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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Galli, Edoardo: Avanzi di mura e vestigia di antichi monumenti sacri: sull'acropoli di Fiesole
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https://doi.org/10.11588/diglit.9319#0476
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g91 AVANZI DI

È probabile che fosse collocato sopra un rnuric-
ciuolo circolare innalzato come parapetto intorno al-
l'orifizio della cisterna, e che avrà avuto l'altezza di
un metro (')• Per attingere acqua dalla cisterna (2),
si faceva discendere la secchia attraverso il foro cir-
colare che fu all' uopo praticato nel mezzo del lastrone,
poi, senza avere il fastidio di riempire le idrie e gli
altri vasi direttamente con l'acqua della secchia, come
in generale si usa anche oggi, si ponevano i recipienti
sotto il canaletto incavato ad un'estremità del coper-
chio, e si versava l'acqua attinta su di questo: l'in-
cavo del canaletto, un po' inclinato, aveva la pen-
denza sufficiente per farla scorrere prima che essa
superasse i margini del lastrone.

In questa maniera molto pratica si potevano riem-
pire i vasi sollecitamente e senza dispersione di acqua.
Oltre a ciò la secchia, cadendo a perpendicolo dal
detto foro circolaro, evitava di sbatacchiare sulle pa-
reti, che altrimenti avrebbero potuto scrostarsi e in-
quinar l'acqua. Date poi le dimensioni di quel foro,
la secchia adoperata per attinger l'acqaa doveva
essere più tosto piccola. Inoltre il suo discendere e
risalire sarà stato forse agevolato da una puleggia,
come farebbero supporrre due piccoli incavi rettan-
golari, uno opposto all'altro, che si riscontrano nella
faccia interna dell'orlo del foro circolare, nei quali
potevano essere infisse le estremità di un archetto
di metallo, dalla cui sommità pendeva la detta pu-
leggia. Così si saranno evitate scosse alla secchia
che risaliva piena, e la corda o la catena a cui era
assicurata, non urtando alle pareti, non lasciò infatti
alcun solco sulla faccia interna dell'apertura.

La giacitura nella cisterna di questi materiali di
maggiore interesso si presta ad alcune considerazioni
che credo opportuno di esporre subito.

I vari pezzi del lastrone-coperchio furono rinve-
nuti, secondo la dichiarazione dei frati, nello strato
più alto della colmata, a circa un metro dall'ori-
fizio esterno, mentre i parallelepipedi, i pezzi di co-
lonne e anche il rocchio più grosso furono estratti

(1) Il parapetto del pozzo sacro della Dea Nortia a Boi-
sena èva alto m. 0,80. (v. E. Gàbrici, Mon. Aut. dei Lincei,
anno 190G, voi. XVI, p. 186).

(2) Credo opportuno di dire fin d'ora, rimettendone a più
innanzi la dimostrazione, che si tratta di ima vera e propria
conserva di acqua, e non di una favissa di un tempio o di
un pozzo sacro.

MURA ECC. 892

da notevole profondità. Questo rocchio più grosso, anzi
addirittura colossale, fu trovato ritto a (5 metri circa
dalla bocca, al punto cioè in cui erano giunti i frati
il 17 luglio 1907. È evidente che questi pezzi non
poterono passare attraverso l'apertura centrale del co-
perchio, dato che questo era al suo posto al momento
della colmatura, perchè i loro diametri sono maggiori ;
nè si può pensare che essi tennero un'altra strada
per penetrare nella cisterna, perchè, pure ammessa
l'esistenza probabile di sfaldature della bocca ai lati
del coperchio, le fessure da esse prodotte non potevano
essere così capaci da lasciar passare quei materiali.
Bisogna supporre quindi che il coperchio, ancora in-
tero, si trovasse lontano dalla cisterna al momento
della colmatura, perchè forse adibito ad altro uso, e che
in seguito vi fosse buttato come a suggello di essa.
È strano però che non si sia seguito un procedimento
più naturale e più spiegabile, cioè quello di inco-
minciare a buttare nella cisterna gli oggetti ad essa
più vicini, e primi fra tutti il coperchio stesso e i
materiali derivanti dalla demolizione del muricciuolo-
parapetto.

L'ordine e il carattere tumultuario della colma-
tura, che tradisce la fretta di coloro che l'operarono,
non permettono di pensare ad ogni modo che il detto
coperchio fosse allontanato di proposito dall'orifizio
della cisterna, per esservi precipitato poi quando essa
fu quasi del tutto ostruita.

*

Ripresa, come ho detto più sopra, il 1° giugno
del 1908 l'opera di vuotatura dell'antica cisterna
tìesolana per cura della Soprintendenza degli scavi
d'Etrura, ho potuto rendermi esatto conto della natura
e della qualità di tutto il copiosissimo materiale che
fu impiegato per ostruirla.

I sassi lavorati e le piccole bozze di pietra serena
continuarono a trovarsi ininterrottamente fino in fondo
e in grande quantità, tantoché si venne formando
con essi una grande macia intorno alla bocca della
cisterna, del volume approssimativo di una trentina
di metri cubi. Le bozzette squadrate da tutte le
facce hanno per lo più forma rettangolare, e appaiono
qua e là corrose e arrotondate come se fossero rimaste
esposte per lungo tempo alle intemperie. Molte sono
arrossite o sgretolate per azione del fuoco, altre por-
 
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