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CAVERNETTE E RIPARI PREISTORICI NELL'AGRO FALISCO

112

Furono tratte non da lame, ma da robuste schegge,
come per le cuspidi musteriane, alle quali in parte si
ravvicinano, con faccia inferiore di stacco un po' con-
cava che mostra alla base il bulbo di percussione.
Ma il ritocco eseguito esclusivamente su una faccia,
alla punta, nei nostri esemplari è accuratissimo e di
pura tecnica neolitica: inoltre son provvisti di cran
ben marcato. Sono certamente oggetti neolitici, benché
si distacchino dai tipi consueti.

È noto che le punte a mano dette a dente di
squalo, considerate oggi dal Rutot come speciali ra-
schiatoi, si erano raccolte altre volte nelle alluvioni
di Orte e si erano ritenute come musteriane. Per
vero, alcuni di quegli esemplari possono ravvicinarsi
a quelli tipici di Moustier, ma per altri, della stessa
località e certo legati ai precedenti, già il Colini
aveva avvertito che non risalgono al di là dei tempi
attuali, come dimostra la maniera del ritocco. La
stessa osservazione aveva fatto Concezio Rosa per
queste fogge così comuni nei fondi di capanna del
Abruzzo teramano, e il copioso materiale che se ne
conserva nel Preistorico di Roma agevola il diretto
confronto con gli esemplari di Orte

Di Orte, il Preistorico conserva inoltre un coltello
aguzzato piano-convesso, accuratamente ritoccato alla
punta e parzialmente ai lati, identico a quelli usciti
dai ripari di cui ci siamo occupati.

Soprattutto è notevole una grande lama arcuata,
stretta, di selce rossa, raccolta dal marchese Eroli in
contrada Faicchio. Questo tipo è diffuso nella regione
laziale in genere ed un bell'esemplare, raccolto a
Castel S. Elia è presentato dalla fig. 10. Queste
lame sono di selce rossa, non sono aguzzate, ma pre-
sentano ad una delle estremità che inferiormente reca
il bulbo, la faccia opposta con scarso ritocco per smus-
sarla.

Queste grandi lame arcuate, talora assai sottili,
tagliate con insuperabile maestria, son comuni nel-
l'Italia meridionale, e per citare solo qualche esempio
di quelle meno lontane, conservate nel Preistorico, ne
ricordiamo di Frosinone, di Nocera Umbra, della Ma-
remma toscana, di Campobasso, di Morcone (Bene-
vento) e soprattutto magnifiche di Barletta. Se ne

rinvennero in Roma stessa a Castro Pretorio e sul-
l'Esquilino, e si conservano nel predetto Museo.

Queste grandi lame appartengono all'età eneolitica,
e nella mia classificazione per le armi di selce scheg-
giate, le considerai quali un tipo distinto dai veri
pugnali stiloidi. che non sono arcuati, sono sempre
aguzzi ed hanno un esteso accuratissimo ritocco uni-
facciale (').

Si posseggono invero esemplari che debbono con-
siderarsi come abbozzi di pugnali stiloidi, che fanno
meglio comprendere la differenza tra i due tipi am-
messi, per quanto tra loro legati. Tale, quello con-
servato nel Preistorico di Roma, proveniente da Boiano
in prov. di Campobasso (n. 6666) lungo ben 215 mm.,
che presenta solo un principio di ritocco alla metà
dei lati. In tali casi è evidente che il lavoro restò
sospeso, poiché l'artefice che aveva saputo tagliare
simili cospicui saggi non poteva ignorare l'arte del
ritocco benché esso non appaia su questi esemplari.
Che si tratti di abbozzi lo confermano altri esem-
plari tagliati alla brava che mostrano il profilo di
taluni pugnali stiloidi, ma eccessivamente massicci
e senza traccia di ritocco, di Venafro (Campobasso)
conservati nel Preistorico (nn. 6624-5).

L'industria delle grandi lame e dei pugnali sti-
loidi presso di noi corrisponde a quella magnifica del
Grand-Pressigny per la Francia, che fu per quelle re-
gioni anche oggetto di largo commercio al finire del-
l'età della pietra.

/tignano Flaminio. — D. Carderi predetto, di Mor-
lupo, rinveniva due cuspidi in vocabolo Granciari ; sono
di piromaca rossiccia, peduncolate, l'una piccola fo-
liacea, l'altra triangolare più svelta.

Soratte. — Le pendici del Soratte hanno dato un
perfetto pugnale triangolare a largo codolo, con base
attondata, smussata da una scheggiatura posteriore,
che si conserva nel Preistorico, ed è rappresentato
dalla fig. 12. È di silice color rosso-epatico, macchiata.
È analogo ad altri usciti dalle tombe eneolitiche.

Calcata. — Più volte sono state trovate cuspidi
silicee nelle località Vallenocchia e Pizzapiedi. Ro-
mano Angelini ne ha rinvenute due a Pizzapiedi pedu-

(') Colini, Scop. archeolog. del dott. Rosa, etc. : pag. 98 estr.

(!) Rollini, Essai etc, loc. cit., classo II, tipo cS, fornirne
tenues et arcuatole; classe IV, tipo 9, pugiunculi stiliformes.
 
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