829
di una anonima città stculo-greca ecc.
830
posizione il fregetto colla danza risponda in qualche
guisa al fregetto dei vasi, sovrapposto sulle spalle alla
scena principale che si svolge sul ventre. Abbiamo
pertanto nel rilievo la stessa sintassi ornamentale delle
pitture vascolari calcidesi, dalie quali se la scoltura
non deriva è però sincrona, ed informata allo stesso
gusto.
Ma la scena principale, con carattere araldico, è
data dalle due sfingi accosciate, opposte e divise da
una doppia palmetta ionica. Sa questo Wappenstil
ha già scritto a lungo il Curtius, e rappresentanze
analoghe, più o meno variate, noi troviamo su vasi,
bronzi, avori, scolture del ciclo dell'arte orientaliz-
zante. Io cito qualche esempio saliente per dimostrare
soltanto, come codesto gusto e codesta decorazione fos-
sero di origine greco-orientale, cioè calcidese. Nei
vasi le sfingi sono altrettanto, anzi più, frequenti,
delle danze bacchiche; accosciate ed affrontate, colla
doppia palmetta a giragli nel mezzo, le vediamo in
una brocca ed in una anfora corinzie del Louvre
(Pottier, Louvre, A. 438, E. 728), in un'anfora nico-
stenica dello stesso Museo (ibidem, E. 107), in piedi
in un boccale corinzio (ibidem, A. 474), ed in un
orlo di ni&og a rilievi di Megara Hybl. (Orsi, Megara
Bybl., col. 78, ecc.). Di grande peso è il fatto che anche
taluni dei sarcofaghi di Cìazomene recano nella faccia
principale il motivo araldico delle palmette com-
binate a fiori di loto fra due sfingi sedute (')• Motivo
che si ripete anche sopra un anfora clazomenia (*).
In fatto poi di scolture cito quelle del tempio di Assos
ed il timpano di una tomba licia di Pavaya (3), per
limitarmi ad un ambiente puramente asiatico. Il Ghi-
rardini ha anche notato i punti di contatto della no-
stra scoltura colla metopa selinuntina della sfinge,
alla quale la caltagironese sta molto avanti per bel-
lezza di disegno come per bontà di esecuzione. E
potrei allargare di molto il campo dei confronti, se
lo ritenessi necessario. Tutto ciò appartiene a quel
periodo (sec. VII-VI) in cui l'arte greca era pervasa
ed impregnata di quegli elementi orientali, che i Greci
(') Dugas, Bull. Corr. ffell. 1910, p. 473, tav. XII;
Walters, Ilist. anc. pottery I, tav. XXVII; Prinz, Funde aus
Naukratis, p. 43.
(a) Kjellberg in Antike Denkmaeler, II, tav. LIV, 2, 3.
(a) Reinach S., Repertoire de veliefs grecs et rom., pp. 5,
19; 6, 19; 489, 1-2.
dell'Asia e delle isole, parte per via del commercio,
parte con correnti artistiche, ed anche con nuclei di
profughi, trasmisero ai loro fratelli d'occidente.
Le sfingi sono un elemento ornamentale generico
e simbolico, ma esse appaiono sovente anche sopra i
sepolcri (') ; ed anche perciò non è inverosimile che
la nostra pietra appartenesse alla decorazione di un
ragguardevole sepolcro. La partizione in due campi,
grande e piccolo, che, come ho detto, risente della
pittura vascolare, occorre su stelai arcaicissime, come
quelle di Doryleja, di Syme, di Atene (2), ecc., che
pure presentano il carattere del rilievo piatto, e che
lontanamente, sebbene con altro sentimento e con altro
gusto, preludiano alle stelai attiche.
Il soggetto e la composizione della scoltura, la
cura minuziosa con cui sono trattate le sfingi ed i
particolari della chioma e delle ali, nonché i tratti
delicati del volto, m'inducono a vedere in questo ri-
lievo l'opera di un artista ionio, non inverosimile a
S. Mauro, dove due correnti politiche, commerciali ed
artistiche, si contendevano il dominio di una posi-
zione, che aveva alto valore militare, politico e com-
merciale. E dove si trovi difficoltà ad ammettere la
presenza di uno scultore ionio sulla montagna di
S. Mauro, nulla impedisce di credere che il rilievo
vi sia stato portato bello e finito da uno dei non lon-
tani centri calcidesi di Leontinoi o di Catana.
F) Le iscrizioni arcaiche in bronzo.
Le preziose lamine con iscrizione arcaica opisto-
grafa e bustrofedica ci sono pervenute in condizioni
miserande, cioè ridotte in una quantità di frammenti
e frammentini, che con un paziente lavoro di ricom-
posizione ho ridotto a sette maggiori, due medii, tre
minimi, che pubblico in fac-simile, più una dozzina
di frustrili, assolutamente inutilizzabili. Circa le con-
dizioni della scoperta mi richiamo a quanto ho detto
alle pag. precedenti.
(') Fonti principali : Bamneister, Denkmaeler, III, p. 1689;
Couve, in Bull. Corr. Bell., 1894, p. 316 e segg. ; Athenische
Mittheil., 1879, p.45; Perrot, Histoire, voi. VIII, p. 326 e se-
guenti, ecc.
(8) Athenische Mittheil, 1907, p. 514 e segg.
di una anonima città stculo-greca ecc.
