le loro vette offri-
vano una posizione sicura, dominante le circostanti valli
ove si esercitava la coltura ed il pascolo ; mentre la
piccola conca, ben riparata e provvista di buone acque
era propizia a speciali colture ed a secondari gruppi
di abitazioni posti sotto la protezione delle colline. È
superfluo indagare in quale epoca tali genti siensi
lassopra installate, se cioè nel puro neolitico od in
un momento successivo; chè delle fasi preelleniche
più antiche non possediamo sin qui, che deboli traccie.
Io penso che deboli gruppi di capanne si adagiassero
in parte nei ripiani della conca; ma in maggior nu-
mero sulle teste dei colli, ed in particolare sull'ampia
spianata di Pian della Fiera. La mancanza però di
terre profonde ed il continuo rimaneggiamento, per
ragion della semina, del lieve mantello di humus

spiega come ogni traccia delle deboli ed effimere co-
struzioni sia scomparsa, e come sieno stati cancellati
anche i fondi dall'annuale rimescolamento del suolo.
Nè meno mi sorprende la assoluta mancanza di se-
polcri ; o per essere più esatto, l'impossibilità di rin-
tracciarli. Anche qui il fatto geologico spiega il fe-
nomeno archeologico. La speciale struttura litica non
che la configurazione dei colli obliterava facilmente
le cellette funebri che solo nelle balze di nord-ovest
poterono aprirsi, e che andarono o di&trutte ed obli-
terate sotto i franamenti secolari ; se S. Mauro avesse
delle formazioni a calcari compatti, si conservereb-
bero ancora oggi centinaia di sepolcri a fenestra nel
ridosso che sovrasta alla vallata del Signore.

In ogni modo le maggiori traccie preelleniche si
ebbero sull'alto dei colli dove non alberi, non colture
intensive, ed il suolo appena superficialmente raschiato;
nella conca invece, da circa un secolo profondamente
rimaneggiata, solo qualche pezzo sporadico. Scarse ma
di remota data le reliquie preistoriche sul Piano della
Fiera e particolarmente nella parte sud-sud-ovest di
esso; sono selci parte lavorate, parte di rifiuto che
vi raccolsi sporadiche in diverse escursioni. Da notare
in particolare : una grande ascia basaltica ed una
minore; un grosso ciottolo globare di pura selce,
diam. cm. 6 '/2, adibito come percussore, o come ma-
cinello, del che mostra le traccie alla perifeiia; un
« Cardium edule » ; alcuni coltelli ; tre rozze cuspidi
in piromaca, due piccoli raschiatoi, una pallina di
quarzite e molte scheggie di rifiuto.

Due altre piccole accette in basalto derivano dal
podere di Gius. Franco sulla falda meridionale del
colle n. 3; qualche altro esemplare fu dame acqui-
stato colla indicazione generica di M. S. Mauro.

Sulla collina n. 3 raccolsi un boccaletto di rozzo
impasto (fig. 1), che ritengo del 2° periodo, e due
fuseruole fittili decorate a stecca profonda di denti
di lupo (fig. 1), da riferirsi al 2°-3° periodo. Nello
stesso sito anche la metà di una forma da fondere
in arenaria (nini. 73 X 42 X 35), nella cui faccia
buona io riconosco la impronta per cavarne un pu-
gualetto a codolo, in bronzo (fig. 2).

Che sui colli di S. Mauro si esercitasse nell'epoca
Sicilia anche l'arte del fonditore, oltre che dallo stampo
anzidetto, si desume da due gruppi di rifiuti e sba-
vature di fonderia. Il primo deriva dalla cresta del
 
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