830
posizione il fregetto colla danza risponda in qualche
guisa al fregetto dei vasi, sovrapposto sulle spalle alla
scena principale che si svolge sul ventre. Abbiamo
pertanto nel rilievo la stessa sintassi ornamentale delle
pitture vascolari calcidesi, dalie quali se la scoltura
non deriva è però sincrona, ed informata allo stesso
gusto.
Ma la scena principale, con carattere araldico, è
data dalle due sfingi accosciate, opposte e divise da
una doppia palmetta ionica. Sa questo Wappenstil
ha già scritto a lungo il Curtius, e rappresentanze
analoghe, più o meno variate, noi troviamo su vasi,
bronzi, avori, scolture del ciclo dell'arte orientaliz-
zante. Io cito qualche esempio saliente per dimostrare
soltanto, come codesto gusto e codesta decorazione fos-
sero di origine greco-orientale, cioè calcidese. Nei
vasi le sfingi sono altrettanto, anzi più, frequenti,
delle danze bacchiche; accosciate ed affrontate, colla
doppia palmetta a giragli nel mezzo, le vediamo in
una brocca ed in una anfora corinzie del Louvre
(Pottier, Louvre, A. 438, E. 728), in un'anfora nico-
stenica dello stesso Museo (ibidem, E. 107), in piedi
in un boccale corinzio (ibidem, A. 474), ed in un
orlo di ni&og a rilievi di Megara Hybl. (Orsi, Megara
Bybl., col. 78, ecc.). Di grande peso è il fatto che anche
taluni dei sarcofaghi di Cìazomene recano nella faccia
principale il motivo araldico delle palmette com-
binate a fiori di loto fra due sfingi sedute (')• Motivo
che si ripete anche sopra un anfora clazomenia (*).
In fatto poi di scolture cito quelle del tempio di Assos
ed il timpano di una tomba licia di Pavaya (3), per
limitarmi ad un ambiente puramente asiatico. Il Ghi-
rardini ha anche notato i punti di contatto della no-
stra scoltura colla metopa selinuntina della sfinge,
alla quale la caltagironese sta molto avanti per bel-
lezza di disegno come per bontà di esecuzione. E
potrei allargare di molto il campo dei confronti, se
lo ritenessi necessario. Tutto ciò appartiene a quel
periodo (sec. VII-VI) in cui l'arte greca era pervasa
ed impregnata di quegli elementi orientali, che i Greci
(') Dugas, Bull. Corr. ffell. 1910, p. 473, tav. XII;
Walters, Ilist. anc. pottery I, tav. XXVII; Prinz, Funde aus
Naukratis, p. 43.
(a) Kjellberg in Antike Denkmaeler, II, tav. LIV, 2, 3.
(a) Reinach S., Repertoire de veliefs grecs et rom., pp. 5,
19; 6, 19; 489, 1-2.
dell'Asia e delle isole, parte per via del commercio,
parte con correnti artistiche, ed anche con nuclei di
profughi, trasmisero ai loro fratelli d'occidente.
Le sfingi sono un elemento ornamentale generico
e simbolico, ma esse appaiono sovente anche sopra i
sepolcri (') ; ed anche perciò non è inverosimile che
la nostra pietra appartenesse alla decorazione di un
ragguardevole sepolcro. La partizione in due campi,
grande e piccolo, che, come ho detto, risente della
pittura vascolare, occorre su stelai arcaicissime, come
quelle di Doryleja, di Syme, di Atene (2), ecc., che
pure presentano il carattere del rilievo piatto, e che
lontanamente, sebbene con altro sentimento e con altro
gusto, preludiano alle stelai attiche.
Il soggetto e la composizione della scoltura, la
cura minuziosa con cui sono trattate le sfingi ed i
particolari della chioma e delle ali, nonché i tratti
delicati del volto, m'inducono a vedere in questo ri-
lievo l'opera di un artista ionio, non inverosimile a
S. Mauro, dove due correnti politiche, commerciali ed
artistiche, si contendevano il dominio di una posi-
zione, che aveva alto valore militare, politico e com-
merciale. E dove si trovi difficoltà ad ammettere la
presenza di uno scultore ionio sulla montagna di
S. Mauro, nulla impedisce di credere che il rilievo
vi sia stato portato bello e finito da uno dei non lon-
tani centri calcidesi di Leontinoi o di Catana.
F) Le iscrizioni arcaiche in bronzo.
Le preziose lamine con iscrizione arcaica opisto-
grafa e bustrofedica ci sono pervenute in condizioni
miserande, cioè ridotte in una quantità di frammenti
e frammentini, che con un paziente lavoro di ricom-
posizione ho ridotto a sette maggiori, due medii, tre
minimi, che pubblico in fac-simile, più una dozzina
di frustrili, assolutamente inutilizzabili. Circa le con-
dizioni della scoperta mi richiamo a quanto ho detto
alle pag. precedenti.
(') Fonti principali : Bamneister, Denkmaeler, III, p. 1689;
Couve, in Bull. Corr. Bell., 1894, p. 316 e segg. ; Athenische
Mittheil., 1879, p.45; Perrot, Histoire, voi. VIII, p. 326 e se-
guenti, ecc.
(8) Athenische Mittheil, 1907, p. 514 e segg.